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 2013  marzo 24 Domenica calendario

LE CONSULTAZIONI DI PIERLUIGI TRA LA TELA DEL MIRACOLO DI CANA E L’ANTICA ARTE DEL TEMPOREGGIARE

DUNQUE, per verificare le condizioni di governabi-lità, Bersani ha ieri incontrato l’Anci e il Forum del Terzo Settore. Oggi è il turno di Cia — non quella lì! — Coldiretti, Confagricoltura, Confindustria, Alleanza Cooperative. E chi può escludere che proprio da lì non arrivi l’idea giusta?
Poi l’incaricato dovrà esplorare gli intendimenti della Cgil, della Cisl, della Uil e anche dell’Ugl. Negli anni d’oro del regime democristiano, “le ore liete del potere” secondo Leonardo Sciascia, in situazioni come queste Andreotti, impavido dilatatore consumatore e dissipatore di tempo, sollecitava anche il parere della Confesercenti, dei rettori universitari, dell’organizzazione delle casalinghe e delle donne elettrici (Ande). Ma siccome pure in politica tutto sempre un po’ cambia per restare più o meno uguale, Bersani ha in animo di consultare un’entità certamente rispettabile che si chiama Rete Imprese Italia.
A questo punto, il calendario delle consultazioni omette gli orari, si fa generico e “a
partire da lunedì” — così la formula — informa che saranno ascoltate le forze politiche e parlamentari. La congiunzione “e”, che con opportuna malizia potrebbe introdurre riflessi accrescitivi e perfino moltiplicatori, non annulla l’eventualità di una pausa di riflessione — guarda chi si rivede! — tanto più gradita a una classe politica che sovente equipara
il ritardo a una virtù. E comunque: dopo i gruppi e i partiti, a occhio Bersani sarà arrivato ai Sepolcri e al venerdì santo.
Sabato è giornata a rischio chiusura. Però nel frattempo l’esploratore si sarà ben riservato di mettere in esercizio quella piccola, ma significativa risorsa che prevede colloqui con “personalità e osservatori della società italiana”. Si tratta di una novità, forse addirittura utile. Ma anche tale da prospettare l’ipotesi secondo cui, prima che trovare un governo, l’inconfessabile traguardo da conseguire sia di tirarla per le lunghe per arrivare almeno alla domenica
di Pasqua (di Resurrezione). Cui provvidenzialmente segue, ma sempre con gli italiani in vacanza, il lunedì dell’Angelo, 1° aprile.
E a parte gli scherzi, qui ci si fermerebbe. Maturato in anni di errori fatali e indimenticabili da parte di tutti, il pessimismo è lungi dal retrocedere. E tuttavia il presidente Napolitano, che pure ha messo briglie molto strette al tentativo Bersani, ricordando l’altroieri che in Olanda e Israele per fare un governo hanno impiegato quasi due mesi, è stato generoso di tempo.
Festina lente,
invocavano del resto i classici, affrettati adagio. Una parola!
Vero è che nella Sala del Cavaliere di Montecitorio, dove Bersani ha ambientato le sue esaustive consultazioni, c’è un affresco del miracolo delle Nozze di Canaa. Il punto, semmai,
è che i miracoli si connotano proprio per la loro fulminea immediatezza. Ma l’esploratore evidentemente non ha perso le speranze che qualcosa accada, né alcuno può escluderlo. Ci ragiona con i suoi compagni e in solitudine, davanti alla solita birra in un locale a Campo de’ Fiori. Ma intanto prende tempo, convinto che non necessariamente significa perderlo.
Neanche a farlo apposta, proprio in questi giorni giunge in libreria un saggio al quale un torvo, ma efficace marketing editoriale ha imposto il titolo:
La nobile arte del cazzeggio
(Sperling&Kupfer).
In inglese il titolo suona senz’altro più presentabile,
The Art of Procrastination,
fatto sta che il suo autore, John Perry, professore emerito di filosofia a Stanford, offre la base filosofica ai plausibili accorgimenti dilatori di Bersani sostenendo e anzi insegnando che tutto può essere risolto con il rinvio. Non solo, ma tale impostazione è particolarmente raccomandata nella gestione delle situazioni di crisi — se di governo o di sistema, è un’altra questione.
Ora, si capisce che nella società americana la rivelazione faccia più effetto. In Italia anche il più saggio di tutti i politici, Alcide De Gasperi, per giunta candidato alla beatificazione, arrivò a fingere uno svenimento per interrompere una pericolosa riunione con i liberali. Di Andreotti, teorico e pratico del “tirare a campare”, si è detto. Mentre nello sminuzzamento avveduto e nella sedimentazione metafisica dei problemi
Aldo Moro non aveva rivali. Tanto che a lui si attribuisce ciò che Perry rivendica: “Caro amico, ricordati di non fare mai domani ciò che non puoi fare oggi”.
E neanche a dire che si tratta di attitudine cattolica, purgatoriale o connessa al peccato di Adamo ed Eva. Nel 1989, alla caduta del governo De Mita, il laico Spadolini dilatò il suo mandato esplorativo per quasi un mese — e alla memoria di questa sua interminabile ricognizione resta anche una canzone di Renzo Arbore, “Spadolini nella giungla”, completa di videoclip d’animazione.
Con tali precedenti, e un filo di nostalgia per un’Italia che allora non era come oggi sull’orlo della catastrofe, si torna al recondito rallenty di Bersani, che sa di speranza, sì, ma anche del suo contrario. A chi giova infatti lo sfinimento, dopo il disastro berlusconiano, la triste stagione dei tecnici, la sconsolante campagna elettorale e il trauma del dopo-voto? Per chi lavora il Tempo?
Approfondire, aggiornare, decantare, congelare, prorogare, differire, temporeggiare, fermare gli orologi, allungare il brodo, è impressionante la varietà, tutta politica, che definisce l’attività che ha preso il via nella Sala del Cavaliere, sotto le forme e i colori di quella festa di nozze in cui, all’improvviso, era finito il vino e occorreva un prodigio. A suo modo, arrivare a Pasqua lo sarebbe anche. Tra sapienza, espediente e disperazione mai come stavolta il confine è labile.