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 2013  marzo 20 Mercoledì calendario

METODO CIPRO SULL’ITALIA? UNA BOTTA DA 50 MILIARDI

Non succederà mai. Probabilmente. Ma al bar non si parla d’altro. Che succederebbe se come a Cipro anche in Italia si confiscasse una percentuale di conti correnti? L’Unione Europea ha più volte ribadito che Cipro è un caso isolato. Che il rapporto debito/ Pil è quasi al 140% (il nostro vicino al 130), che la piazza finanziaria di Nicosia è ipertrofica (in realtà anche a Malta gli asset bancari sono otto volte il Pil). E che Cipro è piena di soldi di russi e quindi è un caso doppiamente isolato. Certo, l’Italia non è nemmeno paragonabile a Cipro. Ma se una volta che Irlanda, Spagna e Portogallo venissero schiacciate dalla Troika, nessuno a oggi può escludere che dopo potrebbe essere il turno dell’Italia. D’altronde l’altro ieri quel genio del chiefeconomist di Commerzbank, chiaramente tedesco, ha ipotizzato un prelievo forzoso del 15% sui patrimoni finanziari e sulle case. Ha argomentato che la ricchezza mediana in Italia è di 164.000 euro, «il che significa che, in teoria, l’Italia non ha una crisi del debito, con un patrimonio netto al 173% del PIL – significativamente più alto del patrimonio netto dei tedeschi al 124% -quindi in Italia avrebbe senso un prelievo una tantum sulla proprietà immobiliare e un’aliquota d’imposta del 15% sulle attività finanziarie. Questo sarebbe probabilmente sufficiente a portare il debito del governo italiano al di sotto del livello critico del 100% del prodotto interno lordo».
Premesso che l’Italia morirebbe l’indomani, ma soprattutto nessuno avrebbe la liquidità per pagare. Siccome le idee stupide viaggiano più velocemente di quelle intelligenti, abbiamo dunque provato a immaginare che succederebbe se la genialità del chiefeconomist contagiasse anche Bruxelles. In Italia la ricchezza complessiva delle famiglie, compresi i 900 miliardi di passivi tra mutui e fidi, ammonta a circa 8.600 miliardi di euro, stando ai dati forniti da Bankitalia nel dicembre scorso. Poco più di cinquemila miliardi è il valore delle case e degli uffici. Sui conti correnti bancari e postali ci sono circa 650 miliardi. Il valore degli investimenti azionari è di circa 450 miliardi. Mentre il risparmio complessivo investito in obbligazioni e titoli arriva a 700 miliardi. Di questi circa 200 sono titoli di debito italiani, il resto qualcosa di estero e bond delle banche Infine ci sono circa 250 miliardi di fondi comuni di investimento. Se applicassimo la ricetta tedesca, dal patrimonio finanziario lo Stato raccoglierebbe l’incredibile somma di 320 miliardi di euro. Se poi le case fossero tassate una tantum di un altro 15% (considerando il valore complessivo di 5mila miliardi diviso per due al fine di fare una media tra prezzi reali e di catasto) ci sarebbe un gettito di altri 375 miliardi. In tutto 695. Se il prelievo fosse solo su case e conti correnti (perché liquidi) l’incasso complessivo sarebbe di circa 460 miliardi. La cifra giusta per riportare il rapporto debito Pil sotto il 100%. Perfetto. A quel punto dovremmo dire che l’operazione è riuscita nel migliore dei modi. Ma il paziente è morto.
Nessuno però potrebbe solo immaginare che in questo momento gli italiani, poveri e ricchi, sarebbero in grado di pagare una tassa del 15% sugli immobili. I cittadini a basso reddito cadrebbero in miseria. I ricchi si svenerebbero e smetterebbero di sostenere il Pil. Dunque alla stagflazione at-tuale si aggiungerebbe, paradossalmente, la depressione. Chiari sintomi di guerra civile. Se poi si volessero tassare solo i patrimoni finanziari, ovvero quei 320 miliardi di gettito, dovremmo immaginare che chi ha azioni o obbligazioni dovrebbe venderle per pagare l’imposta. Certo non potrebbe anticipare la liquidità la banca. Se poi lo Stato dicesse che di fatto ha deciso di congelare il 15% di Bot o Btp, non piazzerebbe un centesimo all’asta successiva. Una sorta di autoevirazione. Se infine si volesse compensare la tassa sugli investimenti finanziari con un prelievo secco sui conti correnti a livello teorico vorrebbe dire prelevare il 55% da ciascun conto. Inutile nemmeno parlarne. Ecco che il modello Commerzbank è una via di mezzo tra la luna e l’inferno. Diverso sarebbe lo scenario cipriota applicato all’Italia. Ipotizziamo che un giorno non lontano l’Italia con un governo instabile e debole - formato da Bersani, Vendola e alcuni grillini – chiedesse aiuti alla Troika non esiteremmo a pensare che, visto la predilezione per le patrimoniali, che l’offerta prestito in cambio di prelievo sarebbe accolta dal parlamento. A quel punto ci sarebbero solo i conti correnti da saccheggiare perché, come abbiamo visto prima, i soldi li prendi solo dove c’è liquidità, non dalle case. Dunque, applicata un’aliquota variabile tra il 6,75 e il 10% gli italiani dovrebbero consegnare allo Stato - a tutti gli effetti stalinista - ben 50 miliardi di euro. Un massacro inutile. Piegherebbe le famiglie per sempre e non risolverebbe un bel nulla. Ieri il numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha detto che quello di Cipro è un precedente «pericoloso».
Il ceo di SaxoBank, Lars Seier Christensen, ha, giustamente, definito il prelievo forzoso una chiara violazione dei diritti di proprietà fondamentali che può cambiare le regole del mercato. Speriamo non succeda mai. Da noi.