Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 02 Martedì calendario

GARDINI, 20 ANNI DOPO IN EREDITA’ SOLO DEBITI —

Nessuno in vent’anni ha voluto l’eredità di Raul Gardini, l’uomo che per più di un decennio guidò il secondo gruppo privato italiano (Ferruzzi-Montedison) e che molti ricordano per l’avventura in Coppa America del Moro di Venezia. Hanno rinunciato tutti. Troppi debiti, troppe cause, troppi rischi, poco patrimonio.
Un creditore è stato liquidato con l’imbarcazione «Il Moro di Venezia IX». La famiglia Marcegaglia aspetta ancora i suoi soldi, la Banca Comit (ora Intesa) pretende 2 milioni. Perfino Ida Ferruzzi, la moglie, e il figlio Ivan, sono creditori dell’eredità rifiutata. Oggi la pratica è in mano a un curatore, l’avvocato ravennate Massimo Dalmonte, che, insieme al notaio Ira Bugani, ha sostanzialmente il compito di liquidare l’eredità. Per chiuderla è stato depositato pochi giorni fa, e poi pubblicato, lo stato di graduazione, cioè la "classifica" dei creditori di Gardini. In effetti è vero che le colpe dei padri non ricadono sui figli, ma i debiti sì.
I successori dell’imprenditore, morto suicida il 23 luglio 1993 in piena stagione Mani Pulite, avevano firmato subito la rinuncia. Non è chiaro, però, se tout court o con beneficio d’inventario. Sta di fatto che la procedura si è trascinata per anni nel labirinto delle cause risarcitorie e ora, secondo un legale, «c’è rimasto ben poco». E non ci sarebbe traccia di presunti tesori offshore. Tirando le somme, più grane che "grana".
Leggere le carte è un pò come rituffarsi in quell’epoca.
«Credito di Montedison spa liquidato - c’è scritto - in euro 9.037.995,75»: è il debito che di fatto ha raso al suolo l’eredità. Ma è il risultato della transazione concordata nel ’95 con gli eredi Gardini (la moglie Ida, i figli Ivan, Eleonora e Maria Speranza) per evitare le azioni giudiziarie di risarcimento della società che con Ferfin (1,3 milioni di indennizzo ottenuti dall’eredità) aveva rappresentato il cuore dell’impero Ferruzzi. Nel massimo dell’espansione i Ferruzzi arrivarono ad avere 300 società con 52mila dipendenti. Raul era il re. Enimont, la joint venture con Eni nella chimica, fu l’inizio della fine con la sua scia di inchieste, tangenti e suicidi (tre giorni prima di Gardini si uccise in carcere l’allora presidente dell’Eni Gabriele Cagliari). Ma furono i debiti, 30mila miliardi, a stendere il gruppo di Ravenna.
Steno Marcegaglia, il papà dell’ex presidente di Confindustria Emma, aveva investito un bel pò di soldi in Ferfin ed è forse da quell’operazione che nasce il credito della Fingem (90mila euro ancora da saldare) con l’«eredità rilasciata Gardini Raul». Il credito della società francese Flytrans Marine (1,25 milioni di franchi francesi di 20 anni fa) è stato «liquidato transattivamente, con autorizzazione del Pretore di Ravenna, tramite l’acquisto dell’imbarcazione Il Moro di Venezia IX e un contestuale» conguaglio a favore dell’eredità. Gabriele Rafanelli, direttore amministrativo del consorzio Il Moro di Venezia che in Coppa America con Paul Cayard skipper riuscì a vincere la Louis Vuitton Cup e arrivare alla sfida, persa, con America Cube, ha ottenuto una barchetta, Cà Dario, in cambio del credito da 14mila dollari. Le parcelle degli avvocati sono state quasi tutte liquidate mentre chi aspetta ancora soldi sono i creditori chirografari, cioè senza privilegi. Tra essi il figlio Ivan che chiede ben 1,2 milioni all’eredità da lui rifiutata. Per adesso è ancora con il cerino in mano Intesa Sanpaolo, erede della Comit che aveva presentato un conto da quasi 2 milioni a Gardini. E i fratelli di "Idina" Ferruzzi (Arturo, Franca, Alessandra) che nel ’93 chiesero 2.500 miliardi di lire di risarcimento per la «cattiva gestione» di Raul Gardini dopo averlo cacciato nel ’91 dal gruppo e aver liquidato la sorella con 505 miliardi per la quota nella cassaforte di famiglia? «Credito non sussistente per rinuncia degli stessi alla relativa causa». In totale all’appello mancano circa 3,6 milioni di euro, compresi gli spiccioli per qualche bolletta di acqua e gas non pagata.
Il nome di Gardini è risuonato sabato scorso nelle sale del municipio dove Ignazio Cipriani, figlio di Eleonora e Giuseppe Cipriani e dunque nipote di Raul e di Arrigo Cipriani (Harry’s bar), si è sposato con la modella Jamie Elizabeth Gunns. Anche lui, Ignazio, ha rinunciato all’eredità.
Ma a Ravenna nessuno ha dimenticato il Contadino, come vezzosamente era chiamato, o il Grande Marinaio, con un pò di enfasi nordcoreana. Per molti l’eredità Gardini non è fatta di soldi o di debiti o di tangenti ma di emozioni. Come quando attraversò Piazza del Popolo il 7 luglio 1992, urlando di gioia e alzando la Louis Vuitton Cup appena vinta. L’anno successivo si sparò. Vent’anni dopo l’eredità non si è ancora chiusa.
Mario Gerevini