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 2013  gennaio 25 Venerdì calendario

LA CITTA’ ETERNA E LE SUE STORIE

Pur ammettendo che «la bibliografia sulla storia romana è tale da riempire un volume di per sé», Rinaldo Petrignani non ha esitato a scrivere un libro intitolato «I secoli e gli uomini che fecero l’Impero. Una storia della grandezza di Roma» (ed. Marsilio). Leggendolo, viene da pensare che se fosse stato disponibile già in passato, avrebbe alleviato le fatiche di molti studenti liceali sulle versioni di latino. Perché in quei brani che dovevano tradurre si trovavano ad affrontare nomi di persone e di località, descrizioni di battaglie, riferimenti a tensioni sociali spesso incomprensibili, essendo isolate da una visione storica complessiva. I libri di testo sulla Storia d’altronde risultavano poco attraenti, con tutti quei personaggi presentati in modo freddo e astratto. Petrignani, dopo una vita all’insegna della carriera diplomatica e un decennio (1981-1991) come ambasciatore a Washington, riesce a raccontare i secoli della grandezza di Roma come un grande romanzo d’avventura. Pur attendendosi fedelmente alle fonti, tanto che qua e là si sentono riecheggiare le parole esatte di Tacito e Svetonio, Plutarco e Marco Aurelio, Tito Livio e Cassio Dione. Le stesse parole delle sudate versioni dal latino. Un racconto lungo 574 pagine, che comincia come un film, con una carrellata panoramica sulla città di Roma, ripresa all’alba del II secolo a.C. . L’Urbe ha compiuto cinquecento anni, conta trecentomila abitanti, è passata dalla monarchia alla repubblica, respinto i Galli, sconfitto Etruschi, Umbri e Sanniti, unificato la penisola da Rimini allo Stretto di Sicilia, vinto Pirro re dell’Epiro, sconfitto Cartagine. Si trova a un bivio: da una parte il mondo occidentale, rude bellicoso e pieno di fermenti; dall’altra un Oriente raffinato ma fiacco e corrotto. L’autore prende per mano il lettore e lo fa entrare nella Curia dove i senatori decidono le leggi, lo guida per le strade formicolanti di gente arrivata da ogni parte del mondo allora conosciuto, lo conduce dentro gli accampamenti militari, gli racconta i lunghi inverni in cui le battaglie si interrompono e gli eserciti ammazzano il tempo fondando colonie e costruendo nuove città, gli descrive gli assalti e gli assedi di primavera, gli confida i segreti della strategia militare e delle relazioni diplomatiche con i re dei territori conquistati e con i governatori delle province, lo introduce nelle abitazioni di consoli condottieri e senatori, gli presenta le loro famiglie, gli rivela i loro sogni, come quello ricorrente di ritirarsi alla fine in una villa in campagna.Ci riuscì Lucullo, spirito curioso, amante del lusso e della cultura greca, che dopo una vita passata a rincorrere Mitridate re del Ponto si fa costruire una villa sul Pincio con splendidi giardini e una vasta biblioteca dove converserà con tutti gli studiosi dell’epoca, specialmente greci. E ci riuscì Lucio Cornelio Silla, precursore, con soli cinquant’anni di anticipo, di Cesare Augusto, per aver ottenuto dal senato la nomina di dittatore senza limiti. In poche righe Petrignani racconta il delizioso episodio, ripreso da Plutarco, in cui Silla, ormai sessantenne e vedovo della quarta moglie, incontra casualmente al circo una bellissima ragazza di venticinque anni. «Valeria, passandogli accanto, gli appoggia una mano sulla spalla e gli strappa un fiocco dalla veste. Lui la guarda stupito, e lei: "Niente di strano, imperatore, voglio essere anch’io partecipe, sia pure in piccola misura, della tua felicità"». Silla la sposa e passa con lei gli ultimi due felici anni nella villa di Cuma. Si attraversano così, quasi volando, i secoli con le avventure di Caio Giulio Cesare, Pompeo e Ottaviano, le vicende grandiose e turbolente dell’Impero. Fino al 247 d.C., quando in una Roma che ormai ha raggiunto un milione di abitanti ed è diventata sempre più bella e opulenta, ricca di splendidi monumenti, teatri, circhi e affollatissima di cittadini e di stranieri provenienti da ogni parte del Mediterraneo, si celebra il millennio della nascita della città. È l’apice dello splendore ma anche l’inizio della fine. Anche se il suo mito non finirà mai, come si può vedere nella bella mostra «Roma Caput Mundi», in corso fino al 10 marzo tra Colosseo, Curia Iulia e tempio del Divo Romolo, dove l’architetto Fabio Fornasari ha curato un allestimento di grandi schermi in cui scorrono le immagini di tanti film sull’antica potenza di Roma, girati a partire dai primi del Novecento.
Lauretta Colonnelli