Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 21 Domenica calendario

LA SCHEDA BIANCA DI ALESSANDRA. SE LA POLITICA E’ (DOLCE) PARRICIDIO

La disfatta politica e umana di Bersani contempla anche un parricidio simbolico, uno psicodramma luttuoso: Ale, la fedele Alessandra Moretti, il volto nuovo e accattivante della Nuova Era Bersaniana, è stata la prima a non rispettare gli ordini di scuderia sul voto a Franco Marini. La scusa? Banale: «Ho votato scheda bianca. La ricerca di un’ampia intesa parlamentare non può dividere il Pd, né ignorare la voce del Paese reale». Il Paese reale è quello abitato dalla società civile, il paese dei balocchi. È in quel preciso istante che Bersani deve aver capito che tutto era perduto, anche l’onore, anche la segreteria.
Splendida quarantenne, madre e sposa felice, vice-sindaco di Vicenza e avvocato specializzato in diritto di famiglia, Ale fa parte della Direzione nazionale del Pd ed è stata chiamata da Bersani quale portavoce nella campagna per le primarie. I meriti? Televisivi, innanzitutto, come quelli della Polverini. Ma lei buca meglio lo schermo, con quell’aria da «sciuretta» rassicurante, sempre appropriata, mai originale. Sono le infide inezie le armi più affilate.
Il suo faticoso apprendistato politico passa per le ospitate: Gruber, Floris, Formigli, Vespa, Del Debbio... Dal telecomando arriva l’investitura dello Smacchiatore: «Mi ha telefonato: ci ho pensato, fai tu il portavoce. E io, senza riflettere, ho detto sì. Che potevo fare? È un uomo autorevole dalla straordinaria normalità». Per incoraggiarla, le dicono che sembra Carole Bouquet.
Lei ricambia: «Bersani è bello come Cary Grant». Era appena l’altrieri. Ale non piaceva a tutti, la cooptazione da parte del vertice del Pd evocava i metodi del centralismo democratico, che però, alla prova dei fatti, si è sciolto come neve al sole. L’accusavano anche di fare errori sulla carriera politica del suo Capo (gaffeuse, ma con garbo), di aver appoggiato, anni fa, la candidatura dell’ex coordinatore regionale veneto di Forza Italia, Giorgio Carollo.
Acqua passata, niente di fronte ai rancori, ai tradimenti, alle congiure che hanno affossato il Pd, corroso da voluttà autodistruttiva. Per Ale vale solo la maledizione di Porta a porta: ieri portaborse, oggi portavoce, domani portacenere. Le ceneri di Gramsci.
Aldo Grasso