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 2013  aprile 21 Domenica calendario

BANCHE E DEBITO SOVRANO, I NEMICI AMICI

Come andrà a finire nessuno lo sa davvero. E anche i report delle banche d’affari, che si susseguono come una litania delle previsioni possibili, lasciano poco spazio alle certezze. Eppure se c’è una cosa che accomuna questi lunghi anni di crisi è la domanda: quale sarà il destino (finale) del debito sovrano? Consideriamo l’ultimo collocamento dello Stato italiano, il Btp che ha preso in carico un nome impegnativo, «Btp Italia» appunto: le richieste sono state pari a 17 miliardi di euro. Una montagna. Allora com’è possibile che il sistema sia così fragile se, nonostante tutto, c’è chi è disposto a credere nella capacità dello Stato di mantenere gli impegni?
Sul debito pubblico si potrebbe citare l’ex presidente americano Ronald Reagan: «Il debito è abbastanza grande da badare a se stesso». Frase che forse per gli anni Ottanta valeva ma che adesso, proprio per quel reticolo di banche-debito-rischi-investitori-nazionali-ed-esteri, non vale più. E allora è accaduta una cosa molto semplice. Banche e debito pubblico, per certi versi, sono diventate due facce dello stesso rischio.
Prendiamo il caso del Monte dei Paschi di Siena: tanti errori, ma anche tanti titoli del debito pubblico italiano in portafoglio (circa 20 miliardi). Risultato: ogni volta che il rischio Italia cresce, la banca perde. Ogni volta che i Btp perdono quota, Siena riduce il suo valore.
Eppure sottoscrivere i titoli ha anche una valenza di patriottismo finanziario che, di questi tempi, paga sempre meno. Vi siete mai chiesti perché il Giappone, nonostante tutto (tsunami e disastro nucleare di Fukushima compresi) resiste? Perché gran parte del suo debito pubblico è nei bilanci delle Poste giapponesi. Una specie di autarchia del rischio. Invece, se osserviamo le ondate di questi mesi, vediamo titoli sovrani che cambiano continuamente bandiera (intesa come banche che li sottoscrivono). Accade così che gli istituti tedeschi, a cominciare dalla Deutsche Bank, nel 2011 decidano di alleggerire i loro portafogli di titoli italiani. Una specie di voto di sfiducia anticipato.
Due numeri, per finire: il debito pubblico tedesco è pari a 2.166 miliardi, quello italiano è di 2.017. Ma attenti alle illusioni ottiche, il peso sul Prodotto interno lordo per Berlino è dell’81,9%. Per noi supera il 128%. In mezzo ci sono le banche. E, come sosteneva Ezra Pound, anche il percorso e le tracce che portano alle guerre.