Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  febbraio 26 Martedì calendario

IL RISIKO DEI PREMI NELLE SUPER REGIONI

ROMA — Frammentato, senza maggioranza, incapace di contribuire alla governabilità. Il risultato delle elezioni per il Senato consegna un quadro confuso e dalla prospettive incerte. Perché i primi calcoli dicono che a Palazzo Madama andrebbero 115 senatori del centrodestra. Un gruppo composto da 93 pidiellini, 20 leghisti e 2 eletti da Fratelli d’Italia. Il centrosinistra, invece, arriverebbe a quota 120. I grandi vincitori delle elezioni, i grillini, sbarcherebbero nelle austere sale del Senato in 58. Mentre Mario Monti si dovrebbe accontentare di 16 senatori.
Una ripartizione ancora incerta. Numeri figli delle alchimie della legge elettorale che assegna il premio di maggioranza in ogni singola regione. Perché le percentuali nazionali dicono che il centrosinistra ha raccolto il 31,63 per cento dei voti. In valore assoluto, 9.533.913 voti. Il centrodestra, invece, si è fermato al 30,72 per cento, che corrisponde a 9.401.194 voti. Per
Grillo invece hanno votato in 7.261.037 elettori, pari al 23,79 per cento.
Ma i seggi vanno assegnati nelle regioni. Con la coalizione vincente che incassa il premio di maggioranza e gli altri schieramenti che si dividono i resti. Così Berlusconi porta a casa il bottino principale in Lombardia, dove prende gli agognati 27 seggi: 16 vanno al suo partito, i restanti 11 sono appannaggio della Lega. Al centrosinistra restano solo 11 seggi, perché deve dividere il bottino con i grillini, 5 seggi, e Monti che ne porta a casa 4.
Nel Veneto i risultati finali danno 14 dei 24 senatori al centrodestra: 9 al Pdl e 5 alla Lega. Pd e M5S ne ottengono 4, mentre Monti ne incamera 2. Il centrodestra vince anche in Abruzzo. Sfonda in Campania dove conquista 16 seggi su 29. Vittorie berlusconiane anche in Puglia, Calabria e Sicilia. Dall’isola tornano a Palazzo Madama 14 uomini del Pdl. Il Pd manda invece a Palazzo Madama quattro senatori. Ad essi si aggiunge l’ex democratico Giuseppe Lumia, eletto con il movimento di Crocetta.
Dunque il centrodestra vince nelle regioni più popolose con un alto numero di seggi. Il centrosinistra incamera vittoria e premio invece in Piemonte, dove rimonta al fotofinish, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Molise, Basilicata e Sardegna. E sconta il basso “peso” elettorale in termini di seggi di alcune di queste regioni.
Grillo, invece arriva secondo, a scapito di Berlusconi e del centrodestra in Liguria,
Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo e Sardegna. È interessante osservare come nelle tradizionali roccaforti “rosse” del centro, il Pdl ceda il ruolo di opposizione alla sinistra ai grillini. In Sicilia, come il Abruzzo, il centrosinistra non vince o non arriva secondo: nell’isola viene superato sia da Berlusconi che da Grillo e ottiene solo 5 seggi. Un altro scranno arriva però dal movimento Il Megafono vicino al presidente della regione Rosario Crocetta.
Questo risultato frammentato alla fine danneggia più il centrodestra del centrosinistra
che si vede soffiare un pacchetto di seggi dai grillini.. Ma il risultato finale rende impraticabile qualsiasi maggioranza, fissata a quota 158, a Palazzo Madama. Perché sembra improbabile vedere i grillini alleati di Berlusconi. Ma anche di Bersani. E senza di loro non si arriva alla soglia fatidica dei 158 voti. A meno di una grande coalizione Pdl-Pd. E nel conto bisognerà mettere anche il comportamento dei leghisti, scottati da un tracollo elettorale. Un atteggiamento legato molto anche al risultato del voto regionale in Lombardia.