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 2013  aprile 04 Giovedì calendario

TRATTATIVA STATO-MAFIA: ARIA PULITA, SOLDI SPORCHI

Ecco la trattativa tra Stato e mafia. Eccola oggi, non vent’anni fa. La prova della complicità. Il favoreggiamento. Si è accusato il generale Mori di non avere perquisito il covo di Riina. Di avere perso tempo? Ed ecco qui la di­mostrazione del tempo perso per favorire gli affari della mafia e distruggere il paesaggio. Da anni denuncio lo stupro, la vio­lenza, gli affari criminali dietro l’eoli­co e il fotovoltaico, in nome di una fantomatica energia pulita. Nelle re­gioni meridionali, nelle più belle per il paesaggio, la Sicilia, la Puglia, ovunque le immonde torri domina­no crinali di colline e montagne con impercettibili e inutili movimenti e, nella maggior parte, sono ferme. So­no il trionfo delle spese inutili, finta­mente deprecate dai partiti e favori­te da norme europee, da incentivi dieci volte superiori al gettito dell’Imu.
Il signor Vito Nicastri di Alcamo ha raccolto un tesoretto di un miliardo e trecento milioni di euro e, per favo­rirlo, il ministero dell’Interno e il pre­sidente Napolitano hanno sciolto per mafia il comune di Salemi, a po­chi chilometri da Alcamo, dove c’era un sindaco che gridava e denunciava lo sporco affare, che in ogni modo ne bloccava lo svi­luppo e rifiutava le tangenti legali offerte ai comuni per potere continuare a di­struggere il paesag­gio. Come rifiutar­le, essendo i comu­ni alla canna del gas?
Io quei danari spor­chi li ho respinti, gli at­tuali Commissari di Stato, lautamente pagati (diecimila euro a testa più rimborsi spese e in­dennità varie), hanno continuato a promuovere l’eolico e il fotovoltaico favorendolo in ogni modo.
Il ministro Maroni, oggi sconfessa­to dal Consiglio di Stato, ha sciolto il comune di Bordighera (sic!), il ministro Cancellieri, con la complicità del prefetto di Trapani Ma­gno, ha sciolto il comune di Salemi. E intanto la ma­fia faceva i suoi affari poco lontano, ad Alcamo, infettando tutta la Sici­lia. E chissà perché tutta questa ur­genza di energia pulita prevalente­mente nel Meridione.
Ieri ho visto la città di Catanzaro sconvolta da torri eoliche tutte fer­me. Il giornalista Carlo Vulpio me ne ha indicato l’espansione in uno dei luoghi più sublimi d’Italia: il lago di Bolsena. Ma le pale si vedono anche a Montalcino e sono minacciate a Pontremoli, nella Lunigia­na, sublime sintesi di pae­saggio emiliano, ligure e toscano.
Napolitano le ha viste a Gibellina e ha taciuto. Pu­re da me chiamato a garan­tire l’efficacia dell’artico­lo 9 della Costituzione: «La Repubblica ... tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Na­zione» .
Grillo manda le sue truppe in val di Susa, ma tace sull’eolico, e non l’ho mai visto in Sicilia, a Mazara del Val­lo o a Marsala, dove io denunciavo l’orrore a un procuratore inerme e indifferente, Alberto Di Pisa, con esposti e circostanziati rife­rimenti, e lui risponde­va rendendomi incan­didabile alle elezioni amministrative di Cefalù.
Intanto il prefetto di Trapani, una del­le province più umi­liate dalla truffa del­l’eolico, non si preoccu­pava delle mie denunce, non me ne chiedeva ragione, non interveniva ad Alcamo, ma promuoveva e otteneva lo scioglimento del co­mune di Sale­mi, da cui la protesta era partita e do­ve nessun appalto, nessun incenti­vo e nessuna autorizzazione erano stati concessi.
Si cercava la mafia a Salemi ed era ad Alcamo. Carabinieri, questori e poliziotti sentivano ovunque i miei comizi e le mie conferenze senza rea­gire.
Intanto il poliziotto Linares corteg­giava il mio vicesindaco, Antonella Favuzza, mentre ne indicava remo­te e impossibili contiguità con una mafia letteraria. Agnese Borsellino veniva a Salemi, mi lodava, mi chia­mava «missionario» e veniva costret­ta dai suoi figli e parenti a sconfessar­mi, mentre la mafia divorava il pae­saggio che io tentavo di difendere.
La trattativa era chiara, e lo è an­che nel depistaggio, anche nel cerca­re di farmi tacere. Magistrati, mini­stri, prefetti, questori, poliziotti, par­lamentari, tutti a parole contro la ma­fia, si occupavano di altro; e oggi, a babbo morto, lui e il paesaggio, irre­parabilmente distrutto, invoca­no Manganelli, gli ren­dono omaggio.
Troppo tardi. La mafia ha innesca­to una metastasi. L’Europa e il gover­no hanno discusso di incentivi, non di tutela del paesaggio. Il presidente della regione Puglia ha consentito lo sconvolgimento del paesaggio a Sant’Agata, ad Accadia, a Troia, a Foggia, a Lucera, a Melpignano. Mil­leseicento pale in Puglia e altre migliaia autorizzate.
Pensate a quanto danaro buttato, se solo un facilitatore ha raccolto, ne­gli anni dell’indifferenza e della com­plicità dello Stato, un miliardo e tre­cento milioni di euro nella piccola Al­camo. Chi lo diceva doveva essere cacciato e così è stato. Condannando a morte e alla desolazione Salemi con commissari che con il loro program­ma di malgoverno, per conto del mini­stero dell’Interno e dello Stato, han­no indicato prioritariamente lo svi­luppo dell’eolico e del fotovoltaico. Altro che siti archeologici di Mokarta e monte Polizo, e il barocco, i musei del paesaggio e di arte sacra, e Cara­vaggio, Rubens, Lotto, Guercino, Cézanne, Picasso, Modigliani, Pirandel­lo, la Biennale di Venezia, il festival della cultura ebraica, incon­tri, dibattiti, conferenze, tut­to all’aria.
Morte e silenzio, e altre pale eoliche.
Salemi è stata uccisa per­ché c’era un sindaco indipendente. Alcamo ha pro­sperato con un’amministrazione di centrosinistra e la complicità di Stato e mafia. Arrivano adesso e cantano vittoria.
Hanno ucciso una città, distrutto la Sicilia e cercato di far tacere, e al­lontanato, il «grillo parlante», in atte­sa di quello «silente».
Non è una vittoria; è, anche per me, una sconfitta. Mentre la trattati­va si svolgeva, nei modi che ho denunciato, Ingroia andava a cercarla nel ’92-93, inseguendo Mancino e Napolitano. Perché non si è occupa­to di Maroni e della Cancellieri? O del suo collega Di Pisa? Anche lui ha applaudito allo scioglimento di Sale­mi, dove pure era stato. Nessun infor­matore gli ha detto che la mafia face­va affari ad Alcamo. Mentre io ero sindaco, caso unico in Sicilia, sono stato aggredito, in un’as­semblea di cinquecento persone, da imprenditori e agricoltori che voleva­no diffondere l’eolico e il fotovoltaico. I carabinieri e la polizia c’erano, han­no visto, nessuno ha fatto niente. E se vedremo torri eoliche anche nel cen­tro Italia vorrà dire che, grazie alla (ve­ra) trattativa con lo Stato, la mafia ha vinto.