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 2013  marzo 22 Venerdì calendario

I CRIMINI FATTI DA MAMMA E PAPÀ

È andata in onda mercoledì sera la terza e ultima puntata di Unsere Mütter, unsere Väter, le nostre madri, i nostri padri, sullo Zdf, il secondo canale tv tedesco, oltre 7 milioni di spettatori e una quota sempre sopra il 20%. Un filmato di 270 minuti che ha scosso il pubblico, e provocato i commenti di critici cinematografici, e di storici. Che cosa hanno combinato mamma e papà durante l’ultima guerra? Questo in estrema sintesi era il tema della storia. Ancora un film sul III Reich, e i crimini nazisti, quale sarebbe la novità, quale la notizia?

I critici cinematografici, con il consueto complesso di inferiorità, hanno sentenziato che i tedeschi non sanno girare una pellicola come a Hollywood. Gli storici, caso quasi unico, hanno dovuto ammettere che gli errori di regista e sceneggiatori erano molto pochi e comunque trascurabili. Ma si chiedono: il film non giunge troppo tardi? E serve a qualcosa?

Il mondo scoprì per la prima volta gli orrori del nazismo con il processo Eichmann, all’inizio degli anni sessanta. Ma li «videro» con Holocaust, la serie trasmessa solo nel 1979, e ancora con Schindler’s List, il film di Spielberg (1993). Sarà banale, ma un serio libro di storia non ha la forza di un film, al di là della sua qualità artistica. E la cronaca del processo all’organizzatore della soluzione finale, di cui il mondo ignorava il nome, o il saggio di Hannah Arendt, La banalità del male, non erano un atto di accusa a un’intera generazione.

Un’assoluzione indiretta che giungeva anche dal processo di Norimberga che condannò a morte i capi del nazismo: la colpa era di Hitler, e di pochi suoi collaboratori. I crimini di guerra furono commessi dalle SS, e non dalla Wehrmacht, l’esercito. Così si poteva credere. Ancora pochi anni fa, una mostra dedicata alle azioni dei militari suscitò sorpresa, e sdegnate reazioni. Furono organizzate visite scolastiche alla mostra, ma comunque la vide una minoranza.

Le tre puntate televisive mostrano le rappresaglie e i massacri contro i civili compiuti dalla Wehrmacht sul fronte orientale, e denuncia la complicità dei normali cittadini nello sterminio degli ebrei.

Il film non è un capolavoro ma paradossalmente questo è il suo pregio. Le nostre madri, i nostri padri mischia storie private con gli eventi storici, e non rinuncia ai soliti cliché, e al kitsch di una normale pellicola di intrattenimento, e così attrae il grande pubblico. Per esempio, l’infermiera Ingrid è un personaggio gradevole e si conquista le simpatie del pubblico, poi denuncia la sua dottoressa perché ebrea e questa viene deportata ad Auschwitz. I cattivi non sono sempre dei mostri, e possono essere seducenti o comuni, simili ai nostri vicini, ai nostri parenti, a mamma e papà, a noi stessi. Lo aveva già scritto Hannah Arendt, ma vederlo in un telefilm dopo cena ha un altro effetto.

Dopo la riunificazione, si è cominciato a superare il tabù, e parecchi libri e film mostrano una Germania «anche» vittima della guerra, dal bombardamento su Dresda alle donne violentate e uccise a migliaia a Berlino e nelle regioni orientali dagli occupanti sovietici (e nella Ddr ovviamente si tacque su questi crimini). Ora si ritorna a parlare delle colpe. Troppo tardi? Le madri e i padri di allora sono ormai bisnonni e, nella grande maggioranza, sono scomparsi.

I giovani hanno perso la prospettiva storica. I crimini del nazismo sono lontani come le guerre napoleoniche, e il ’68 interessa ormai solo chi sta per andare in pensione. Tempo fa, fui invitato da una scuola di Berlino a parlare del giornalismo in Italia. I ragazzi mi posero solo domande su Berlusconi e la mafia. L’insegnante, poi, mi chiese se non volevo tornare a parlare dell’unità d’Italia. Era sicura che il tema interessasse ai ragazzi? Io dubitavo, lei era sicura. Mi richiamò dopo per confessare: «Non interessa. Ho spiegato ai miei studenti che era come la riunificazione delle Germanie. Mi hanno detto che non gli importa neanche della caduta del Muro, vent’anni fa loro non erano nati».

Qualche adolescente sarà pur rimasto a casa una di queste sere, e alla fine si sarà chiesto: ma il nonno che cosa combinò quando neanche papà era nato?