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 2013  marzo 01 Venerdì calendario

Beppe Grillo ha preso subito gusto ad esercitare il ruolo di uno dei tre leader determinanti, nella legislatura che sta per aprirsi e nel Parlamento rimasto per metà senza maggioranza

Beppe Grillo ha preso subito gusto ad esercitare il ruolo di uno dei tre leader determinanti, nella legislatura che sta per aprirsi e nel Parlamento rimasto per metà senza maggioranza. Ieri appunto ha fatto una veloce mossa di riaggiustamento dei rapporti con il Quirinale, cogliendo lo spunto dalla decisione di Napolitano di annullare l’incontro con il leader della Spd Steinbrück, che aveva definito «pagliacci» Berlusconi e il leader del Movimento 5 Stelle. Iniziativa che ha fatto scrivere a Grillo sul suo blog che adesso si riconosce pienamente nel Capo dello Stato. E a Napolitano di manifestare il suo apprezzamento per questo gesto distensivo. Il Presidente, nel corso della sua visita in Germania, ha cercato di rassicurare i molti interlocutori tedeschi preoccupati per la piega presa dalle cose italiane. Senza minimizzare le difficoltà, ha spiegato che, anche se sarà complicato dare attuazione al risultato elettorale, non ci sarà alcun vuoto perché il governo Monti resterà in carica fino a che non ce ne sarà un altro pronto a sostituirlo. Ma lo scambio di cortesie con il fondatore di M5S è rilevante perché cancella lo scontro a distanza che per tutto il 2012 ha opposto il campione dell’antipolitica all’inquilino del Quirinale. All’indomani del successo di M5S alle amministrative di maggio, quando il movimento conquistò Parma con il sindaco Pizzarotti, Napolitano, infatti, richiesto di commentare il «boom» del 5 Stelle, tagliò corto dicendo che non l’aveva visto e l’unico «boom» di cui si ricordava era quello economico degli Anni Sessanta. Grillo replicò sgarbatamente accennando al «meritato riposo» di cui Napolitano avrebbe presto potuto godere. La polemica riprese dopo le elezioni siciliane a ottobre, quando il M5S risultò primo partito nell’isola. E sempre Grillo, venerdì scorso, nella manifestazione conclusiva di Piazza San Giovanni a Roma, arringò la sua gente al grido di «Napolitano non è il nostro Presidente». Proprio questi precedenti sottolineano la svolta del leader di M5S, che si prepara, di qui a un mese, a salire al Quirinale per essere consultato dal Capo dello Stato sulla crisi e sul prossimo governo. Una virata in senso istituzionale caduta nello stesso giorno in cui Grillo non ha rinunciato alla quotidiana punzecchiatura a Bersani (che non si dà per vinto e spera che alla fine prevalga nel movimento la parte più favorevole a un accordo con il Pd) e a Berlusconi. La governabilità di cui parlano, ha gettato lì come provocazione, potrebbe essere garantita anche da un governo M5S al quale Pd e Pdl aprano la strada con un’astensione.