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 2013  febbraio 26 Martedì calendario

PD SOTTO SHOCK, MA NO AL GOVERNISSIMO [

Bersani: «Gestiremo il risultato nell’interesse dell’Italia» - Confronto sulle proposte con il M5S ] –
ROMA
«Se le cose stanno così, il prossimo Parlamento sarà ingovernabile. Si fa subito una nuova legge elettorale e si torna a votare». Intorno alle 17, quando le prime proiezioni e i primi dati reali smorzano gli entusiasmi per la vittoria certa data alle 15 dagli instant poll, parte nel Pd il refrain della riforma elettorale subito per tornare subito al voto. Lo dice il numero due del partito Enrico Letta, lo dice il responsabile economico Stefano Fassina, lo dice la capogruppo uscente al Senato Anna Finocchiaro. Poi, in serata, l’inversione di rotta. È sempre Enrico Letta – mentre Pier Luigi Bersani resta a casa sua, da solo, a seguire lo spoglio – a dichiarare nella sala stampa allestita all’Acquario di Roma che il ritorno alle urne non è affatto all’orizzonte. «Quella del ritorno alle urne non pare la prospettiva da seguire – dice Letta invitando ad aspettare i risultati finali –. A chi vince alla Camera spetta l’onere di fare le prime proposte al capo dello Stato».
Il punto è che Bersani ha fatto sapere ai suoi che di elezioni anticipate, con il rischio di consegnare direttamente il Paese a Beppe Grillo, non vuole neanche sentir parlare. L’ultima speranza del leader del Pd si appunta su quel soffio di vantaggio che ha il centrosinistra alla Camera. Soffio che per il meccanismo del premio alla coalizione vincente previsto dal Porcellum si traduce in una maggioranza di 340 deputati a Montecitorio. Da lì si parte. «Il centrosinistra ha vinto alla Camera e per numero di voti anche al Senato – dichiara Bersani poco dopo la mezzanotte, rompendo il silenzio autoimpostosi per tutto il giorno – È evidente a tutti che si apre una situazione delicatissima per il Paese. Gestiremo le responsabilità che queste elezioni ci hanno dato nell’interesse dell’Italia». Tradotto, Bersani si aspetta che l’incarico per provare a formare il governo il capo dello Stato Giorgio Napolitano lo darà a lui. Che avrà il compito di cercare un’alleanza il più larga possibile in Parlamento. Il fatto è che al Senato il rebus dei numeri dà ingovernabilità piena. Sull’onda di Grillo salta lo schema faticosamente e per anni perseguito dell’alleanza tra progressisti e moderati: Pd-Sel più Monti non fa maggioranza. Dal momento che Bersani vuole scongiurare una riedizione del governo con il "giaguaro", l’attenzione di Largo del Nazareno si appunta in queste ore sul Movimento 5 Stelle. Il dialogo con i grillini presenta certo varie incognite, ma molti ricordano l’esperienza fin qui non negativa della Sicilia, con accordi di volta in volta sui temi concreti. Il Movimento 5 Stelle, come rilevato per tempo dall’Istituto Cattaneo, sembra aver risucchiato una parte dell’elettorato democratico e questo potrebbe in un certo senso facilitare l’incontro sui temi.
Bersani stesso, prima del voto, aveva parlato di probabile «scouting» da fare tra i parlamentari grillini. «Fare scouting è misurarsi sulle proposte in Parlamento – spiega ora il bersaniano doc Matteo Orfini, della segreteria –. Ora il M5S sarà chiamato a un ruolo differente dalla sola protesta, per cui lo scouting sarà il confronto parlamentare provvedimento per provvedimento». Fa eco il leader di Sel Nichi Vendola: «Nel vocabolario del Movimento 5 Stelle ci sono tante parole che hanno a che fare con i dilemmi di questa epoca, abbiamo il dovere di un confronto – dice Vendola ergendosi a mediatore tra Pd e Grillo –. Il governissimo moltiplicherebbe solo il rancore degli italiani nei confronti della politica intesa come gioco di palazzo». Per la verità lui, Grillo, non sembra lasciare aperte molte porte al dialogo. «Faranno un governissimo, potranno andare avanti 7-8 mesi a fare un disastro, ma noi li terremo sotto controllo», dice l’ex comico. Che però aggiunge: «Noi andremo avanti con le nostre proposte su acqua pubblica, scuola e sanità. Se ci seguono bene, altrimenti la battaglia sarà molto dura».
L’alternativa al dialogo con i grillini è lo scenario da incubo per Bersani e il Pd: appunto un governissimo. Eppure l’ipotesi non è affatto peregrina. E nel Pd c’è anche chi sogna il coinvolgimento dello stesso Grillo. «Ci sono tre blocchi più o meno di egual peso, ossia centrosinistra centrodestra e grillini, e occorre trovare dei punti di accordo su poche cose: riforma elettorale e provvedimenti urgenti per il lavoro», confida un dirigente, aggiungendo di non vedere alternative. In realtà l’alternativa c’è ed è concreta, ed è quella che più favorirebbe Grillo e che meno vuole Bersani: un governissimo Pd-Pdl-centristi con i grillini pronti a raccoglierne i succosi frutti fuori dal Palazzo.