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 2013  febbraio 25 Lunedì calendario

FAR EAST

La Cina della censura, dove Internet e chiamate vengono sottoposti a blocchi e controlli, sorpassa gli Stati Uniti e diventa il primo mercato mondiale per smartphone e tablet. In febbraio gli apparecchi venduti supereranno i 246 milioni, rispetto ai 221 degli Usa e ai 43 della Gran Bretagna. Nella classifica della febbre per cellulari e pc compatti, seguono Corea del Sud, Giappone e Germania, mentre più staccate compaiono Russia e India. I cinesi dotati di telefonino sfiorano i 600 milioni e in occasione del recente capodanno lunare, in un solo giorno, è stata superata quota 7 miliardi di messaggi. Il boom della Cina nel mercato delle telecomunicazioni, incubo delle autorità, arriva ormai ad una crescita del 189% all’anno e si prevede ancora un decennio di forte espansione. Pechino perde però il primato della crescita più rapida, detenuto da Colombia, Vietnam e Turchia. Nel medio periodo l’unico Paese a contendere ai cinesi la leadership assoluta sarà l’India. Le due potenze asiatiche, assieme a Seul e Tokyo, promettono così di controllare e influenzare l’intero settore, sottraendo la guida della ricerca ad America ed Europa. La crescita non ha paragoni storici con nessun altro strumento. In un giorno le sessioni di applicazioni anonime aggregate, a livello mondiale, superano i 2,4 miliardi e sfruttano 275mila singole applicazioni. Un effetto-traino impressionante: tra gennaio 2012 e il mese scorso gli Usa hanno aggiunto 55 milioni di nuovi apparecchi, rispetto ai 150 milioni
in Cina. La conversione globale verso il «sempre connessi», registra però anche segnali di flessione. La taiwanese Foxconn, primo produttore al mondo di apparecchi elettronici per conto terzi, nei giorni scorsi ha congelato le assunzioni negli stabilimenti cinesi, dove occupa oltre un milione di operai. A imporre il primo stop nell’aumento degli organici, le deludenti richieste del nuovo iPhone 5 prodotto per Apple. Nel terzo trimestre 2012 gli iPhone venduti sono stati 47,8 milioni, al di sotto delle previsioni. Il portavoce Liu Kun è stato costretto ad ammettere che «nessun impianto cinese prevede assunzioni». Il colosso ha negato che il blocco sia connesso con l’andamento del mercato, spiegando che la causa è un rientro senza precedenti di operai dopo le ferie per il nuovo anno. In passato i migranti cinesi che tornavano a lavorare nelle fabbriche non superava il 75%, mentre quest’anno i rientri sarebbero tra il 90 e il 97%. Segno che Cina e Asia continuano a scommettere sulla telefonia, ma pure che i consumi non rallentano e che il settore lusso resta in crescita. Fonti bancarie definiscono «spaventosi» i margini di profitto in Cina, dove i beni di fascia alta costano in media il 45% in più che a Hong Kong e il 72% in più che in Europa. Dazi e tasse non bastano a spiegare la differenza di prezzo. I cinesi hanno superato il Giappone nel mercato del lusso, fino a insidiare gli Usa, perché i nuovi ricchi restano disposti a pagare di più per ciò che desiderano. Con smarthpone e tablet, assieme a moda, arredo e automobili, e in vetta alla classifica dei sogni.