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 2013  aprile 04 Giovedì calendario

BONINO, UN CANDIDATO USA E GETTA

[Platinette]

«Matteo Renzi? Ho tanta simpatia, è così carino. Non riesco a elaborare un giudizio più complesso».
Così però lo distrugge, poverino. «Al contrario. Quel giubbotto alla Fonzie che ha indossato per Amici lo rendeva proprio sexy. Di sicuro era vestito meglio di Maria (De Filippi, ndr). È un ragazzotto di quelli che se lo incroci alla sera su Ponte Vecchio lo corteggi. Io se lo incontrassi gli direi, “Fischiavi a me o fischiavi al cane?”».
L’inaffondabile Platinette, al secolo Mauro Coruzzi, autrice, attrice, giudice del talent di Canale 5 e star di PlatiNetwork su Radio Monte Carlo, dove ha avuto ospite anche Berlusconi, ironizza con ItaliaOggi sullo stallo della politica italiana, tra i saggi che non si sa se siano paggi, aggi o disagi, Bersani che ormai parla di sé in terza persona e Grillo che, per dirla con Jannacci, ah beh, sì beh. «Sa che di Renzi c’è anche un disco? Un amico produttore mi diceva che lo vendevano ai gazebo durante le primarie del Pd, a fine novembre. New wave fiorentina anni Ottanta. Lo cerco disperatamente, ma è introvabile».
Domanda. Anche lui, quindi, come Berlusconi...
Risposta. Con la differenza che Renzi, quando cantava, non faceva venire il mal di mare.
D. Il Pdl però è tornato in testa nei sondaggi. Il giaguaro è tutt’altro che smacchiato.
R. Perché a smacchiare sono più brave le donne. Ma questo il Pd non l’ha capito. Si piccano di averne elette tante, in realtà non ce n’è una. Parlo di gente seria. Non della Puppato o la Moretti, che vanno a Ballarò a fare i cecchini di Bersani e rimediano solo figuracce.
D. Moretti che ieri a Omnibus era seduta accanto alla Ravetto. Vestite uguali, entrambe difendevano il capo a spada tratta. Sembravano le vallette mora e bionda di Sanremo all’epoca di Baudo.
R. Ecco, appunto. Se anche Sanremo ha avuto una conduttrice donna, perché il Pd non può avere un segretario donna? Perché non va una donna al Quirinale? Dov’è finita la Bonino?
D. Già, la Bonino. “Gli irrinunciabili, gli inderogabili, gli ineluttabili”, ha scritto Stefano Di Michele sul Foglio sulla Bonino e altri. Gli “Imprescindibili”, insomma. Quelle candidature che quando il Paese è alla canna del gas si tirano fuori dal cappello perché fa chic, ma poi se ne prescinde sempre.
R. È una vergogna. Solo l’Italia può trattare una come la Bonino alla stregua di un pupo siciliano. E pensare che nessuno più di lei sarebbe adatto. Perché Pannella, tra un digiuno e l’altro, non dice una parola? Dove sono finiti i radicali? Quelli che sono stati i fari della mia generazione ormai si sono spenti, non c’è più corrente. Io che, da ragazzo, ne ero illuminato, oggi mi sento un po’ una vedova. Nei primi anni Settanta, quando l’aborto era un reato e nessuno ti accoglieva, c’era Emma Bonino. Anche la mia ragazza di allora era rimasta incinta. Non avevamo neanche diciott’anni. Abbiamo fatto quello che potevamo fare.
D. Capisco. L’ha delusa anche Battiato, con quell’uscita sulle tr**e in Parlamento?
R. Moltissimo. Per carità, io lo amo ancora. Dev’essere il mio amore per l’orrido. Ma non lo immaginavo certo invischiato in questioni così terrene. Torni a occuparsi dei dervisci, è meglio. Forse che il sesso non va da sempre a braccetto col potere? L’altra sera guardavo, purtroppo, su Rai Uno la fiction Barabba. Gerusalemme sembrava una città di casini, come Amsterdam. Prenda il partito democratico degli Usa, con i fratelli Kennedy che se la facevano con Marilyn Monroe e il padre che si portava a letto Gloria Swanson. Senza il sesso non sarebbero esistiti. Dov’era Battiato ai tempi di Bill Clinton? Coi dervisci? O dormiva come Vito Crimi in Parlamento?
D. E il professor Zichichi, invece, liquidato perché pensava troppo ai raggi cosmici e troppo poco ai beni culturali di Sicilia?
R. Poveretto. I raggi cosmici lo hanno colpito in testa ormai tanti anni fa, incenerendogli i capelli. Quelli che gli son rimasti sono così bianchi che, se potesse brevettarne la formula, noi ragazze amanti del platino gliene saremmo grate a vita.
D. Intanto, con la mossa di Napolitano, Monti torna centrale nonostante la bastonata alle elezioni.
R. Durante la campagna elettorale avevo assegnato una canzone a ogni candidato e le cantavo in radio. Per Monti avevo scelto Angela di Tenco. Io non credevo che questa sera / sarebbe stato davvero un addio... Per Bersani invece era L’amico del giaguaro di Marisa Del Frate. La sto facendo remixare da un deejay: da ballare è deliziosa. Per Grillo avevo scelto un gruppo folk di Como, autori di Il Grillo non è morto. Per Berlusconi invece niente. Una canzone sola non funziona, ce ne volevan troppe. Anche se Noi, ragazzi di oggi di Luis Miguel rifatta in Noi, ragazze di oggi non sarebbe stata male.
D. Di Grillo invece cosa pensa?
R. Sta facendo il miglior spettacolo della sua vita. Altro che Te la do io l’America e Te lo do io il Brasile: Te la do io l’Italia. Certo, come capigruppo si è scelto due di una tale supponenza... Quella Lombardi soprattutto: ma che avrà tanto da ridere?
D. Filippo Sensi, vicedirettore di Europa, li ha descritti, mirabilmente, come l’orso Yogi e la signorina Rottenmeier.
R. Strepitoso. Poi parlano tanto di devoluzione, questi grillini. Ma io non voglio tornare indietro. Può permetterselo giusto la Carrà, che in Rumore cantava Io stasera / vorrei tornare indietro con il tempo. Io vivo a Parma, con Pizzarotti che ha messo un sacco di tasse perché diceva di non avere un euro in cassa, ma ha trovato 12mila euro per un albero di Natale in polistirolo riciclato e pannelli solari. È la devoluzione, dice lui. Come se ci si dovesse vergognare di un paio di lucine. Ma ci vai tu indietro nel tempo, caro sindaco. Io non le voglio le lampade a petrolio. Voglio vivere il mio tempo. La decrescita felice falla tu.

@CostanzaRdO