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 2013  marzo 21 Giovedì calendario

CON RIZZOLI SIAMO ALL’ACCANIMENTO

Angelo Rizzoli ha settant’anni e da più di cinquanta ha la sclerosi multipla a placche, malattia invalidante che senza ginnastica riabilitativa degenera più in fretta: ed ovvio che una fisioterapia, in un padiglione penitenziario del Sandro Pertini di Roma dov’è rinchiuso da 36 giorni, lui non possa farla. La sua condizione è questa: ha il braccio e la gamba destra paralizzati, è piazzato su una sedia a rotelle che non può muovere perché non può far girare la ruota col braccio destro (che non gli funziona), non può alzarsi perché non può avere un bastone per via del regolamento carcerario (ma lo attende, dovrebbe essergli arrivato) mentre è la stessa perizia del giudice ad aver già riscontrato diabete, cardiopatia (ha avuto un infarto), insufficienza renale cronica prossima alla dialisi, ipertensione, pancreatite, una mielopatia che comprime il midollo cervicale e che aggrava l’emiparesi del braccio. Non può radersi né farsi la doccia da solo. Sua moglie Melania - deputato uscente del Pdl, medico chirurgo che peraltro ha scritto un fortunato libro sulla carcerazione dei potenti - non può assisterlo perché è indagata anche lei per concorso in bancarotta. Angelo Rizzoli non legge i giornali da 36 giorni perché nessuno glieli può portare. E negli stessi 36 giorni ha parlato coi giudici (il gip) soltanto una volta, per venti minuti. L’8 marzo scorso in compenso gli hanno negato gli arresti domiciliari nonostante il parere dei medici che l’hanno cura al Sandro Pertini: nella perizia consegnata al gip, infatti, non si sa come, il medico legale ha stabilito la compatibilità col carcere. Rizzoli rimane dunque in un padiglione che resta un ospedale anche se hai cancelli alle porte delle stanze, le sbarre alle finestre e ospita altri 15 detenuti concentrati non per malattia ma sulla base dello status carcerario. Rizzoli verrà interrogato sabato: faranno 40 giorni di attesa in carcere per sapere se deve rimanere in carcere. Nell’attesa sono andati a trovarlo un po’ di onorevoli del Pdl e Ivan Scalfarotto del Pd. Ilaria Cucchi, sorella del noto Stefano maltrattato a Rebibbia, ha confermato che Rizzoli è steso nello stesso letto in cui è morto suo fratello. Il suo è un qualsiasi schifoso caso di sciatteria giudiziaria, o questa almeno è la nostra opinione: un segno dei tempi come altri. Il piddino Ivan Scalfarotto, sul suo blog, ieri ha fotografato la situazione a meraviglia. « Concludo questo post anticipando subito l’osservazione di chi mi dirà che anche Rizzoli è uno della casta e io sono andato a trovare un riccone e non un povero Cristo. Negli ultimi giorni mi è già stata rimproverata la simpatia (nel senso tecnico dell’immedesimazione) con Giusy Versace, priva delle gambe, perché di cognome si chiama Versace e quindi (testuale) “lei sì che può permettersi venti protesi”. Poi ho sentito criticare Laura Boldrini perché figlia di buona famiglia e raccomandata e, si sa, i raccomandati si fanno mandare di corsa in Ruanda a occuparsi di profughi. Oggi non mi stupirei di essere rimproverato per essere andato a trovare un ex editore dal nome importante». Niente da aggiungere.