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 2013  aprile 18 Giovedì calendario

CASE DI CASTA

Roma caput mundi anche per l’affare immobiliare. Con i quartieri Prati ed Eur tra i preferiti da politici, grandcommis della pubblica amministrazione, mogli o mariti di ministri, ex ministri e persino premier. Acquistano a prezzi da monolocale, o poco più, dimore di pregio in quartieri centrali, appartenenti a casse ed enti previdenziali. Nel rispetto della legge, sia chiaro. Ma è sull’opportunità di queste compravendite che c’è chi s’indigna. A raccontare l’ultimo «saccheggio del mattone» è Mario Giordano, direttore del Tgcom24. Il suo ultimo libro Tutti a casa!, edito dalla Mondadori, esce il 23 aprile. Panorama anticipa (e ha approfondito) nove casi eccellenti (e inediti). Perché il vantaggio dei singoli sia accertato, Giordano mette a confronto il prezzo pagato con le stime della banca dati Cerved, tra gli operatori più accreditati per valutare la solvibilità di persone fisiche e giuridiche, e capace di stimare il valore di ogni unità immobiliare di cui si conoscano i dati catastali. «I valori sono stati calcolati ai primi del 2013» scrive Giordano. «E quindi in una situazione di mercato assai più depressa di quella in cui avvennero le vendite».
Pietro Grasso e la sforbiciata del 50%
Era il 2001 quando il presidente del Senato Pietro Grasso, 68 anni, all’epoca procuratore a Palermo, acquistò una bella casa in uno stabile al sesto piano di via Ballarin, all’Eur: 6 vani e mezzo, più cantina e posto auto. La casa era per metà del Comune di Roma e per metà della Cassa per le pensioni dei dipendenti degli enti locali. Prezzo: 255.821 euro, il 48 per cento in meno rispetto a quanto stima la Cerved. Motivo della sforbiciata: l’alloggio era «antecedentemente detenuto» da Grasso, che dunque godeva di una tariffa agevolata. Più che agevolata, visto che lo sconto per gli inquilini degli enti pubblici oscilla tra il 25 e il 35 per cento. Grasso era stato a Roma da procuratore aggiunto presso la Direzione nazionale antimafia, poi nel 1999 era tornato nella natia Sicilia. Ma aveva conservato l’affitto e due anni dopo acquistato la casa. Con lo sconto.
Befera e la casa non ipotecabile
Anche lo «sceriffo delle tasse» Attilio Befera, 66 anni, direttore dell’Agenzia delle entrate, non ha resistito al fascino della casa scontata: un taglio del 35 per cento sulle stime Cerved (il 40 per cento su quelle di mercato). Era il 2005 quando l’allora top manager dell’agenzia mise le mani su 7,5 vani in via Benedetto Croce, all’Eur, versando 369.350 euro. Venditore: l’Immobiliare Bilancia del gruppo Vittoria Assicurazioni di Carlo Acutis (scrive Giordano: «Uno di quelli che siedono nel salotto buono milanese, membro del patto di sindacato di Mediobanca e alleato della meglio nobiltà finanziaria»). L’operazione è regolare, ma non proprio commendevole. Perché, scrive Giordano, «l’Immobiliare Bilancia è una società che opera in un settore economico sensibile e delicato». Al catasto risulta poi che Befera goda del solo diritto di abitazione, mentre la nuda proprietà è intestata ai figli. Una pignoleria da contabili? Forse no. Il diritto di abitazione non può essere oggetto d’ipoteca ed eventuali creditori del titolare non possono rivalersi sull’immobile perché appartiene a terzi. Così, anche in caso di guai finanziari, Befera avrà un tetto sicuro.
La moglie di Amato e il superattico
Si direbbe che Diana Vincenzi, moglie del due volte premier Giuliano Amato, abbia ottimo fiuto per gli affari immobiliari. È stata lei ad aggiudicarsi nel 1998 un superattico da 11 vani in via Giovanni Battista de Rossi, una zona semicentrale di Roma a pochi passi dall’Università La Sapienza e dal Policlinico Umberto I: 6 camere, doppi servizi e terrazzo. Il venditore, la compagnia di navigazione ex pubblica Tirrenia, incassò un assegno di 1,2 miliardi di lire. Non bruscolini, per carità. Ma stando alla stima della Cerved, il 44 per cento in meno rispetto al valore. Mentre per le agenzie immobiliari della zona un attico di dimensioni simili può valere anche 1,7 milioni.
Giampaolino e la vista Vaticano
Luigi Giampaolino, 74 anni, dal 2010 presidente della Corte dei conti, per lavoro bacchetta sprechi pubblici e spese pazze. Il 13 marzo 2003 ha acquistato 6 vani in piazza Cola di Rienzo, nel cuore del quartiere Prati e a pochi passi dal Vaticano: ha pagato 413.960 euro, il 48 per cento in meno della stima Cerved (801.996 euro). Nelle agenzie di zona appartamenti simili al suo viaggiano sul milione. A vendere è stata la Casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi, di Milano. A indicare il prezzo dell’immobile è stato un perito del Tribunale di Roma. Antonio Magnocavallo, 75 anni, da ben 30 presidente della casa di riposo, ha ricostruito per Panorama come andò l’acquisto. Nel 2002 il consiglio deliberò la vendita. Il tribunale fissò il prezzo a 361.669 euro. Fu indetta un’asta pubblica, ma andò deserta. Si passò allora alla trattativa privata. «Arrivarono quattro offerte» dice Magnocavallo. «La più alta, 379.595 euro, dall’avvocato romano Gian Francesco Belluscio, per conto di “persona da nominare”». Ci fu un nuovo rilancio e il preliminare alla fine venne firmato per 413.960 euro. Fu lì che risultò il nome del vero acquirente: Giampaolino.
Italo Bocchino e la casa ex Generali
Compra a metà prezzo anche Italo Bocchino, vicepresidente di Futuro e libertà, tra i pochi fedelissimi rimasti a Gianfranco Fini, in Parlamento dal 1996 e non rieletto. Nel 2004 stacca un assegno da 838 mila euro per 8,5 vani più cantina nel centralissimo corso Vittorio Emanuele, tra piazza Navona e il Vaticano. La casa era delle Generali, ma a vendere è la Investire immobiliare (gruppo Banca Finnat), «nata apposta per dismettere il patrimonio delle assicurazioni» scrive Giordano nel libro. La stima della Cerved è di 1.522.027 euro, quasi il doppio. Con una particolarità: Bocchino versa la cifra assicurandosi la sola nuda proprietà. Mentre l’usufrutto dell’appartamento va alla moglie Gabriella Buontempo, da cui si sarebbe poi separato nel gennaio 2012.
Mr Cancellieri e la corsa al mattone
Non solo il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha il pallino per il mattone: 7 proprietà in tutto (5 a Roma e 2 a Milano) più 17 comproprietà tra negozi, terreni e fabbricati. Anche il marito Sebastiano Peluso, farmacista in pensione, non lo disdegna. Il 18 dicembre 2002 acquistò per 104.840 euro 4 vani, con balconi e cantine, in via dei Guarneri, a Milano. Niente di eclatante: è la periferia sud-ovest e l’immobile non può definirsi di lusso. Ma l’affare è comunque vantaggioso: la Cerved stima un taglio del 35 per cento rispetto al prezzo di mercato e alcune agenzie di zona si spingono oltre, quotando immobili simili 250-300 mila euro. A vendere è ancora una volta un ente previdenziale: il Fasc, che riunisce spedizionieri e corrieri. Scrive Giordano: «È un ente di diritto privato senza scopo di lucro, che forse non farà nella circostanza la felicità dei suoi assistiti, ma sicuramente ha fatto la felicità di Peluso».
Tre grandi occasioni per 3 grand commis
Cosa hanno in comune Alessandro Pajno, sottosegretario all’Interno del governo Monti, Riccardo Sessa, diplomatico di lungo corso, dal 2010 a capo della rappresentanza italiana permanente presso il Consiglio atlantico (Nato), e Paolo Naccarato, dirigente alla presidenza del Consiglio dei ministri? Risposta: il fiuto per il mattone. Tutti e tre hanno approfittato delle grandi operazioni di cartolarizzazione, cioè di vendita degli immobili pubblici (Scip 1 e Scip 2) varate negli anni Duemila. Pajno ha acquistato nel 2005 6,5 vani già dell’Inail in via Monte Zebio, nel quartiere Prati a Roma, per 201.827 euro. «Secondo la stima Cerved vale almeno due volte di più, 655.720 euro» scrive Giordano. Buona anche l’operazione che Sessa ha messo a segno nel 2004 con la moglie Stefania Butera: 11 vani, 2 cantine e 1 box auto già dell’Inps in via Misurina, alla Camilluccia, aggiudicati a 486.144 euro (il 56 per cento in meno rispetto alle stime Cerved). Quanto a Naccarato, ottiene una sforbiciata del 55 per cento per 11 vani (su 2 piani), appartenuti all’Inps, nella zona di lungotevere della Vittoria. «Il prezzo? D’occasione: 385.327 euro» scrive Giordano nel suo libro. «Non male, se si considera che secondo la Cerved quell’alloggio vale assai di più: tra 853.600 e 1.572.100 euro». Come a dire: lavorare per lo Stato paga. Oltre il vitto, ottimi alloggi.