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 2013  marzo 19 Martedì calendario

CIPRO, ORA NESSUN CONTO CORRENTE È PIÙ AL SICURO

Per una volta i mercati non guardano i numeri, ma il principio: il costo del salvataggio del sistema bancario cipriota viene scaricato in parte sui risparmiatori incolpevoli. Il prelievo una tantum dai conti correnti a Cipro proposto dall’Eurogruppo – 6,75 per cento fino a 100 mila euro, 9,9 per cento sopra – viola un tabù: finora i costi dei salvataggi di Stati e banche si erano finanziati con la fiscalità generale, cioè con tasse e debito, i conti correnti sono sempre stati considerati inviolabili perché metterne in discussione la sicurezza significa creare le premesse per una crisi di panico e una corsa agli sportelli. Che può portare al fallimento quelle banche che si vorrebbero salvare.
Salvataggio col cappio
A Cipro servono circa 17 miliardi di euro per chiudere un buco nel sistema bancario dovuto in gran parte a speculazioni sbagliate sulla vicina Grecia: pochi soldi in assoluto, tantissimi per la piccola economia mediterranea che ha un Pil annuo di 18 miliardi di euro. I Paesi dell’euro, dopo otto mesi di negoziati, hanno deciso che non si potevano dare tutti tramite il fondo salva Stati. Perché, per una perversione frutto delle rigidità tedesche, gli aiuti finiscono nel debito pubblico, il salvataggio rischia dunque di peggiorare le cose. E Cipro ha già un debito pari al 93 per cento del Pil, non si poteva raddoppiarlo. E quindi 10 miliardi arriveranno dal fondo salva Stati Esm, altri 5,8 dai conti correnti (con un’operazione di equity swap, i correntisti dovrebbero avere azioni delle banche salvate in cambio). “Il prelievo sui depositi sotto 100.000 euro non è stata un’idea del governo tedesco. Se si trova un’altra soluzione noi non avremmo il minimo problema”, ha detto il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Perché c’è un problema nel problema: dopo la crisi di panico del 2008 seguita al crac di Lehman Brothers, nell’Unione europea si è fissata la soglia comune di 100 mila euro per i depositi garantiti. In Italia era già così: se fallisce la banca, comunque il correntista avrà indietro i suoi soldi fino a 100 mila euro. Ma che senso ha garantire i risparmi dagli choc finanziari se poi un governo li può saccheggiare?
Le banche non riaprono
Da sabato mattina, poche ore dopo l’inattesa decisione dell’Eurogruppo, il governo di Nicosia sta discutendo eventuali modifiche. Limitare il prelievo ai soli depositi non garantiti – quelli sopra i 100 mila euro – significherebbe alzare l’aliquota al 15 per cento. E forse non basterebbe. Si ipotizza almeno una soglia di esenzione sotto i 20 mila euro. L’esecutivo cipriota deve ottenere l’approvazione del prelievo dal Parlamento, perché formalmente si tratta di una imposta nazionale straordinaria, anche se decisa a livello europeo: il voto è slittato a oggi e finché il provvedimento non sarà approvato le banche restano chiuse. Ieri era un giorno festivo, ma le filiali non apriranno neppure oggi e domani. E in molti temono che, senza una qualche forma di garanzia o linea di credito dalla Bce, appena torneranno in funzione ci sarà comunque una corsa agli sportelli che minaccerebbe la tenuta del sistema . Si vedrà, un guaio per volta. E quelli di Cipro sono tanti. Le proteste più forti non arrivano dai piccoli risparmiatori, ma dalla Russia di Vladimir Putin: “La possibile tassazione dei depositi bancari a Cipro sembra una confisca dei soldi altrui”, ha detto il premier Dmitri Medvedev. Cipro è considerato da sempre una piazza per il riciclaggio dei capitali sporchi della criminalità russa, 20 miliardi sui 60 complessivi di depositi sarebbero riconducibili ai russi. E il prelievo non farà differenza di nazionalità.
Fine della tregua
Le Borse sono inquiete per tutta la giornata, ma poi chiudono quasi in pareggio (Milano a -0,75 per cento), lo spread si ferma a 323 punti. Ma niente ottimismo: a leggere i report delle banche si capisce che gli operatori sono sotto choc, ancora incerti sul che fare. Nei prossimi giorni può succedere di tutto. E l’aspetto politico preoccupa almeno quanto quello strettamente finanziario: che succede se il Parlamento boccia il prelievo? E i ciprioti sopporteranno tutto questo? Oltre al prelievo, infatti, è previsto un aggiustamento fiscale di tagli e tasse pari al 4,5 per cento del Pil, così la recessione che è già da -3,5 per cento peggiorerà ancora. Ieri sono cominciate le manifestazione, con 400 persone fuori dall’ambasciata tedesca che sono anche riuscite a strappare la bandiera. Anche il presidente Usa Barack Obama ha fatto sapere di star seguendo la situazione, mentre ieri sera l’Eurogruppo si è riunito in una conferenza telefonica per fare il punto sul caos (creato proprio dall’Eurogruppo) e avrebbe ipotizzato una tutela completa per i piccoli depositi.
La fragile tregua europea dovuta alla promessa di intervento della Bce di Mario Draghi in caso di emergenza sembra già a rischio. La politica europea – alimentata dalle ossessioni tedesche – è riuscita a costruire un problema che neppure il Supermario di Francoforte può risolvere.