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 2013  marzo 03 Domenica calendario

BANCHE, LE PICCOLE FILIALI NON RENDONO NULLA

La necessaria ristrutturazione del settore bancario italiano ha elevato il li­vello di allarme sociale. Alle circa 3mi­la filiali (su 33mila) da chiudere si af­fiancano 35mila esuberi da prepensio­nare. La stima, diffusa dai sindacati, rappresenta poco più del 10% della for­za lavoro ora impiegata. Un punto fer­mo è tuttavia rappresentato dal fatto che tutti i piani industriali dei grandi gruppi (a partire da Intesa, Unicredit, Mps e Ubi) prevedono una contrazio­ne della presenza sul territorio.
C’è però una circostanza da chiarire. Perché le banche intendono adottare misure draconiane? Si tratta di una questione che spesso resta in sospeso. Grazie a uno studio di Accenture, che il Giornale ha potuto consultare, si può guardare anche dall’ altra parte della «barri­cata ». Dal 2007 al 2011 i ricavi si sono contrat­ti del 17%: da una par­te la raccolta, causa spread, ha iniziato a costare di più, dall’al­tra parte la clientela si è orientata a prodotti tradizionali e meno re­munerativi per gli isti­tuti. A questo si aggiun­ge l’esplosione del co­sto del rischio (+150% causa accantonamenti per le sofferen­ze), la riduzione dei costi del 3% si è rive­lata insufficiente.
Accenture ha inoltre esaminato il conto economico di 3mila agenzie di di­versa dimensione. Le filiali piccole (quelle con meno di 5 addetti) sono quelle che hanno sofferto maggiormente la cri­si. L’incidenza del margine operativo lor­do sui ricavi si è ridot­ta dal 45 al 30%, a fron­te del 42% delle medie (5-9 addetti) e del 45% delle grandi (dai 10 in su). Dall’altro lato, le rettifiche su crediti so­no salite dal 6 al 21% dei ricavi. La redditivi­tà, perciò, è minima.
Deve, perciò, farsi spazio un nuovo modo di fare banca: mantenendo gran­di centri di competenza e presidiando le singole aree con agenzie light (poco personale e molta automatizzazione)
da integrare con il canale Internet. «Il rapporto cost/income può migliorare di 5-10 punti a seconda della profondi­tà del cambiamento», spiega Massimo Proverbio, Senior Managing Director di Accenture.
Certo, aggiunge Proverbio, un istitu­to di credito non può accedere agli stati di crisi, quindi oltre all’estensione del­l’orario di lavoro (come previsto dal contratto) sarà opportuno riqualifica­re il personale «potenziando la gestio­ne del crediti in sofferenza» e ideando «modelli di servizio che prevedano la presenza fuori sede». E le banche me­die e piccole come le Popolari, dovran­no cambiare pure loro? «Il presidio del territorio va accompagnato ad una pre­senza forte nel mondo delle nuove tec­nologie », chiosa Proverbio aggiungen­do che «condivisione dei costi e part­nership con player specializzati» sono le leve per mettersi al passo con i tempi.