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 2013  marzo 24 Domenica calendario

BERSANI PERDE TEMPO E POI BRUCIA I PONTI: «SÌ ALL’INELEGGIBILITÀ»

Il primo giorno di consultazioni si è concluso. Bersani ha incontrato l’Anci, il Forum del Terzo Settore e Saviano. I primi alle 15, i secondi alle 16, poi lo scrittore, poi la giornata di lavoro si è interrotta, forse il premier incaricato era stanco oppure doveva andare al supermercato per la spesa del sabato, non c’è altra spiegazione. Altrimenti perché smettere così presto? Non c’era urgenza di avere un governo? Non dovevamo fare in fretta? È piuttosto singolare, poi, anche la scelta di dedicare (...) un’intera giornata all’Anci e al Forum del terzo Settore (oltre che a Gomorra): sia detto con tutto il rispetto delle due associazioni, ma perché non infilarci dentro anche, che ne so?, l’unione dei giocatori di biliardo, il comitato degli sbandieratori di Siena o la confraternita degli amanti del baccalà? «Faccio a modo mio, riparto dalla vita degli italiani», ha spiegato Bersani. Perfetto. Ma bisogna che qualcuno gli spieghi, prima o poi, che dovrebbe fare un governo. Non il rapporto Censis su famiglie e società.
Massimo rispetto per i sindaci, per carità, massimo rispetto per i volontari, ci mancherebbe. Ma credevamo che al Quirinale Bersani avesse ricevuto l’incarico per trovare una maggioranza in Parlamento. Ora: che riesca ad ottenere l’appoggio del vicepresidente dell’Anci, del portavoce del Forum del Terzo Settore e di Roberto Saviano, ci riempie di soddisfazione. Ma dubitiamo che al Senato li facciano votare, a meno che il Pd non abbia in mente qualche cambiamento di regolamento per cui per ottenere la fiducia, d’ora in avanti, non occorre più avere la maggioranza in aula, ma bisogna che dalle tribune l’Anci applauda in modo convinto, e il Terzo Settore pure. Tutto può essere, per carità, anche un regolamento così bislacco: nel frattempo però qualcuno spieghi a Bersani, che la rivoluzionaria modifica non è stata ancora attuata. E che dunque, per ora, quando sente parlare di governi con appoggio esterno, non vuol dire che devono essere appoggiati dall’esterno del Parlamento. Altrimenti chi lo sa, a quello gli viene in mente di chiedere una consultazione per avere l’appoggio esterno pure del suo verduriere.
Ripartire dalla vita degli italiani è una frase bellissima, sia chiaro, meglio che smacchiare il giaguaro, forse gli porterà anche più fortuna. Ma veniamo da tre mesi di campagna elettorale, giri nelle piazze, dibattiti, talk show, documenti, colloqui e studi sullo stato dell’economia: pensavamo che la vita degli italiani più o meno la conoscesse. Per dire: pensavamo cioè che i problemi dei Comuni fossero noti a Bersani. E quelli dei volontari pure. Eravamo convinti che quando andava a chiedere i voti nei comizi avesse già un’idea dei problemi dell’Italia e di come risolverli. Che aspettava a informarsi? Il via libera di Napolitano? Se non avesse avuto il preincarico se ne fregava dei problemi dell’Anci e di quelli del Terzo Settore pure? Possibile? Il calendario delle consultazioni di Bersani, in effetti, sembra quello di uno che si sta per candidare in Parlamento, non di uno che deve formare un governo: stamattina prosegue incontrando le associazioni di agricoltori, nel pomeriggio Confindustria e le cooperative, domattina i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, e poi Rete Impresa. Tutte realtà rispettabili, per l’amor del cielo. Ma se parlano dei loro problemi l’incontro è inutile, perché Bersani dovrebbe già conoscerli. E se parlano dei problemi di Bersani, l’incontro è altrettanto inutile perché loro non possono risolverglieli.
Tutta questa manfrina, dunque, sa di perdita di tempo. Ma insomma: non dovevamo fare presto? Non c’era l’urgenza del Paese? Non c’erano i tempi stretti della crisi? Ogni giorno scopriamo i dati della nuova povertà, ogni giorno le famiglie scivolano verso la disperazione, ogni giorno nuove imprese rischiano di affogare sotto i colpi di un sistema che non riparte. E Bersani che fa? Chiacchiera con il Terzo Settore? Usa un intero giorno di quelli a sua disposizione per due incontri (dico: due in tutto) per Anci e Forum? E poi un altro giorno e mezzo per imprenditori, sindacati e agricoltori? E dei numeri al Senato quando cominciamo a parlare? Lunedì pomeriggio? O ancora dopo? Eppure è proprio quello il vero punto. Non lo ha sottolineato anche il Capo dello Stato? E dunque: come pensa di ottenere la fiducia il segretario del Pd? A chi chiede i voti in Parlamento? Ai volontari? Agli assessori municipali? A qualche altro rappresentante della vita del Paese? L’associazione dei cantanti stonati? La congrega dei menestrelli scordati? La Federazione italiana gioco del tamburello?
Ma sì, dai, tanto c’è tempo. Bersani non ha fretta. Può togliersi un sacco di soddisfazioni, questi incontri ufficiali a Montecitorio sembrano vere e proprie consultazioni, c’è anche la mini conferenza stampa alla fine, proprio come al Quirinale. E poi che altro può fare? È evidente che non sa dove andare chiuso com’è nel vicolo cieco in cui s’è cacciato: al Pdl continua a sbattere la porta in faccia, dai grillini continua a farsi sbattere la porta in faccia. Poveretto: lui continua a mandare messaggi d’amore a Cinque Stelle e diciotto carati, anche ieri ha ritirato fuori l’ineleggibilità di Berlusconi per solleticarli, poi li ha chiamati alla responsabilità con tono mellifluo. Ma quelli niente. Anzi, mentre lui era lì a consultare il Terzo Settore, i grillini sfilavano in Val di Susa, a braccetto con centri sociale e no global, per contestare l’Alta Velocità, uno dei progetti da sempre sostenuti dal Pd. Messaggio chiaro: i grillini non ci sentono. Con il Pd proprio non ci vogliono proprio stare. Berlusconi invece ci sarebbe pure stato, ma adesso si è un po’ scocciato e ieri in piazza del Popolo ha fatto un discorso che sembrava l’inizio di una nuova campagna elettorale.
E Bersani allora che fa? Un po’ di ammuina, è ovvio, quello che stava a prua lo sposta all’Anci, quello stava a poppa lo mette con il Terzo Settore, un po’ di Rete Italia, le cooperative, Saviano, l’Ugl, due chiacchiere con la Camusso che vanno sempre bene, intanto il tempo passa, magari qualcosa succede, un paio di grillini che si convertono sulla via di Palazzo Madama, i leghisti che si svegliano con la casseoula di traverso e litigano col centrodestra, chissà che possa succedere qualcosa, un miracolo, una magia, un cataclisma imprevisto. La speranza, si sa, è sempre l’ultima a morire. Bersani è consapevole che quando salirà al Colle a certificare il suo fallimento la sua carriera sarà finita e per questo cerca di prendere tempo in ogni modo. Ma così facendo dimostra ancora una volta che di far ripartire la vita reale degli italiani, checché ne dica, non gliene importa un fico secco. Gli interessa solo di tirare a campare qualche giorno in più, prima di tirare le cuoia (politicamente parlando). E perciò usa qualsiasi cosa, il Terzo Settore, la Cgil, l’Anci, la legalità di Gomorra, Rete Impresa, cinicamente, come stuoini per la sua passerella, come meri strumenti che gli servono per guadagnare un po’ di ossigeno per sé. Alla faccia del Paese che soffoca.