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 2013  aprile 04 Giovedì calendario

UN COMPLOTTO DA FILM PER IL TRONO DEL MONDO

Diventare sindaco di New York si­gnifica mordere una mela così grande da farci stare dentro più di tutto. Una volta a Michael Bloomberg chiesero: perché non si candida alla presi­denza degli Stati Uniti?. «Perché faccio il sindaco di New York». Ma fare il presidente è il più bel lavoro del mondo... E lui: «Allora faccio il secondo lavoro più bello del mondo. E lo faccio a Manhattan». Cioè: è un’altra cosa. Perché la guardi e ti senti for­te. Ti alzi la mattina e dici: «Sono il capo di questa città, posso governare il mondo».
Era diventata l’ossessione di Malcolm Smith, un senatore statale che sperava di intrufolarsi nella corsa a sindaco della Grande Mela. Si vota a novembre. Si sceglie proprio l’erede di Bloomberg che l’ha governata per dodici anni. Smith sapeva che la partita era difficile: milionari, salottieri, lobbisti, c’è un sacco di gente che vuole quel posto. Lui, per provare a prenderselo ha studiato un piano da film, fatto di corruzione e complotti: l’ha fregato un agente infiltrato che ha arrestato lui e gli altri cospiratori che volevano pro­vare a condizionare il voto di Manhat­tan. Nella cella in cui l’hanno rinchiuso la sua ossessione lo tormenterà per non si sa quanto. Perché governare New York è cosa grossa davvero.Non c’entra con Parigi, con Londra, con Pechino, con Tokyo, con Brasilia. Non è neanche come se tutte queste metropoli si met­tessero insieme. New York è altro. Per capirci: da sola, è la 14ª economia mon­diale. Fosse uno Stato indipendente sa­rebbe nel G20. Il Pil è di 1,2 miliardi di dollari, come quello dell’intera Spagna, più di quello del Messico o di quello dell’emergente Corea del Sud, quasi il doppio di quello della Turchia che galoppa co­me pochi Paesi al mondo. Ma se il Pil lo dividi per i suoi 8,2 milioni di abitanti scopri che New York vale dieci vol­te l’Italia e tre volte e mezzo l’America.
Fa girare la testa, New York. Ricca, splendente, dolce, spietata. «Un’isola galleggiante su acqua di fiume come un iceberg di diamante», la definì Truman Capote. In questo diamante di 784 chilometri quadrati ci sono ol­tre 200mila aziende. A Manhattan hanno sede 15 delle prime 20 banche del pianeta, 8 delle 10 società di investi­mento più importanti, più di 100 università, quasi mille tra giornali, televisioni, radio e società di produzione ci­nematografica. Wall Street resta ancora la borsa più im­portante e grande del mondo. In città ci sono più di 200 rappresentanze diplomatiche: significa che non esiste un solo Paese di tutto il globo che non abbia un qualche interesse a New York. Il rischio ossessione è reale per­ché il mondo passa da qui. È inevitabile, come la corren­te di un fiume. Quel fiume.