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 2013  marzo 03 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA SVIZZERA BOCCIA I SUPERSTIPENDI DEI MANAGER


LUGANO - Gli Svizzeri danno scacco matto agli stipendi a molti zeri dei top manager e ai relativi superbonus, con un plebiscito al referendum lanciato dal deputato indipendente, Thomas Minder: un piccolo imprenditore di Sciaffusa, titolare di una ditta che lavora nel campo dell’igiene dentale, che è riuscito a conseguire l’obbiettivo di consegnare all’assemblea degli azionisti, togliendola ai consigli di amministrazione, l’ultima parola sulle retribuzioni dei dirigenti delle aziende elvetiche.

Una proposta che ha fatto il pieno di voti, ottenendo il consenso di due terzi degli svizzeri. Un vero tornado di sì, che ha sfiorato il 68 per cento. "L’esito del voto si è tradotto in un sonoro schiaffo agli ambienti economici, ma anche al Governo e al Parlamento, che avevano avversato, fino all’ultimo, le tesi di Minder", dice Yves Petignat, editorialista del quotidiano di Ginevra, Le Temps. Fatto sta che, adesso, il Governo di Berna ha un anno di tempo per inserire, nella costituzione svizzera, la nuova normativa, così come è uscita dalle urne. In sostanza per vietare i cosiddetti "paracaduti dorati", per i manager in partenza, i premi di benvenuto, per i nuovi arrivati, nonché le indennità di intermedizione, erogate in caso di acquisto di un’azienda, da parte della concorrenza. Tutto ciò diventa proibito, con il rischio di una condanna a tre anni di carcere, per chi viola la legge.

"Il sistema retributivo delle aziende quotate in Borsa subisce, in tal modo, un trasferimento di competenze sull’azionariato che, a mio avviso, non è, però, sempre in grado di decidere sulla politica retributiva", scuote la testa Fulvio Pelli, deputato federale ed ex-presidente del Partito Liberale svizzero. "Questo fatto - aggiunge Pelli - renderà sicuramente la Svizzera meno attrattiva, per i gruppi internazionali". Ci sarà, quindi, un esodo di manager capaci, come temevano gli avversari di Thomas Minder? "Ci sarà, forse, qualche partenza ma, soprattutto, verranno architettati degli escamotages", dice il deputato. "Potrà succedere - spiega - che una holding sia trasferita fuori dalla Svizzera, di modo che le retribuzioni dei suoi dirigenti vengano decise all’estero, aggirando la legge".

Ma cosa ha scatenato la vera e propria furia dell’elettorato svizzero, che ha consentito il trionfo di un personaggio, tutto sommato poco appariscente e per nulla carismatico come Thomas Minder? Secondo Pelli il fatto che "i manager svizzeri, contraddicendo la loro tradizionale modestia, da una ventina d’anni a questa parte hanno sposato il modello americano dei salari esorbitanti, così che è capitato che, in un anno, il numero uno di Credit Suisse, Brady Dougan, è arrivato a incassare la bellezza di 60 milioni di franchi", poco meno di 50 milioni di euro.

"Ecco, il cittadino non capisce perché questa gente, che guadagna così tanto, abbia avuto la necessità di esagerare", la spiegazione di Fulvio Pelli all’esito del referendum odierno. Per non citare l’episodio, avvenuto a ridosso del voto, che ha avuto per protagonista un altro mega dirigente, il numero uno di Novartis, Daniel Vasella. A 60 anni Vasella ha deciso di pensionarsi e, non contento di aver già guadagnato, in tutta la sua carriera, oltre 300 milioni di euro, ne ha ottenuti altri 50 di buonuscita. Cui, poi, ha dovuto rinunciare, pressato dall’indignazione popolare e dalla rabbia dei piccoli azionisti della multinazionale farmaceutica.

I SALARI ITALIANI SONO PIU BASSI
ROMA - La Germania batte l’Italia. Nella classifica ’salari’ il nostro Paese si piazza al dodicesimo posto nell’Ue a 27, sotto la media della zona euro, ma leggermente sopra quella dell’intera Ue. E’ quanto emerge da un report dell’Istat, secondo cui la retribuzione oraria lorda ad ottobre 2010, espressa in termini nominali (senza tener conto del potere di acquisto), è inferiore di circa il 14,6% a confronto con quella della Germania, del 13% nel paragone con il Regno Unito e dell’11% con la Francia; risulta invece superiore del 25,9% rispetto alla Spagna.

Il confronto è relativo alla retribuzione oraria del mese di ottobre dei dipendenti che hanno un contratto a tempo pieno ed esclude gli apprendisti, precisa l’Istat. Nel dettaglio, l’Italia, con 14,5 euro, si colloca più in basso a confronto con la media dell’Unione monetaria, ma risulta superiore a quella dell’Ue a 27. Infatti, la retribuzione oraria, sempre a ottobre 2010, è pari a 14,0 euro per ora retribuita nell’intera Unione e a 15,2 euro in Eurolandia.

In generale nella graduatoria europea, i valori più elevati si registrano in Danimarca (27,09 euro), Irlanda (22,23 euro) e Lussemburgo (21,95 euro), quelli più bassi in Bulgaria (2,04 euro), Romania (2,67 euro), Lettonia e Lituania (rispettivamente 3,78 euro e 3,44 euro).

Quanto al rapporto, pubblicato dall’Istituto di statistica all’inizio della settimana, si tratta di una rilevazione quadriennale sulla struttura delle retribuzioni, armonizzata a livello europeo. L’indagine analizza il mese di ottobre perchè sono limitati gli effetti della stagionalità e la presenza di giorni festivi. Dalla rilevazione, viene sottolineato, sono escluse oltre alle attività del settore agricolo, quelle della pubblica amministrazione in senso stretto (amministrazione pubblica e difesa; assicurazione sociale obbligatoria).

Inoltre, spiega l’Istat, "nei confronti internazionali, al fine di tenere in considerazione le differenze della durata del lavoro e dei sistemi nazionali di welfare, è utilizzato generalmente l’indicatore della retribuzione lorda oraria". Il risultato sono, viene evidenziato, "dati armonizzati a livello europeo" che "permettono il monitoraggio, a cadenza quadriennale, dell’andamento del mercato del lavoro e delle retribuzioni nei diversi paesi, fornendo rilevanti informazioni per l’orientamento delle politiche del lavoro e la valutazione del grado di competitività delle economie nazionali".

(03 marzo 2013)

COMMENTI
26 commenti


giovipri25 minuti fa
nel 2005 un signore mio amico che lavorava alla wolkswagen mi diceva di guadagnare 2500 euro netti quando un operaio fiat a termini Imerese non guadagnava più di 1200 euro. Ho la sensazione che i vari indici elaborati dall’l’Istat siano veritieri da un punto di vista dei dati raccolti, tuttavia essi rispecchiano poco la realtà. Ad esempio l’indice che misura l’inflazione ci dice che negli ultimi dieci anni questa è stata del 20, 25%. in realtà i beni di stretta necessità sono aumentati molto di più, basta pensare alle spese per gli alimentari, per i prodotti energetici ed ai servizi necessari. Poi è vero che il prezzo dei computer dei cellulari, sono diminuiti ma queste cose ad andar bene una famiglia media li compra una volta ogni 5 anni. Una cosa è certa: in Nord Italia fanno fatica le famiglie dove entrambi i coniugi lavorano quindi figuriamoci quando uno dei due non lavora!!!
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concino30 minuti fa
In Germania fin dai tempi di Bismarck (con l’eccezione dello sciagurato periodo 1933-1945) i sindacati hanno visto l’azienda come UN BENE COMUNE con gli imprenditori e non come IL NEMICO da abbattere e, sappiatelo, non sono mancati scioperi lunghi e duri nelle "firma" germaniche, VW in testa. Ma in compenso quando c’è e c’era da fare il bene dell’azienda l’obiettivo è sempre stato comune. Risultati? Oggi i sindacati siedono nei CDA e spuntano contratti e benefits, in Italia sono messi alla porta e rischiano di fare la fine dei loro illustri progenitori, le TU inglesi ammazzate dalla Iron Lady tra il compiacimento dell’opinione pubblica stanca di scioperi pazzi. Ma quale imprenditore, anche il più progressista, si metterebbe UN LANDINI o UNA CAMUSSO nel CDA? Un pazzo, forse...
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Mauro Lorenzon58 minuti fa
questa e’ disinformazione,io sono operaio da 30 anni e senza straordinari(quando si facevano) non supero i 1.200 euro,alla volkswagen senza straordinari guadagnerei 2.500 euro,ma le tasse le pago come in germania.....
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vignalone2 ore fa
Attenzione !!!!!!
Bisogna farsi spiegare dall’ISTAT come sono stati fatti i calcoli: a me risulta ad esempio che in Germania e in molti altri stati non esiste il TFR . ce lo hanno messo dentro con gli opportuni coefficienti di rivalutazione?
fatta così l’analisi non dice un bel niente.
Propongo all’Istat di fare una’altra analisi: retribuzione ( chiaramente stimata) di una persona per TUTTA la vita lavorativa e poi si divide per i mesi lavorati . Dentro ci si butta tutto : ferie malattia TFR.
Vedrete che le differenze di assottigliano e di molto.
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Claudio Santini2 ore fa
ma 14 € lordi l’ora significa 2240 al mese che in un anno (13 mensilità) fanno 29120 lordi mi sembra un po’ altina come media, almeno che non siano inclusi anche il 46% di contributi che paga l’azienda e che non sono presenti in busta paga.
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Romolo Samuele2 ore fa
Solo il 14,6 % in meno ? Ma gli operai tedeschi non guadagnavano 3000 euro al mese ?
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Jean Sebastien2 ore fa
Ovvio, non potendo svalutare moneta per la competitività, si deve svalutare il lavoro per cerca di battere la concorrenza, quindi riduzione salari, contratti sempre piu’ precari, con il risultato del crollo consumi e recessione...
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uasisan3 ore fa
Come al solito escono dei dati addomesticati per non far scoppiare la rivoluzione. Ma il dato è assolutamente falso, la differenza è enorme e non così risicata come ci vuol far credere l’Istat. Io lavoro per una multinazionale e i miei colleghi in Germania, Francia, GB,etc. prendono il doppio del mio stipendio oltre ad avere tutta una serie di servizi sociali che noi ci sogniamo...
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Claudio Santini2 ore fa
lo stesso vale per me
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fercer5752 minuti fa
Inoltre non si considerano i prezzi (leggermente più bassi in Germania), i servizi che funzionano (e non fanno perdere tempo e salute), la sanità che comprende alcuni servizi specialistici e altre cose come le autostrade gratis (e la benzina ad un prezzo inferiore). C’é da dire che anche lì non sono tutti santi (qualcuno che fa il furbo c’è sempre, in qualsiasi nazione), ma il fenomeno è di molto inferiore a quello italiano e, soprattutto, chi fa il furbo non è considerato "il figo" e chi segue le regole "il fesso di turno". Generalmente seguono le regole (p. es. quelle stradali) anche se sanno di non essere controllati. La differenza è tutta lì.
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rotfranco4 ore fa
Posso capire perché un lavoratore della Mercedes guadagni molto di piú di uno della Fiat (é vero? Non posso controllare), ma la casa Mercedes guadagna molto piú della Fiat (e questo e´ vero). Penso che la produttivitá della Mercedes sia piú alta. Tra l’altro bisogna anche tenere conto che il divario tra i salarii in Germania é molto alto: un lavavetri o una parrucchiera guadagna nella Germania Est meno di 4,00 Euro all’ora!!!
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Salvatore Rovina4 ore fa
ahahah i salari italiani secondo l´istat sarebbero soltanto il 14% inferiori a quelli tedeschi ??ß Ma per piacere , io lavoro alla vw di wolfsburg reparto assemblaggio motore e la mia busta paga del mese di gennaio era di 2580 euro senza straordinari . Andate a domandare quanto guadagna un operaio della fiat.
(03 marzo 2013)

CORRIERE.IT
E dunque la Svizzera, la terra delle banche e delle multinazionali, sarà il primo paese d’Europa ad adottare una norma che pone un tetto ai superstipendi dei manager. Il referendum promosso dal parlamentare conservatore Thomas Minder si è risolto infatti con una schiacciante vittoria dei favorevoli alla proposta di legge. Quando mancano ormai solo poche sezioni al risultato definitivo i sì alla legge Minder superano il 67%, con punte del 71,2% a Zurigo e del 70,3 in Canton Ticino, vale a dire due delle principali piazze finanziarie del paese.


La proposta di legge era di natura costituzionale dunque per essere approvata doveva ottenere la maggioranza non solo dei voti complessivi ma anche dei singoli cantoni; ebbene, in tutte le 24 regioni della Confederazione Elvetica i sì sono ampiamente la maggioranza. Questo significa che il tetto ai superstipendi diventerà realtà a partire dal gennaio 2014. La proposta Minder prevede che la remunerazione dei dirigenti di multinazionali, società quotate in Borsa e spa in generale non venga più decisa dal consiglio di amministrazione ma dall’assemblea degli azionisti, di anno in anno e in base ai risultati conseguiti dal management. Questo particolare ha fatto guadagnare a Minder il soprannome di “Robin Hood dei piccoli azionisti” mentre il referendum odierno, tra l’opinione pubblica era stato ribattezzato “caccia ai gatti grassi”. Da oggi, in pratica, per i gatti svizzeri, intesi come elite della finanza e dell’industria, comincia una robusta dieta.

Il sì pronunciato ai quattro angoli del Paese apre una breccia in un dibattito che ormai attraversa tutto il Vecchio Continente: anche la Ue, in questi giorni ha proposto misure in grado di raffreddare i bonus per i top manager privati, sul modello di quanto approvato oggi in Svizzera. Ma per l’Unione le procedure sono molto farraginose e soprattutto l’idea sta incontrando la forte opposizione del premier inglese David Cameron (Londra non a caso è la principale piazza finanziaria d’Europa). Il successo di Minder, fino a poco tempo fa anonimo parlamentare eletto a Sciaffusa, ha dell’incredibile: la sua proposta di legge si è affermata nonostante la contrarietà di tutti i principali partiti elvetici, della Confindustria locale e dell’establishment bancario.

L’ondata di avversione popolare contro i “gatti grassi” – e che ora rende facile accostare Minder a Beppe Grillo – non spunta tuttavia dal nulla. Il parlamentare di Sciaffusa aveva cominciato a raccogliere le firme necessarie alla consultazione in completa solitudine politica dopo che era scoppiato lo scandalo della Swissair; la compagnia di bandiera elvetica era infatti fallita nel 2001 ma al suo amministratore delegato Mario Croci era stato concesso un bonus di 12 milioni di franchi. Lo stesso era accaduto nel 2008 ai vertici della Ubs, la principale banca elvetica alle prese con un buco di 2,7 miliardi. Lo Stato era intervenuto in soccorso del colosso finanziario ma 50 milioni di franchi era stati bruciati in premi ai suoi amministratori. «La volontà popolare va rispettata ma adesso la Svizzera rischia di diventare un territorio meno attrattivo per le multinazionali» ha dichiarato poche ore fa Fulcio Pelli, parlamentare liberale, contrario all’iniziativa Minder. Per la Svizzera, e probabilmente per l’Europa intera, è l’inizio di un nuovo capitolo.

Claudio Del Frate

STIPENDI ITALIANI TROPPO BASSI (CORRIERE.IT)
Al dodicesimo posto nell’Unione Europea, ben al di sotto della media dell’Eurozona, l’Italia si conferma il paese dei salari bloccati.

PRIMATO DANESE-È quanto emerge da uno studio dell’Istat, i dati sono evidenti: la retribuzione oraria lorda nell’ottobre (perché è il mese in cui ci sono meno giorni festivi) del 2010 è inferiore del 14.6% rispetto a quella della Germania e del 13% rispetto alla Gran Bretagna. Con la Francia il distacco si riduce: a Parigi e dintorni guadagnano mediamente l’11% in più che da noi. Facciamo però meglio della Spagna con + 25,9%. Ma a cosa si riferiscono questi dati? A lavoratori dipendenti con contratto a tempo pieno, esclusi gli apprendisti: la paga oraria è in media di 14 euro all’interno della Ue e di 15,2 nei paesi che adottano la moneta unica. Ai primi posti? Danimarca (27,09 euro), Irlanda (22,23 euro) e Lussemburgo (21,95 euro). Mentre agli ultimi si piazzano i paesi dell’ex blocco sovietico:Bulgaria (2,04 euro), Romania (2,67 euro), Lettonia e Lituania (rispettivamente 3,78 euro e 3,44 euro). Dal paragone rimangono fuori parecchie categorie: il settore agricolo, i dipendenti della pubblica amministrazione e i militari. Inoltre, spiega l’Istat, «nei confronti internazionali, al fine di tenere in considerazione le differenze della durata del lavoro e dei sistemi nazionali di welfare, è utilizzato generalmente l’indicatore della retribuzione lorda oraria».

ANZIANI VS NEO-ASSUNTI-Dalla stessa analisi emergono anche profonde differenze retributive fra neo-assunti e lavoratori con almeno 15 anni di anzianità: quest’ultimi percepiscono un salario annuo superiore del 61,4% rispetto a quella dei dipendenti che sono stati assunti da meno di 5 anni.

http://www.iljournal.it/2013/svizzera-la-vittoria-di-thomas-minder/444933
(CINQUE MILIONI DI VOTANTI) Secondo le prime proiezioni i “si” raggiungono in media il 60% con punte del 70% e più in alcuni Cantoni, come in Basilea Campagna dove si registra un 76,5% di voti favorevoli.

Essendo il referendum propositivo di una legge di natura costituzionale per essere approvato deve ottenere sia la maggioranza dei voti totali sia la maggioranza in ogni singolo Cantone. Quando mancano ormai pochissime schede da scrutinare entrambi questi obiettivi sono stati raggiunti.

Il principale promotore del referendum è stato il parlamentare Thomas Minder, del partito di destra Unione Democratica di Centro (Udc), tanto che viene anche definito “Iniziativa Minder”.

Secondo la proposta di legge i bonus, sia in entrata che in uscita, (“golden hello” e “golden goodbye”), nonché i premi previsti in caso di vendite o acquisizioni per i manager delle società quotate in borsa non dovranno superare un determinato livello stabilito dall’assemblea degli azionisti. Attualmente i bonus e le liquidazioni dei top manager sono appannaggio del consiglio di amministrazione.

L’inizio della battaglia di Thomas Minder, si legge su Ticinonline (il portale delvCanton Ticino), risale al 2001, quando il presidente del consiglio d’amministrazione della compagnia aerea Swissair, Mario Corti, concluse un contratto per la fornitura di prodotti di cosmesi con la Trybol AG, l’impresa che appartiene alla famiglia Minder da tre generazioni. Dopo il fallimento di Swissair le fatture non furono pagate, creando grossi problemi all’azienda dei Minder. Mario Corti ottenne però una fuoriuscita milionaria.

Nel 2006 quindi Thomas Minder lanciò la sua campagna contro quelle che ha definito “retribuzioni abusive”.

Sul risultato del referendum ha pesato probabilmente la notizia della liquidazione da 72 milioni di franchi svizzeri (60 milioni di euro circa) assegnata al presidente uscente di Novartis, Daniel Vasella.

Ora il progetto di legge dovrà essere redatto e approvato dal Parlamento. Il tempo previsto è di almeno un anno ma il governo, così come l’opposizione, la confindustria e alcuni sindacati preoccupati per le ricadute sull’economia della Svizzera, si sono opposti strenuamente al referendum di iniziativa popolare.

E’ probabile che la legge così come proposta non verrà approvata mentre potrebbe entrare in vigore un testo alternativo preparato dal governo, meno incisivo.

http://www.tio.ch/News/Svizzera/724638/Il-giorno-di-Minder-la-Svizzera-gli-ha-detto-si/
BERNA - Thomas Minder, deciso avversario delle retribuzioni esagerate dei grandi manager, ha ottenuto domenica il maggior successo della sua carriera politica. Praticamente solo contro tutti, il consigliere agli Stati indipendente sciaffusano si è imposto contro l’élite economica e il mondo politico.
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Pur disponendo di modesti mezzi finanziari, il "Robin Hood dei piccoli azionisti" ha condotto nelle ultime settimane una lotta intensa in difesa della sua iniziativa contro le remunerazioni abusive. Si è buttato a capofitto nell’arena e ha partecipato non solo a molte assemblee di partiti, ma anche a tantissimi dibattiti.

Thomas Minder ha percepito che l’opinione pubblica condivideva la sua collera. L’iniziativa lo aveva già proiettato alla Camera dei cantoni in occasione delle elezioni del 2011.

Il suo impegno personale gli ha permesso di guadagnare il sostegno di varie sezioni dell’UDC, quando il partito nazionale era contrario. Anche l’indennità di 72 milioni di franchi che era stata promessa al presidente uscente di Novartis Daniel Vasella ha aiutato la sua causa e la successiva rinuncia non ha cambiato niente.

Lo sciaffusano si è inoltre assicurato il rispetto degli avversari. Durante la campagna hanno riconosciuto che l’iniziativa aveva avuto il merito di lanciare la discussione sulle remunerazioni dei manager.

L’origine della lotta di Thomas Minder risale al 2001, anno del grounding di Swissair. Il presidente del consiglio d’amministrazione della compagnia aerea Mario Corti aveva concluso un sostanzioso contratto per la fornitura di prodotti di cosmesi con la Trybol AG, l’impresa che appartiene alla famiglia Minder da tre generazioni. Dopo il fallimento di Swissair le fatture non furono pagate, creando grossi problemi all’azienda di Neuhausen am Rheinfall (SH) che occupa una ventina di persone.

Contemporaneamente, a Mario Corti fu attribuito un premio di partenza di vari milioni di franchi. Un’ingiustizia che aveva spinto Minder ad agire: cinque anni più tardi ha lanciato l’iniziativa contro le remunerazioni abusive.

Thomas Minder viene spesso decritto come un uomo alla mano, ma deciso e testardo. Collaborare con lui non è sempre facile. Lui stesso afferma di avere i piedi per terra, ma di affrontare i temi in modo diretto.

Il suo intervento in occasione dell’assemblea degli azionisti dell’UBS nel 2008 è quasi leggendario. Lo sciaffusano si era fatto espellere dopo aver tentato di consegnare a Marcel Ospel, l’allora presidente della banca, un codice delle obbligazioni.

Sotto la cupola di Palazzo federale, il parlamentare indipendente se la prende contro le lobby o i suoi colleghi. Al Consiglio degli Stati interviene su quasi tutti i temi. Non cerca necessariamente alleati e le sue proposte hanno spesso solo la sua firma.

Con il successo della sua iniziativa porta a termine una lotta durata sette anni. Non per questo Thomas Minder cesserà di impegnarsi: "la mia faretra è ancora piena di frecce per centrare i problemi che devono essere risolti a Berna", ha affermato recentemente.

CHI È THOMAS MINDER


Thomas Minder

Thomas Minder è nato il 26 dicembre 1960 a Neuhausen, nel cantone Sciaffusa, vicino alle cascate del Reno.

Dopo la scuola dell’obbligo ha frequentato la scuola di commercio a Neuchâtel.

In seguito è stato per due anni manager responsabile dell’import/export di un produttore di cappelli a Parigi e ha quindi ottenuto un diploma di management alla Fordham University di New York.

Nell’esercito Thomas Minder ha il grado di primo tenente ed è stato comandante di un battaglione di fucilieri.

Dal 1994 è direttore dell’azienda Trybol, in mano alla famiglia Minder dal 1963. Nel 1999 è diventato presidente del consiglio di amministrazione. Poiché la Trybol non è quotata in borsa, Minder non fornisce informazioni sul suo salario.

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Vincitore incontrastato del fine settimana di votazioni, dieci anni fa Thomas Minder era ancora un perfetto sconosciuto. Il successo della sua iniziativa contro le retribuzioni abusive si deve alla popolarità del tema, ma anche al suo impegno di combattente solitario.

Intransigente e talvolta offensivo: così lo descrivono nemici e amici. Lui stesso si definisce testardo e ostinato. Thomas Minder, 52 anni, segno zodiacale capricorno, dirige un’azienda familiare a Sciaffusa, nella Svizzera nord-orientale. Dal 2011 siede nella Camera alta del parlamento svizzero.

Oggi tutto il paese lo conosce e discute le sue proposte. Fa arrabbiare le élite politiche ed economiche. E ha una missione che lo ha reso molto popolare: mettere un freno ai manager che guadagnano milioni.

L’avventura dell’iniziativa Minder contro i salari abusivi è cominciata nell’autunno del 2001, dopo il grounding della compagnia di bandiera Swissair, orgoglio della nazione. Il vettore aereo era uno dei clienti più importanti del produttore di dentifrici Thomas Minder. Il fallimento rischiava di trascinare alla rovina anche l’azienda familiare.
Thomas Minder

Thomas Minder è nato il 26 dicembre 1960 a Neuhausen, nel cantone Sciaffusa, vicino alle cascate del Reno.

Dopo la scuola dell’obbligo ha frequentato la scuola di commercio a Neuchâtel.

In seguito è stato per due anni manager responsabile dell’import/export di un produttore di cappelli a Parigi e ha quindi ottenuto un diploma di management alla Fordham University di New York.

Nell’esercito Thomas Minder ha il grado di primo tenente ed è stato comandante di un battaglione di fucilieri.

Dal 1994 è direttore dell’azienda Trybol, in mano alla famiglia Minder dal 1963. Nel 1999 è diventato presidente del consiglio di amministrazione. Poiché la Trybol non è quotata in borsa, Minder non fornisce informazioni sul suo salario.

Molti soldi per poco lavoro

Alla fine Swissair rinacque parzialmente con il nome di Swiss. La vendita di dentifricio era salva, Minder subì però perdite considerevoli. Questo fece crescere la sua rabbia contro i responsabili del grounding, in particolare contro l’ultimo amministratore delegato di Swissair, Mario Corti. Corti era rimasto in carica per pochi mesi, ma già prima di assumere la direzione della compagnia aerea aveva incassato in anticipo cinque salari annuali.

Nello stesso periodo le Ferrovie federali svizzere (FFS) raddoppiarono i salari dei loro dirigenti. Alcuni esponenti di spicco del Partito socialista reagirono con veemenza alla notizia, usando per la prima volta pubblicamente il termine «Abzocker» (in italiano «imbroglione», ma nel dibattito politico svizzero il termine indica ormai soprattutto i manager che ottengono retribuzioni eccessive, NdT).

L’allora direttore delle FFS fu spinto a rinunciare a una parte del suo salario. Intanto i due manager dell’ABB Percy Barnevik e Göran Lindahl, che avevano portato la loro azienda sull’orlo del disastro, lasciarono il loro incarico intascando indennità di partenza per 233 milioni di franchi.
Capriole in parlamento

Nella popolazione la rabbia cresceva. Per mesi il quotidiano popolare Blick martellò sul tema. A quel punto Minder lanciò l’idea di mettere in votazione nelle assemblee generali degli azionisti i salari dei manager. Ma la classe politica lo ignorò. Nell’ottobre del 2006 cominciò allora a raccogliere firme per la sua iniziativa popolare. Il numero di firme necessario fu raggiunto in poco tempo, l’indignazione popolare aveva finalmente trovato un modo concreto per esprimersi.

La strada per giungere alla vittoria alle urne sarebbe stata però ancora lunga. Agli occhi della maggioranza borghese in parlamento, l’iniziativa appariva troppo radicale e ostile all’economia. Per anni il parlamento fece capriole e salti mortali prima di presentare un controprogetto indiretto all’iniziativa e fissare la data per il voto.

L’iniziativa popolare permette ai cittadini di proporre una modifica della Costituzione. Per essere valida, deve essere sottoscritta da almeno 100’000 aventi diritto di voto nello spazio di 18 mesi. Il Parlamento può decidere di accettare direttamente l’iniziativa. Può pure rifiutarla o preparare un controprogetto. In ogni caso viene comunque organizzato un voto popolare. Per essere adottata, l’iniziativa deve ottenere il voto di una maggioranza di cittadini e di cantoni.

In tutti questi anni Minder si è presentato nei panni di combattente solitario, ma deciso a tutto. Nel 2008, dopo che l’UBS evitò il fallimento solo grazie al soccorso dello stato, l’imprenditore sciaffusano definì i vertici della grande banca «squadra di falliti del secolo e nullità in gessato».

Nel corso dell’assemblea generale degli azionisti di quell’anno, Minder tentò di consegnare all’allora amministratore delegato dell’UBS, Marcel Ospel, una copia del Codice delle obbligazioni. Gli addetti alla sicurezza lo allontanarono come un qualsiasi delinquente. Una doccia fredda, per Minder.
Il dissidio con Blocher

Inveire contro gli imbroglioni ai vertici delle aziende, contro i manager in gessato scuro, contro gli intrallazzi e la lentezza della politica: lo fanno molti, al bar, per strada o a casa. Minder lo ha fatto alla televisione e nei media, diventando una figura di identificazione per tutti coloro che si indignavano contro l’avidità dei manager.

Questo aiuta a capire perché nell’autunno del 2011 gli elettori del cantone Sciaffusa l’hanno catapultato direttamente nel Consiglio degli Stati (Camera alta del parlamento svizzero). Arrivarci non è facile, di solito nella Camera dei cantoni sono eletti solo politici con una lunga esperienza alle spalle.

Oltretutto Minder non appartiene a nessun partito. Nel clima del Consiglio degli Stati, generalmente teso alla ricerca del compromesso, Minder si è distinto per il suo stile polemico e aggressivo. I suoi colleghi parlamentari lo definiscono poco incline ai compromessi, ma ammettono che dice sempre quello che pensa.

Dopo la sua elezione è entrato a far parte del gruppo parlamentare dell’Unione democratica di centro (UDC), quindi dell’ala nazional-conservatrice del parlamento. Questo non gli ha impedito di mantenere la sua indipendenza politica, al punto da chiamare «traditore» il leader carismatico dell’UDC Christoph Blocher per aver sostenuto per anni la sua iniziativa e avergli poi voltato le spalle.
Linea dura sull’asilo

Secondo Minder, l’UDC ha commesso molti errori politici. Nella politica d’asilo le sue posizioni sono però vicine a quelle del suo gruppo parlamentare: «Nella politica d’asilo sostengo la linea dura». Nelle questioni energetiche si schiera invece piuttosto con i Verdi, sostenendo lo sviluppo rapido delle energie sostenibili e l’uscita in tempi brevi dal nucleare.

Ma Minder ammette anche un’altra analogia con l’UDC: «Un buon fiuto per le esigenze dei clienti». Con il suo fiuto Minder ha centrato una questione che stava molto a cuore alla popolazione. È il vincitore di una votazione che ha suscitato dibattiti animati in tutti i settori della società. Davide ha vinto contro Golia, ma lo sportivo e ornitologo dilettante non ha ancora raggiunto il traguardo.
Gli spigoli saranno smussati

Per essere precisi, bisogna dire che l’iniziativa contro le retribuzioni abusive impone modifiche del diritto degli azionisti che dovrebbero condurre a un rafforzamento della posizione degli azionisti. Gli esperti non sono concordi nell’affermare che questo approccio permetterà di impedire durevolmente le retribuzioni milionarie dei manager, anche perché l’iniziativa deve ancora essere tradotta in norme legislative dal parlamento. Ed è prevedibile che la maggioranza borghese cercherà di smussarne gli spigoli.

Non sarebbe la prima volta che un’iniziativa popolare, pur essendo approvata dai votanti, non raggiunge il suo obiettivo originario. Thomas Minder sembra considerare anche questa possibilità: «Non ho mai detto che il mio obiettivo sia quello di ridurre i salari», ha dichiarato alcuni giorni fa al quotidiano Le Temps. «Voglio semplicemente che gli azionisti si assumano la responsabilità del sistema salariale. Se gli azionisti vogliono buttare dalla finestra i soldi dell’azienda approvando salari eccessivi è un problema loro».


RAPPORTO SALARI/STIPENDI (IBID)
Le forbici salariali dalla metà degli anni ’90 hanno continuato ad allargarsi in Svizzera, suscitando l’indignazione di gran parte dell’opinione pubblica. Ma è possibile definire una retribuzione abusiva o un salario equo?

Il dipendente meno pagato della Novartis dovrebbe lavorare almeno 266 anni per poter guadagnare quanto il suo direttore Joseph Jimenez nel 2011, anno in cui ha intascato 15,722 milioni di franchi. È il maggior divario registrato nell’inchiesta annuale del sindacato Travail.Suisse, pubblicata in giugno.

Al terzo posto, con un rapporto di 1 a 229, si colloca il presidente del consiglio d’amministrazione del gigante farmaceutico basilese, Daniel Vasella, che era stato alla testa della classifica dal 2005 al 2009 con retribuzioni che sfioravano i 40 milioni di franchi all’anno.

“Indecenti”, “eccessivi”, si indignava allora gran parte dell’opinione pubblica. Nel 2010, in piena tempesta finanziaria, Vasella era scalzato dal primo posto dal patron del Credit Suisse, Brady Dougan, con i suoi 90 milioni di franchi di rimunerazione annua. Vale a dire 1’812 volte più che il dipendente meno pagato della grande banca. Proteste generali.

Venne quindi l’ora del pentimento, la fine annunciata dei bonus esagerati, delle decine di milioni di franchi accumulate dagli alti dirigenti dell’UBS, gli stessi che per poco mandavano in rovina la Svizzera con le loro operazioni azzardate nel mercato statunitense dei subprime.

Cosicché, negli ultimi due anni il divario salariale si è lievemente ridotto in Svizzera. “Si è appena attenuato”, deplora il sindacato Unia, il quale ha calcolato che nel 2011 in media un top manager guadagnava circa 39 volte più di un impiegato di base, contro 43 volte nel 2010. Un calo ampiamente inferiore a quello degli utili delle 41 società più importanti quotate alla Borsa svizzera, che sono scesi da 84 a 56 miliardi di franchi (-35%).

“Non esiste alcuna giustificazione economica per i salari esorbitanti dei dirigenti. ”

Jean-Jacques Friboulet, professore di etica economica

La svolta neoliberale

L’andamento di base è incontestabile. L’Unione sindacale svizzera (USS) ha calcolato che tra il 1997 e il 2008, il numero di persone che guadagnavano più di un milione di franchi all’anno è schizzato da 510 a 2’824. Nello stesso lasso di tempo, il reddito reale delle 40mila persone meglio pagate è aumentato di oltre il 20%, mentre la crescita dei salari bassi e medi si è attestata tra il 2 e il 4%.

Ma ci si deve scandalizzare per questa evoluzione? “Non esiste alcuna giustificazione economica per i salari esorbitanti dei dirigenti, afferma Jean-Jacques Friboulet, professore di etica economica all’università di Friburgo. Con la svolta liberale degli anni ’90, alcuni limiti sono saltati. La barriera morale, religiosa e culturale di essenza protestante, che frenava l’arricchimento nel capitalismo di tipo familiare, si è infranta”.

Secondo Jean-Jacques Friboulet, l’economia ha mostrato di essere incapace di autoregolarsi. Perciò egli accoglie positivamente l’iniziativa popolare “contro le retribuzioni abusive”, sulla quale l’elettorato svizzero si esprimerà il 3 marzo. Essa chiede in particolare di sottoporre al voto dell’assemblea generale degli azionisti la somma delle rimunerazioni dei membri della direzione e del consiglio d’amministrazione delle società svizzere quotate in borsa.
Disparità salariali
Manager pagati 200 volte di più dei collaboratori
Lohnschere-ita

Negli ultimi 20 anni è notevolmente cresciuto il divario salariale tra i dirigenti delle maggiori imprese svizzere e i loro collaboratori. [...]
Politica Votazione del 3 marzo 2013
“Cocenti fallimenti storici”

“In una democrazia semidiretta evidentemente il popolo ha il diritto di esprimersi su questioni di società, osserva Cristina Gaggini, direttrice per la Svizzera francese dell’organizzazione padronale economiesuisse, che si oppone fermamente all’iniziativa. Ma fuori dall’Europa non si capisce questo dibattito. Negli Stati Uniti, in Cina o in India si ostenta con fierezza il proprio salario, simbolo dell’ascesa sociale”.

Quanto ai divari salariali, per Cristina Gaggini non pongono il benché minimo problema. “Il fenomeno risale all’antichità. I tentativi di risolvere questi divari si sono saldati con dei fallimenti storici cocenti”, commenta la sostenitrice dell’economia di mercato.

Il sindacalista e sociologo Alessandro Pelizzari evidentemente non condivide questo parere, ma concorda con la rappresentante padronale su un punto: dal profilo contrattuale non esiste una retribuzione indecente o abusiva, così come non si può parlare di salario equo.

“È tutta una questione di rapporto di forza. Questo determina da una parte la ripartizione dei redditi tra il capitale e il lavoro e dall’altra la ripartizione tra i salariati stessi”, precisa il sindacalista.

È chiarissimo che il rapporto di forza si è ribaltato in favore del capitale negli ultimi vent’anni. “Alla fine dei Trenta gloriosi, i salari rappresentavano circa il 70% del prodotto interno lordo (Pil), contro il 60% odierno, puntualizza Jean-Jacques Friboulet. È in quest’epoca che i top manager hanno cominciato ad appropriarsi di una parte sostanziosa dei profitti”.
Iniziativa Minder

L’iniziativa “contro le retribuzioni abusive”, lanciata dall’imprenditore Thomas Minder, vuole introdurre un articolo costituzionale con una serie di disposizioni che rafforzano i diritti degli azionisti delle società svizzere quotate in borsa, per evitare che i top manager si elargiscano rimunerazioni esorbitanti, senza alcun rapporto con i risultati della loro società.

In particolare, il testo dà all’assemblea generale le competenze di eleggere ogni anno tutti i membri del consiglio d’amministrazione e di decidere la somma delle rimunerazioni di questo organo, della direzione e del comitato consultivo. Indennità anticipate, buone uscite e premi in caso di acquisto o di vendita dell’impresa sono proibiti. Pure vietati i voti per delega.

L’elettorato voterà il 3 marzo. In caso di rifiuto, dovrebbe entrare in vigore un controprogetto adottato dal parlamento. Si tratta di una revisione del diritto della società anonima e del diritto contabile che riprende parte delle misure previste dall’iniziativa, ma attenuate.
Un divario massimo di 1 a 12?

Prima del movimento di liberalizzazione degli anni ’90, la scala salariale in seno alle grandi aziende raggiungeva un rapporto massimo di 1 a 40. “L’opinione pubblica riteneva che il livello di responsabilità e di assunzione di rischi dei dirigenti valesse tali retribuzioni”, spiega Friboulet. Buone uscite dorate, bonus faraonici e vantaggi di ogni sorta, accordati talvolta anche in caso di risultati negativi, hanno cambiato la situazione Alcuni limiti sono saltati.

Il sentimento generale di indignazione ha incitato la Gioventù socialista a promuovere a sua volta un’iniziativa popolare, che dovrebbe essere sottoposta a votazione federale entro la fine di quest’anno o l’anno prossimo. Denominata “1:12 – Per salari equi”, esige che il salario massimo in seno a un’azienda non possa essere più di dodici volte quello più basso.

“Occorreva fissare un rapporto e trovare un compromesso che avesse una probabilità di essere accettato in votazione popolare”, dice Alessandro Pelizzari. Secondo il sindacalista, è tuttavia impossibile determinare una forbice salariale “decente”. “All’Unia il divario è di 1 a 3. Ma è già difficile giustificare questa differenza”.

Jean-Jacques Friboulet ritiene che una scala di 1 a 12 sia accettabile nel settore pubblico, ma non sia adatta a quello privato, poiché “un’economia di mercato funziona solo se i dirigenti sono interessati agli utili aziendali”.

Dal canto suo, Cristina Gaggini manifesta incredulità. “Nessuno stato al mondo ha fissato una simile soglia massima. Il salario è fonte di motivazione. Quando un dirigente guadagna molto, paga anche molte imposte: in Svizzera, la ridistribuzione è assicurata da tanto tempo”.