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 2013  marzo 03 Domenica calendario

USA COSTRETTI A SPENDERE MENO L’IRA DI OBAMA: «TAGLI STUPIDI»

New York Il presidente Obama non è riuscito a convincere i re­pubblicani e, la scorsa mezza­notte, come una mega manna­ia sinistra e minacciosa si è ab­battuta sui 300 milioni di ameri­cani il «sequester». In soldoni: il presidente è stato costretto con rabbia e rassegnazione a fir­mare pesanti tagli alla spesa pubblica per 85 miliardi di dol­lari nei prossimi sei mesi.
Mai nessun altro presidente, da 90 anni a questa parte, era stato costretto a ricorrere a que­sti pesanti tagli, lineari ed auto­matici, alla spesa federale. E se Obama se non troverà un accor­do con i repubblica­ni (che detengono la maggioranza nel Congresso) entro tre mesi per alzare il tetto del debito pubblico, i tagli li­neari ammonte­ranno ad oltre 1.200 miliardi di dollari, spalmati però fino al 2011.
«Questi tagli so­no stupidi e non ne­cessari », ha tuona­to ieri sera Obama dalla Casa Bianca dopo l’ultimo falli­to tentativo di ac­cordo con i repub­blicani. Anche se non causeranno una nuova crisi fi­nanziaria come quella che si è ab­battuta a partire dal 2008, i tagli alla spesa si faranno sentire sulla ripre­sa e sul mercato del lavoro, ha avverti­to il presidente de­mocratico in un messaggio televisi­vo alla nazione.
«Avranno un ef­fetto domino e ci costeranno 750 mila posti di lavoro», ha sot­tolineato Obama in diretta tele­visiva.
Standard&Poor è subito an­dato in soccorso dei repubblica­ni. L’agenzia di rating, messa sotto inchiesta dalla Casa Bian­ca per aver forvia­to milioni di ri­sparmiatori americani e investi­tori internazionali per aver chiuso entrambi gli occhi sui de­rivati tossici e sui mutui sub­prime, ha stemperato ie­ri in una nota i timori della Casa Bianca per una brusca fre­nata dell’econo­mia Usa che il «se­quester » potrebbe scatenare. Stan­dard& Poor sostie­ne che i tagli avranno un impatto limitato, in termini di Pil incideranno ap­pena dello 0,6% ( mentre il Fon­do Monetario Internazionale sostiene che l’impatto sara’ del­lo 0,5%), a patto però che non si prolunghino nel tempo. L’agen­zia di rating è dell’avviso che i ta­gli saranno sostituiti nel secon­do trimestre da un piano di lun­go termine auspicando un ac­cordo, anche se faticoso e soffer­to, tra democratici e repubblica­ni.
E dello stesso avviso è il presi­dente Obama: «Credo ancora che sia possibile che dobbiamo sostituire i tagli automatici con un approccio più bilanciato. Che si combini tagli della spesa intelligenti con l’approvazione di riforme e cambiamenti delle leggi fiscali che rendano più equa la tassazione per le fami­glie e le imprese». È la riforma cardine del secondo mandato di Obama: aumentare le tasse del 5% a chi guadagna più’ di 450 mila dollari.E alzare l’impo­nibile oltre il 10- 12% ai super ric­chi e miliardari.
«Occorre che i repubblicani al congresso entrino in sinto­nia con il proprio paese e con il proprio partito», ha così conclu­so Obama insistendo che il «se­quester » è stata una scelta poli­tica dei repubblicani.
Ma vediamoli questi tagli. L’8% va a colpire il Pentagono e i settori strategici della difesa, circa 42-47 miliardi di dollari l’anno, incluso il blocco agli F-35 che hanno diversi proble­mi tecnici. E come ha ammoni­to ieri l’ex ministro alla difesa Panetta, in due anni causereb­bero 600- 700 mila posti di lavo­ro persi e ancora prima proble­mi alle missioni all’estero. Poi tagli alla sanità dal 2 al 4%, quin­di pagamenti a medici e ospeda­li decurtati. Quindi il 5% di tagli ai sussidi di disoccupazione che interessano quasi 4 milioni di americani. Infine blocco agli straordinari per i dipendenti fe­derali, tra i quali 200 mila ri­schierebbero il prepensiona­mento. Infine aiuti decurtati per le famiglie più bisognose e per i Parchi nazionali come lo Yasemite e il Gran Canyon.