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 2013  marzo 01 Venerdì calendario

È il Beppe Grillo della «camicia bianca», per usare una sua metafora. Non un Grillo nuovo, ma quello che mostra un suo lato spesso poco individuato: un forte pragmatismo

È il Beppe Grillo della «camicia bianca», per usare una sua metafora. Non un Grillo nuovo, ma quello che mostra un suo lato spesso poco individuato: un forte pragmatismo. Attenti a scambiarlo per un ammorbidimento. Anche al Montepaschi, per dire, Grillo si presentò - in quel caso fisicamente - con la camicia bianca; ma la sostanza del suo j’accuse non era smussata. Le parole le conoscete. Riferendosi a un’arrogante frase di Peer Steinbrueck, candidato cancelliere della Spd («sono inorridito dalla vittoria di due clown nelle elezioni italiane»), e al modo durissimo in cui aveva reagito il presidente della Repubblica, ieri Grillo ha scritto sul suo blog: «Napolitano merita l’onore delle armi. In questi anni è stato criticato per molte scelte a mio avviso sbagliate, ma ieri in Germania ho visto, al termine del suo mandato, il mio presidente della Repubblica. Un italiano che ha tenuto la schiena dritta. Chapeau». Giorgio NapolitanoGiorgio Napolitano Parole non rituali, anzi, calde, come sa essere la comunicazione di Grillo. Il comico leader è l’opposto di un D’Alema anche dal punto di vista fisico e del modo di parlare. È un emotivo, attacca forte, ma ti si avvicina improvviso, poi, che sembra tutto dimenticato. Naturalmente resta critico verso Napolitano, gli rimprovera tutta una serie di cose, soprattutto «di non aver battuto i pugni sul tavolo sull’affare Monte dei Paschi, come avrebbe fatto Pertini». Ma ieri non solo non l’ha irriso come «o’ guaglione», come faceva nello Tsunami Tour; l’ha lodato. Che significa, cosa farà adesso? Proprio mentre conferma che non c’è trippa per una fiducia o per «inciucetti parlamentari», Grillo si diverte un po’ a spaventare ulteriormente i partiti così malmessi: spiega loro che lui col presidente della Repubblica ci può parlare eccome. Non si aspettino un genovese intimidito dal Palazzo, e tagliato fuori dai colloqui. E il presidente fa segno di apprezzare. PEER STEINBRUECKPEER STEINBRUECK Massimo DalemaMassimo Dalema Tra l’altro già il giorno della chiacchierata sotto casa sua con i giornalisti, Grillo usò il verbo «dialogare», e quelli che hanno lavorato con lui ripetono sempre «noi siamo per costruire, non per distruggere». Da loro non s’è mai sentita alcuna parola trionfalistica in questi giorni dopo il voto. Anzi, sono leggermente rammaricati perché qualcuno sperava di più. Ma più sono moderati nei toni, più sono fermi nella sostanza. La politica e i partiti provano a inquadrare con rudimentali truppe cingolate questi che invece fanno guerra asimmetrica. E si stanno anche divertendo un po’, in queste ore. Per esempio escogitando una triangolazione in cui il leader parla a volte per interposta persona, o comunque lascia parlare voci di cui, è noto, ha stima; ma quelle poi vengono riprese dai siti «come se» fossero il pensiero del Capo, il che naturalmente non è, né tanto meno è una proposta politica del Movimento. SANDRO PERTINISANDRO PERTINI Ma il cortocircuito è perfettamente attivato. E non sono in tanti ancora ora, per quanto incredibile possa sembrare, a decrittare questa parte, quasi situazionista, di beffa comunicativa e gioco linguistico (tra l’altro, in questi ultimi due giorni c’è stato anche uno stop molto deciso alle apparizioni sui media). Ieri l’amo è stata una conversazione su «La Cosa», la tv in streaming del movimento. C’era quella che è ormai una celebrità, tra chi segue un po’ i social forum e i luoghi di discussione (i meet up più che twitter) dei militanti cinque stelle: il blogger Byoblu, Claudio Messora. Svolgendo un ragionamento evidentemente paradossale, Messora ha ricordato che il «non statuto» del movimento impedisce alleanze, è chiarissimo; chi le vuole fare deve uscire dal Movimento. BEPPE GRILLO SANDRO PERTINI ANTONIO RICCIBEPPE GRILLO SANDRO PERTINI ANTONIO RICCI E questo è un macigno oggettivo sulla possibilità che il M5s dia una qualche fiducia. Si potrebbe tenere Monti lì, ha sussurrato Byoblu (ma costituzionalmente non si può). Poi, come rivolgendosi ai partiti, ha detto «se proprio lo volete fare, questo governo, fatelo fare a Grillo. Dopodiché il Paese ve ne sarà grato!». Ovvio che non era una proposta; anche se, sorprendentemente, c’è stato chi l’ha letta così. E Bersani se l’è cavata con un «basta battute» un po’ interdetto; ma insomma: tutti dentro un frame. Costruito dallo staff.