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 2013  aprile 20 Sabato calendario

NELLA BOSTON SOTTO ASSEDIO LA PIU’ GRANDE CACCIA ALL’UOMO

Le unità anti-esplosivi sulla Norfolk Street di Cambridge, i mezzi blindati a Watertown, Boston trasformata in deserto: sono i tre fronti dell’imponente caccia all’uomo. La caccia all’uomo vede migliaia di agenti e soldati inseguire Dzhokhar Tsarnaev, il terrorista co-responsabile dell’attentato alla maratona dileguatosi nel nulla dopo che il fratello complice Tamerlan era stato ucciso.

Tutto inizia alle 22.20 di giovedì sera, le 4.20 del mattino di ieri in Italia, quando i due fratelli ceceni di cui l’Fbi ha diffuso le immagini, entrano in uno spaccio «7-Eleven» di Cambridge, poco fuori Boston, e rubano la cassa. L’allarme rapina fa accorrere l’agente di sicurezza del Mit Sean Collier, che viene ucciso dai ceceni. La polizia arriva dopo pochi minuti ma i Tsarnaev sono già lontani, su un fuoristrada Mercedes strappato al legittimo proprietario, che viene trattenuto in ostaggio. La polizia si lancia all’inseguimento, loro si liberano dell’ostaggio e si dirigono verso Watertown, a 12 km dal centro di Boston.

Battaglia nella notte È notte fonda quando a Watertown gli agenti raggiungono i fratelli ed è battaglia. I testimoni sentono dozzine di colpi. I ceceni gettano contro gli agenti delle rudimentali bombe a mano. Proiettili ed esplosioni illuminano le tenebre. Tamerlan viene colpito, cade in terra e - secondo versioni ancora frammentarie - Dzhokhar si mette alla guida dell’auto ma per errore, lo investe.

La morte di Tamerlan Il fratello maggiore, ferito in più parti, viene lasciato alla sua sorte da Dzhokhar che si dà alla fuga, scappando a piedi. La polizia recupera Tamerlan, gli trova indosso degli esplosivi e lo trasporta nell’ospedale più vicino, dove alle ferite si somma un infarto e non sopravvive all’intervento.

Dzhokhar in fuga Sono le prima ore del mattino a Boston e il fratello minore riesce a seminare polizia, soldati ed elicotteri. È introvabile. Viene segnalato a bordo di un’auto diretta in Connecicut, poi di un treno Amstrak diretto a New York. Le unità speciali Swat bloccano il treno nella campagna del Connecticut ma di lui non c’è traccia. L’attenzione torna a concentrarsi sui luoghi a lui più famigliari: Cambridge e Watertown. Diventano delle autentiche zone di guerra. Intanto nel corso della giornata sarebbero state trovate tracce di sangue lungo la via di fuga.

Assedio a Watertown Venti isolati attorno al luogo dov’è avvenuta la sparatoria vengono circondati dai blindati della Guardia Nazionale e decine di auto della polizia. Gli agenti comunicano via twitter con i residenti perché ritengono che il terrorista non abbia accesso a Internet: «State chiusi in casa, se qualcuno suona alla porta aprite solo se siete sicuri che è un agente, non adoperate i cellulari». La richiesta sui cellulari nasce dal timore che le onde possano innescare esplosioni. Sopra Watertown lo spazio aereo viene chiuso, gli elicotteri militari pattugliano il cielo. Almeno sette autobus di linea carichi di agenti di polizia arrivano da Boston. Le forze di sicurezza vanno casa per casa, appartamento per appartamento, convinti che il terrorista possa trovarsi qui. Chiedono ai network di non riprendere quali abitazioni perquisiscono per evitare di tenere informato il killer. «La situazione è grave» dice il colonnello Timothy Allen, capo delle forze del Massachussets.

Robot a Norfolk Street È pomeriggio inoltrato quando i robot delle unità anti-esplosivi entrano a Norfolk Street, la strada di Cambridge dove il fuggiasco abitava. La zona è deserta perché la polizia ha deciso di far detonare alcuni esplosivi trovati nella casa. L’adiacente Inman Square assomiglia a una base militare. L’Fbi è convinta che Dzhokhar si nasconde anche qui oppure nel campus universitario di Dormuth, dove studiava.

Boston paralizzata L’altra possibilità è che abbia raggiunto in qualche modo la vicina Boston e sia intenzionato a uccidersi in maniera spettacolare, adoperando gli esplosivi che ha con sé per trascinare nella morte quante più persone possibile. Da qui le ordinanze del governatore Deval Patrick: sospesi a tempo indeterminato tutti i trasporti pubblici, chiusi gli uffici e le Università. Di conseguenza nessuno esce di casa. Le strade sono deserte. La città dei Kennedy, culla della rivoluzione americana, è deserta, sembra paralizzata. Da West End a North End girano solo reporter e padroni di cani al guinzaglio. Il massiccio schieramento di agenti si estende ad ogni area nelle vicinanze: Brookline, Belmont, Newton, Allston, Columbia, Albany, Harvard, Brighton. L’ordine per tutti è «state al riparo».

Gli appelli degli zii L’Fbi matura la convinzione che Tamerlan, 26 anni, era il più motivato, il più islamico e il capo della cellula mentre il fratello minore, 19 anni, si sarebbe fatto trascinare, seguendolo, forse a causa di un carattere più debole. Da qui la scelta di chiedere agli zii, residenti nella stessa area, di parlare in tv per chiedergli di arrendersi. Uno di loro grida a squarciagola di fronte alle telecamere: «Hai fatto una cosa orrenda, pentiti subito e chiedi scusa». La zia invece quasi lo difende - «è un bravo ragazzo, non farebbe male a nessuno» - tracciando una differenza con il fratello maggiore che «alcuni anni fa iniziò a pregare cinque volte al giorno e nessuno di noi capì bene il perché». C’è anche un altro zio, più anziano, che dà un’altra versione dei fatti: «Erano entrambi dei perdenti, non hanno avuto successo ed erano gelosi dei risultati altrui, hanno meritato di fare questa fine».

Fermata una complice A Norfolk la polizia ferma una donna, considerata in qualche modo associata ai fratelli-terroristi ma l’entità della cellula deve essere ancora accertata, a cominciare dall’ipotesi di legami con gruppi terroristi stranieri.