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 2013  marzo 23 Sabato calendario

MPS, ORA I PM INDAGANO SU ALTRE «BOMBE» NEI CONTI

Si allargano le indagini sulla numerosa famiglia di prodotti derivati, strutturati e fondi di cui il Montepaschi si è riempito a partire dal 2004.
Non ci sono solo i famosi Santorini (stipulato con Deutsche Bank) e Alexandria (Nomura). Se ne aggiungono almeno altri tre: Chayne, Duet e Anthracite. I Pm della procura di Siena hanno come obiettivo ultimo, oltre che il perseguimento degli eventuali reati, anche il recupero dei profitti illeciti fatti a danno della banca. Certamente dai dipendenti infedeli, come Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza, ma anche dalle banche d’affari coinvolte. L’accertamento delle responsabilità è fondamentale perché i nuovi manager di Mps possano chiedere i danni alle merchant bank coinvolte Per ora, da quanto si apprende da fonti giudiziarie, gli inquirenti stanno lavorando su Alexandria e Santorini e devono controllare anche Nota Italia. Su questi tre prodotti strutturati, la nuova dirigenza del Monte ha stimato perdite per 730 milioni, non contabilizzate negli esercizi di competenza.
Ma come ha scritto il Gip di Siena, Ugo Bellini, nell’ordinanza che dispone nuovamente la custodia cautelare in carcere di Gianluca Baldassarri, al vaglio degli inquirenti ci sono «anche altre operazioni finanziarie strutturate poco chiare, rivelatesi poco utili, se non dannose per la Banca Monte dei Paschi di Siena». Il Gip scrive anche di «effetti disastrosi sui conti dell’istituto di credito» e «sulla sua consistenza patrimoniale».
Lo stato delle indagini, rileva il giudice, «è in fase di importante ricostruzione degli avvenimenti e dei collegamenti tra tutti i personaggi coinvolti e in particolare si concentra da una parte sullo studio e sulla interpretazione delle complesse operazioni finanziarie» e dall’altra «sull’origine, sulla ricostruzione e sulla completa rappresentazione dei considerevoli cespiti patrimoniali» del Baldassarri e degli altri indagati.
Nel mirino ci sarebbero Chayne e Duet, due investimenti da 50 milioni di dollari ciascuno decisi dal Baldassarri. In Cheyne, fondo di salute cagionevole, e in Duet, lavorava Alberto Cantarini, fino al 2004, vice di Baldassarri in Mps: erano arrivati insieme a Siena nel 2001 dal Banco di Roma.
Poi la nota Anthracite, veicolo off-shore di Lehman Brothers, con la banca d’investimento Usa che agiva come garante e calculation agent. Anthracite investiva in Tarchon, un fondo che, a sua volta, investiva in fondi altamente speculativi (hedge fund) dove lavorava Alberto Marolda, fratello di Giovanni, quest’ultimo responsabile delle vendite di Dresdner Bank ai tempi in cui il Monte, 15 dicembre 2005, puntò 400 milioni in Alexandria, una scelta rivelatasi un vuoto a perdere.
Nel caso di Anthracite la scommessa dell’area finanza di Mps, guidata da Gianluca Baldassarri, fu di 100 milioni di dollari nel 2007. Nel settembre del 2008 quando la Lehman Brothers fallì, coloro che avevano investito in Anthracite si ritrovarono senza garante e calculation agent. Ad esempio, l’Enpam, il fondo previdenziale dei medici, ci aveva investito 45 milioni nel luglio 2006, nel 2012 ha smontato l’operazione, mantenendo solo il fondo sottostante Tarchon, e recuperando complessivamente 34 milioni, con una perdita di 10 milioni.
Gli investimenti di Mps in prodotti strutturati & Co venivano veicolati attraverso il desk di finanza della filiale di Londra che non rispondeva alla filiale britannica del Monte, ma riportava all’area finanza di Siena. Un modello organizzativo che, nel 2006, fu censurato dalla Fsa (Financial services authority), l’autorità di vigilanza bancaria del Regno Unito, che non poteva accettare sul proprio territorio una «banca nella banca» che si svincolava dai controlli. Nonostante la richiesta della Fsa, il processo di adeguamento alla corretta normativa non fu immediato, ma piuttosto lento. Le capacità di reazione del quartier generale di Siena si mostrarono altresì deficitarie quando, nel luglio 2007, l’allora compliance officer della filiale londinese, cioè il funzionario incaricato di controllare il rispetto delle normative di regolamentazione e vigilanza, si dimise senza che da Siena si provvedesse con tempestività a rimpiazzarlo, nonostante le pressanti richieste della stessa filiale. Nella lista degli inquirenti, ci sono anche Casaforte e Chianti Classico, prodotti legati alle cartolarizzazioni del patrimonio immobiliare di Mps. Da quanto si apprende, il fascicolo di indagini su Antonveneta, un altro dei numerosi filoni dell’indagine su Mps, è molto più avanti di quello sui prodotti strutturati, che però si presenta come un promettente uovo di Pasqua.