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 2013  marzo 19 Martedì calendario

EVOLUZIONE DEI SALVATAGGI: ORA ENTRA IL CORRENTISTA

Cipro, «caso unico» ieri aveva tutta l’aria di essersi ritagliato uno spazio molto singolare nella storia dell’euro: il più piccolo ma anche potenzialmente il più devastante salvataggio di uno Stato nell’Eurozona. Il bail-out-bail-in di Cipro spiccava ieri per la dimensione molto contenuta del sostegno esterno a carico del meccanismo di stabilità Esm e dell’Fmi, pari a 10 miliardi di euro (una "manovrina" in Italia) , e al tempo stesso per l’enorme impatto, di portata seriamente distruttiva, della decisione - fino a ieri sera non confermata - di imporre un prelievo forzoso sui depositi bancari di residenti e non residenti presso le banche cipriote: persino quelli al di sotto della soglia nota dei 100mila euro mai valicata finora dalla mannaia dell’«haircut» nella giovane storia della moneta unica.
Se ci si limita alle apparenze, il caso di Cipro ha dell’assurdo: i 17 dell’Eurozona - dopo aver salvato Irlanda, Grecia, Portogallo e parzialmente anche la Spagna per centinaia di miliardi di euro - sembrano essere scivolati maldestramente su una piccola buccia di banana. La verità è che i salvataggi di Stati e/o di banche nell’Eurozona, proprio alla luce dei casi passati, vengono costruiti oramai coinvolgendo anche i privati - con perdite potenziali o immediate tramite haircut o swap - per evitare di far pagare il conto del salvataggio totalmente alle casse statali, e cioè ai contribuenti.
Per Cipro il coinvolgimento dei privati, andando per esclusione, si è esteso giocoforza ai detentori dei depositi bancari: dal PSI (Private sector involvement) sui titoli di Stato greci agli haircut sulle obbligazioni subordinate delle banche irlandesi e spagnole per finire a quello che potrebbe chiamarsi il BDI (Banks deposits involvement). Il bail-out di Cipro, sostegno esterno da Esm e Fmi, è corredato dal bail-in, haircut su una manciata di obbligazioni subordinate. Dai junior bond ai depositi.
Il crack cipriota va dunque analizzato andando oltre la cifra assoluta dei 10 miliardi, va soppesato in termini di rapporti: il debito/Pil del Paese viaggia all’85%, con un debito pubblico di 15 miliardi e un Pil di 18 miliardi. Le banche cipriote hanno bisogno di essere ricapitalizzate: partono da una situazione di debolezza perchè sono sottocapitazzate, come facevano notare ieri gli esperti di RBS. Ma non basta: hanno accusato perdite pesanti dopo la bancarotta della Grecia e l’haircut sui titoli di Stato greci. Non hanno avuto bisogno di emettere bond per fare la maxi-raccolta: hanno rastrellato 70 miliardi di depositi grazie al sistema fiscale agevolato cipriota. Asset & liabilities bancari da 126 miliardi, 7 volte il Pil: le banche hanno erogato prestiti e si sono indebitate per cifre stratosferiche rispetto alle dimensioni dell’economia del Paese.
Per rimettere in sesto Cipro e il sistema bancario cipriota occorrono 17 miliardi: ma un prestito allo Stato per quella cifra tonda avrebbe fatto esplodere il debito/Pil fino al 145% se non oltre, portandolo su livelli insostenibili. Esm e Fmi si fermeranno a quota 10 miliardi. Gli altri 7 non dovranno pesare sulle casse dello Stato (e quindi sui contribuenti) ma dovranno arrivare dalle privatizzazioni (1,2 miliardi) e dai creditori delle banche (5,8). Peccato che i bond in circolazione delle banche cipriote collocati nell’Eurozona ammontino a 1,7 miliardi e senior e subordinati sembra non arrivino a un totale di 3 miliardi. I depositi invece superano i 70 miliardi e di questi una grossa fetta è stata aperta dai non residenti attratti dal paradiso fiscale cipriota.
Un haircut sui titoli di Stato ciprioti avrebbe colpito in primis le banche domestiche, sottoscrittrici dei bond, aumentando le perdite e quindi le dimensioni della ricapitalizzazione. Il prelievo forzoso sui depositi a Cipro, dunque, appare come una strada obbligata, almeno sulla carta. Per le tasche dei depositanti europei, invece, è un trauma. Il rischio che i depositi bancari (almeno fino a 100mila euro) non siano il lido dei risparmi più sicuro nell’Eurozona (una colonna portante dell’unione bancaria fondata sul resolution fund per proteggere i depositi), è il messaggio più inquietante del dossier cipriota: ma la matassa non è del tutto dipanata e bisogna attendere la formula finale dell’intero pacchetto di salvataggio. Quale che sia la sorte dei depositanti di Cipro, la lezione per i risparmiatori, i sottoscrittori di titoli di Stato o bond bancari, per i privati è che non devono sentirsi immuni, a loro spetta una parte del conto dei salvataggi di Stati e banche nell’Eurozona.