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 2013  aprile 18 Giovedì calendario

Accordo Pd-Pdl-Scelta Civica per Franco Marini presidente della Repubblica. Sì, ma reggerà? I numeri dicono che per essere eletto tra il primo e il terzo scrutinio, l’ex presidente del Senato ha bisogno di 672 voti

Accordo Pd-Pdl-Scelta Civica per Franco Marini presidente della Repubblica. Sì, ma reggerà? I numeri dicono che per essere eletto tra il primo e il terzo scrutinio, l’ex presidente del Senato ha bisogno di 672 voti. Sulla carta, teoricamente, i tre partiti che hanno deciso di sostenerlo possono contare su circa 785/790 grandi elettori. Da questi, però, bisogna togliere una cinquantina di renziani (il sindaco di Firenze ha fatto sapere che i suoi non voteranno Marini) più un gruppo di "Giovani turchi" del Pd (qualche decina) che in queste ore stanno manifestando un forte disagio all’idea di dover mandare al Quirinale l’ottantenne abruzzese. Con un centinaio di voti in meno, si scende a quota 685/690. Basterebbero altri 15 "no" a Marini nel centrodestra, per mandare tutto a carte quarantotto e far fare a Marini la fine che fece il suo illustre predecessore Arnaldo Forlani. Nel 1992, Forlani era candidato del quadripartito e, teoricamente, avrebbe dovuto avere i numeri per farcela. Ma al quinto e sesto scrutinio (quando già bastava la maggioranza semplice) ci furono 39 e 29 franchi tiratori (diversi nelle fila della stessa Dc). Allora Forlani gettò la spugna e ritirò la sua candidatura. Al sedicesimo scrutinio, Oscar Luigi Scalfaro venne eletto capo dello Stato con 672 voti. Ma torniamo ai numeri dell’attuale Parlamento: escludendo Sel (che non voterà Marini) alla Camera, l’accordo Pd-Pdl-Scelta Civica, conta su 472 voti (292 Pd, 6 Centro Democratico, 5 Svp, 97 Pdl, 18 Lega Nord, 9 Fratelli d’Italia, 37 Scelta Civica, 8 Udc). Al Senato, i grandi elettori teoricamente favorevoli all’accordo sono 247 (Pd 105, 7 Svp e altri, 98 Pdl, 17 Lega Nord, 2 altri di centrodestra, 18 Scelta Civica). Il totale fa 719 ai quali si devono aggiungere (sempre teoricamente) 56 dei 58 rappresentanti delle regioni. Solo due (eletti in formazioni di sinistra) non dovrebbero essere disponibili. Non è chiaro quanti sono i renziani in questo gruppo. Al nuovo totale di 775 vanno sommati 12/15 parlamentari eletti nelle circoscrizioni estere. Per un totale definitivo che, appunto, si collocherebbe tra 785 e i 790 Grandi elettori. Se, addirittura, si dovessero togliere i leghisti (che non sembrano aver ancora deciso) e i montiani (che potrebbero ripensarci), si scenderebbe a quota 700 e, forse, anche sotto. Saranno sufficienti per portare Marini al Quirinale. Sulla carta sì. Ma se si cominciano a sottrarre i renziani (una cinquantina più, certamente, alcuni rappresentanti delle regioni) e altri "malpancisti" degli altri gruppi come i "giovani turchi" del Pd, qualche scontento del Pdl e, magari, qualche leghista. La quota di sicurezza (672, cioé i 2/3 dei 1007 grandi elettori) si avvicina paurosamente. Se l’accordo arriva fino a domani mattina, Marini dovrà essere eletto al primo o, al massimo, al secondo scrutinio. Poi, sull’alpino abruzzese si allungherà l’ombra del "coniglio mannaro", Arnaldo Forlani.