Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 04 Giovedì calendario

OSTAGGI DELLE NOSTRE AUTO COSÌ IL TRAFFICO IN CITTÀ CI RUBA CENTO ORE L’ANNO

ROMA — Immaginate di stare quattro giorni di seguito al volante della vostra auto, senza avanzare di un centimetro. Immobili. Con i clacson che strillano come aquile, l’isteria collettiva che monta, il tempo che si consuma. Ecco, questo è esattamente quello che sopporta il pendolare a Roma. Ogni anno butta via novantatré ore della sua vita piantato nel traffico. Quattro ore in più del collega pendolare di Palermo, che pure è la città italiana più congestionata d’Europa. A livello mondiale, anche più di Los Angeles, Sydney e Rio De Janeiro.
A ridisegnare la mappa del traffico è la TomTom Italy & Balkans che ha analizzato sei trilioni di informazioni, raccolti in maniera anonima dai navigatori in 161 città del mondo. E dunque, se Mosca è un vero incubo per chi si sposta sulle quattro ruote, al quinto posto nella classifica europea, dopo Istanbul, Varsavia, Marsiglia, si piazza proprio Palermo. Ha un indice di congestione del 39 per cento, cioè per percorrere un tratto di strada nelle ore di punta il povero pendolare impiega il 39 per cento del tempo in più rispetto a quando non c’è traffico. Fanno 38 minuti di ritardo che si accumulano inevitabilmente per ogni ora passata al volante. Uno gira la chiave, ed è già in ritardo di mezz’ora. Così i palermitani sprecano 89 ore all’anno, un po’ meno dei romani solo perché le tratte percorse dai pendolari per arrivare nella capitale sono più lunghe.
«Il vero problema di Palermo è... il traffico», diceva lo zio mafioso al Johnny Stecchino di Benigni. Verissimo, a quanto pare. E pensare che nel 2011 andava pure peggio. «Palermo era al quarto posto in Europa per congestione urbana — spiega Sonia Cossu, responsabile marketing TomTom Italia & Balkans — ora è retrocessa di una posizione». Così come Roma è scesa dal terzo all’ottavo posto, Milano dal dodicesimo al ventesimo (rimangono però 89 le ore in coda), Napoli dal sedicesimo al ventiduesimo. Una buona notizia? Sì e
no. «A Milano l’introduzione della Ztl nell’area C ha convinto molti a usare i mezzi pubblici — dice Cossu — ma la riduzione delle auto in circolazione è causata dal fatto che ci sono meno soldi per la benzina». Quando cala il Pil, le strade sono un po’ più libere. Magra, magrissima consolazione.
Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano, ha quantificato questo calo. «Il traffico è diminuito del 7 per cento negli anni della crisi. Ma ancora sette pendolari su dieci non rinunciano alla macchina per andare in ufficio.
Le ore buttate in coda sono il prezzo da pagare». Che poi andare a passo di lumaca, alla lunga, non è solo un attentato al sistema nervoso dell’automobilista. «I motori a scoppio bruciano molta più benzina — dice Ponti — e la combustione è peggiore, quindi le emissioni diventano più inquinanti. Bisognerebbe introdurre pedaggi per entrare nei centri storici, come a Milano e a Londra, e diminuire i costi del trasporto pubblico magari facendo finalmente le gare di affidamento».
Tutti propositi che all’orecchio del pendolare romano, il più sfortunato, nevrastenico, tartassato, infelice, d’Italia ormai devono suonare come un chiacchiericcio senza senso. Il dato che più ha stupito gli esperti della
TomTom infatti è proprio quel 76 per cento di congestionamento che raggiunge la capitale nelle ore calde mattutine, tra manifestazioni a cadenza quotidiana e cantieri aperti in strada. Non ha eguali nel nostro paese. Le vie consolari sono una lunga processione di auto che procedono a passo d’uomo, si sa quando si entra e non quando si esce.
«Il territorio urbano di Roma è particolare — osserva Maria Spena, assessore alla mobilità del comune — è dieci volte più grande di quello di Milano. Negli ultimi decenni sono sorti interi quartieri senza le infrastrutture. Qualcosa si è mosso grazie al Piano strategico di mobilità sostenibile varato nel 2009: è aumentata l’offerta di trasporto pubblico anche nelle periferie. Ma c’è ancora tanto da fare». Perché quel terribile 3 febbraio 2012, il giorno più nero per chi si è trovato in macchina a Roma, con la città sotto la neve, le auto che non si muovevano o scivolavano fuori strada, ancora agita i sonni dei pendolari romani.