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 2013  marzo 21 Giovedì calendario

«Quando Phiona verrà negli Stati Uniti, sarò lieto di invitarla per una partita a scacchi». Anche se non c’è ancora una data precisa, la dichiarazione di Bill Gates ha colto di sorpresa chi non sapeva che il celeberrimo fondatore di Microsoft sapesse giocare e ha ulteriormente aumentato la fama di Phiona Mutesi, la giovane campionessa di scacchi ugandese balzata agli onori della cronaca dopo che la sua storia è stata raccontata in un libro, «La regina di Katwe», dal giornalista Tim Crothers e dopo che la Disney ha annunciato di aver comprato i diritti per farne un film

«Quando Phiona verrà negli Stati Uniti, sarò lieto di invitarla per una partita a scacchi». Anche se non c’è ancora una data precisa, la dichiarazione di Bill Gates ha colto di sorpresa chi non sapeva che il celeberrimo fondatore di Microsoft sapesse giocare e ha ulteriormente aumentato la fama di Phiona Mutesi, la giovane campionessa di scacchi ugandese balzata agli onori della cronaca dopo che la sua storia è stata raccontata in un libro, «La regina di Katwe», dal giornalista Tim Crothers e dopo che la Disney ha annunciato di aver comprato i diritti per farne un film. Seconda giocatrice di scacchi del suo Paese, l’Uganda, in base alla graduatoria a punti della Federazione scacchistica mondiale, e numero 62 tra le donne del continente africano, Phiona risulta nata nel 1993, ma alcuni dicono abbia meno dei vent’anni che le vengono attribuiti. In realtà nessuno sa con esattezza quando questa ragazza sia nata appunto a Katwe, una baraccopoli alle porte della capitale Kampala. Non è la prima volta che articoli e libri parlano di geni degli scacchi, forse è la prima volta che la storia sembra una favola. Phiona, novella Cenerentola, si è trovata d’improvviso catapultata dal caldo africano al freddo della Siberia per partecipare con la nazionale del suo Paese al campionato del mondo a squadre di scacchi, ovvero le Olimpiadi degli scacchi, dizione mantenuta per ricordare che una novantina di anni fa l’evento faceva parte ufficialmente dei Giochi Olimpici. Il viaggio in aereo è stato per Phiona come un viaggio in una carrozza dorata, all’arrivo è rimasta a bocca aperta di fronte all’albergo di 15 piani: era la prima volta che vedeva un edificio così alto. Molti ricordano che non voleva assolutamente entrare in quella specie di scatolone semovente che tutti chiamavano ascensore, le faceva paura. Ha perso anche una scarpetta, anzi tutte e due: le ha tolte mentre giocava, nonostante il freddo, ma lei – gazzella africana – alle scarpe proprio non era abituata. Le prime quattro partite le ha perse, cadendo in banali trucchetti riportati su tutti i manuali per imparare; ma il suo gioco ha colpito le sue prime avversarie, campionesse di Svizzera e Scozia, che l’hanno segnalata ad Alexandra Kosteniuk, campionessa del mondo e molto attenta allo sviluppo degli scacchi al femminile. «Si vede che Phiona non ha le basi, le hanno detto, ma è davvero geniale». Così Alexandra le ha regalato un libro, il primo libro di scacchi per la giovane ugandese, e lei è stata sveglia tutta la notte a studiarlo. E il giorno dopo ha vinto la sua prima partita contribuendo al successo della squadra contro l’Etiopia. L’anno scorso la nuova esperienza ancora alle Olimpiadi, questa volta in Turchia. E questa volta ha fatto meglio: tre vittorie, tre pareggi, tre sconfitte. Attualmente la statistica ufficiale dice che ha giocato 42 incontri di torneo: 26 le vittorie, sei le partite finite in parità, dieci quelle perse, quasi tutte con i pezzi neri: qui deve ancora perfezionarsi. Adesso Phiona aspetta di incontrare Bill Gates, che imparò a giocare a 17 anni, nel 1972, come del resto quasi tutti allora nel mondo, sull’onda dell’entusiasmo suscitato da Bobby Fischer e dalla sfida mondiale con Boris Spassky. Se e quando la partita verrà giocata ancora non si sa. Si sa invece che Bill avrebbe voluto diventare un campione di scacchi: lo ha scritto lui stesso, nell’autobiografia «Bill Gates Speaks» del 1997. Perché non abbia continuato a giocare e non abbia provato a diventare un campione Bill Gates non lo dice, ma la spiegazione la troviamo forse in una dichiarazione di un suo amico concorrente, Larry Ellison, patron della Oracle: «Da ragazzo ho fatto dei tornei di scacchi, ma le sconfitte erano assai più delle vittorie. Così ho smesso. A me non piace perdere».