Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 28 Giovedì calendario

Sul sito della facoltà di Giurisprudenza di Bari il suo curriculum è fermo al 2009. Peccato. Perché nell’elenco delle sue pubblicazioni compare un articolo per la rivista Dirigenza Bancaria dal titolo Frode fiscale e contabilità d’impresa (2008), ma non c’è traccia del libro scritto l’anno scorso a quattro mani con Giuseppe Malinconico, Dichiarazione fraudolenta e falsa documentazione contabile

Sul sito della facoltà di Giurisprudenza di Bari il suo curriculum è fermo al 2009. Peccato. Perché nell’elenco delle sue pubblicazioni compare un articolo per la rivista Dirigenza Bancaria dal titolo Frode fiscale e contabilità d’impresa (2008), ma non c’è traccia del libro scritto l’anno scorso a quattro mani con Giuseppe Malinconico, Dichiarazione fraudolenta e falsa documentazione contabile. Il sistema sanzionatorio. Caterina Coco, l’autrice, ha 64 anni ed è una docente di Diritto tributario all’Università Aldo Moro di Bari. O meglio: era. Perché da ieri è in carcere e, a giudicare dagli indizi raccolti contro di lei dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, difficilmente potrà riavere la sua cattedra. È stata arrestata per truffa pluriaggravata continuata, falso e abusivismo finanziario, cioè era di fatto una promotrice finanziaria senza nessuna abilitazione o iscrizione all’albo. E già dopo pochi giorni di indagini gli inquirenti hanno avuto una prima certezza: più si scava in questa storia più si torna indietro nel tempo e cresce il numero delle vittime. Sono una ventina, per adesso, ma non si esclude che nei prossimi giorni altri si presentino a firmare nuove denunce. Il meccanismo messo a punto dalla professoressa era decennale (tracce di suoi strani «investimenti» finanziari risalirebbero agli anni Ottanta) ed era sempre lo stesso: spacciava obbligazioni bancarie false usando l’intestazione di un consorzio bancario che ovviamente non avrebbe potuto emettere quei titoli. Lo ha fatto in Lazio, Puglia, Liguria, Veneto, ovunque potesse contare su qualche contatto personale, magari stabilito attraverso il suo lavoro di docente e di autrice di moltissime pubblicazioni su argomenti finanziari. Ha convinto amici e conoscenti, ha contato sul loro passaparola, ogni volta che ha recuperato cifre consistenti (alcuni le hanno affidato centinaia di migliaia di euro dei loro risparmi) ha liquidato gli interessi a qualcuno dei vecchi investitori per crearsi credibilità. Fino a quando, complice il periodo di crisi, il gioco le è sfuggito di mano perché i risparmiatori che chiedevano indietro le somme sono diventati troppi per gestirli tutti assieme. Così la prof ha chiesto l’aspettativa in Università ed è scomparsa: nessuna risposta agli investitori che la tempestavano di chiamate e di email, non un centesimo di interessi pagati. Era andata a casa del suo convivente, ad Albano Laziale (vicino Roma), dove ieri mattina è stata arrestata. Nelle perquisizioni i finanzieri hanno recuperato documenti che proverebbero lo spaccio di titoli fasulli per 5 milioni e 200 mila euro. Ma gli avvocati dei truffati hanno fatto calcoli che vanno ben oltre quella cifra: si parla di almeno una ventina di milioni «investiti» con la promessa di rendimenti che andavano dal 5 all’8% annuo e che la docente sosteneva di non liquidare a fine anno, ma di reinvestire nei titoli dell’Iccrea. Quando le sue vittime si sono rivolte agli avvocati è bastato contattare l’Iccrea, a Roma, per sentirsi dire che «questi titoli non esistono» e per aprire la porta anche a un’altra querela: quella presentata contro la docente dall’Istituto bancario romano che teme un giro di titoli falsi con la sua intestazione molto più ampio di quello scoperto finora. Dopo l’arresto l’inchiesta punta a capire dove siano finiti i milioni recuperati dai risparmiatori che spesso hanno affidato a Caterina Coco la liquidazione della pensione o i risparmi di una vita. Fra le ipotesi dei finanzieri c’è anche quella secondo cui una gran parte dei soldi sia stata riciclata in oggetti di lusso, soprattutto gioielli, ma anche borse firmate, da migliaia di euro. «Il suo tenore di vita era molto alto rispetto a quel che poteva permettersi» confida uno degli investigatori. «Aveva un vero e proprio istinto compulsivo per gli acquisti». Deve aver scartato subito l’idea di soddisfare quell’istinto con gli incassi del volume sulla falsa documentazione contabile (376 pagine, 22,95 euro). Giusi Fasano