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 2013  marzo 01 Venerdì calendario

NAPOLI — È

passato da due giorni il Natale 2012 quando alla Procura della Repubblica di Napoli arriva una richiesta del senatore del Pdl Sergio De Gregorio, già indagato dai pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, e già salvato dall’aula di Palazzo Madama che ha negato al tribunale di Napoli di procedere al suo arresto. De Gregorio vuole parlare con i magistrati, vuole rendere «dichiarazioni spontanee». Vuole rivelare qualcosa. Comincerà a farlo il 28 dicembre, e per completare la sua deposizione serviranno in totale tre incontri con gli investigatori. Perché quello che De Gregorio ha da dire è molto importante e delicato. Riguarda il suo passaggio dalle file dell’Italia dei Valori, che lo aveva portato in Parlamento nel 2006 a sostenere il governo presieduto da Romano Prodi, a quelle del centrodestra. Un passaggio per il quale, racconta De Gregorio ai pm, Silvio Berlusconi gli diede tre milioni di euro. Uno sotto forma di finanziamento al movimento Italiani nel mondo, che fa capo al senatore napoletano, altri due in nero, in contanti e in varie rate da 200 o 300 mila euro per volta. A consegnargli i soldi era Valter Lavitola, il faccendiere presente in tutte le operazioni di presunta corruzione riconducibili a Berlusconi emerse dalle numerose indagini avviate dalla Procura di Napoli. Alcune hanno preso poi la direzione di altre procure per competenza territoriale, ma questa rimane radicata a Napoli (dopo un provvisorio trasferimento a Roma) perché così ha stabilito la Cassazione, ritenendo che il luogo dove si è consumato il presunto reato è quello dove De Gregorio ha versato in banca il denaro ricevuto, e cioè la sua città.
Sulla base delle rivelazioni del senatore ex Idv, e anche di altri riscontri che i pubblici ministeri hanno ritenuto attendibili, ora Berlusconi è indagato — con De Gregorio e Lavitola — per corruzione e violazione della legge sul finanziamento dei partiti. L’ultima cassetta di sicurezza, di cui l’ex premier ancora dispone presso il Montepaschi di Siena è stata messa sotto sequestro, e alla giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera gli uomini del nucleo di polizia tributaria di Napoli della Guardia di finanza — delegati dalla Procura alle indagini e guidati dal colonnello Nicola Altiero — hanno depositato ieri mattina la richiesta della Procura di poter procedere alla perquisizione della cassetta e anche di utilizzare i tabulati telefonici di Berlusconi. Due operazioni che gli investigatori ritengono necessarie per poter ottenere riscontri a quanto raccontato da De Gregorio e provare quindi che la famosa «operazione libertà», come Berlusconi definì lo sfaldamento del blocco di centrosinistra che sosteneva il governo Prodi, con il passaggio di parlamentari dai banchi della maggioranza a quelli dell’opposizione, corrispose a un passaggio di denaro dai conti correnti del leader dell’opposizione a quelli dei transfughi della maggioranza. Insomma, che il Parlamento divenne una specie di calciomercato.
Uno scenario già emerso nel corso delle indagini su Valter Lavitola, che in una lettera indirizzata — ma mai recapitata — a Berlusconi, gli ricordava di essere in credito con lui anche «per aver io "comprato" De Gregorio». Il riferimento al cambio di casacca del senatore era apparso chiaro già all’epoca del ritrovamento di questa lettera sul pc di un altro indagato, l’esponente del Pdl Carmelo Pintabona, ma le dichiarazioni dello stesso De Gregorio, rafforzano certamente molto l’ipotesi investigativa. A questi elementi ne vanno aggiunti altri, che nella richiesta inoltrata alla Camera vengono elencati come «riscontri esterni». Forniti dalla segretaria di De Gregorio, Patrizia Gazzulli, da due collaboratori del senatore, Marco Capasso e Andrea Vetromile, e dalla sorella di Valter Lavitola, Maria.
Ora l’intenzione degli inquirenti è chiedere conto di tutto questo direttamente a Berlusconi, che potrebbe essere convocato in Procura a Napoli, o in un altro luogo da concordare, già martedì prossimo. Ma che poi lui ci vada è tutto da vedere.
Fulvio Bufi