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 2013  gennaio 25 Venerdì calendario

TANTI CARATTERI MA ZERO CARATTERE: LA GRAFIA FASULLA INVADE LIBRI E PC


Afferro Italo Calvino nel Cavaliere inesistente: «Ogni tanto mi accorgo che la penna ha preso a correre sul foglio come da sola, e io a correrle dietro. È verso la verità che corriamo, la penna e io». Da quando non accade? Se, a volte, appuntiamo qualcosa a mano, trascorriamo ore frenetiche, digitando su tasti (quelli di un computer, o di altri congegni, senza i quali precipitiamo in crisi d’astinenza). Per la penna che corre lenta sul foglio pochi provano ardore, penna che ci restituisce la verità sulla nostra intelligenza, sensibilità, unicità. Digitando, invece, verso cosa corriamo, e con quale carattere o font?
Ci stiamo imbattendo in un grottesco eccesso di font che contraffanno la scrittura a mano. C’è sempre chi – ahimè – subisce l’attrazione fatale per l’inautentico, il taroccato, un’attrazione anni luce dalla verità. Un’attrazione che, sondando il mio Word, parte da font, il cui nome suona cinico, tipo Blackadder Italic (ricordate Rowan Atkinson che interpreta Edmund Blackadder nella serie britannica degli anni Ottanta?), per terminare con font quali Vladimir Script, cui associo il Vladimir I di Kiev venerato come santo.
Benvenuti nel mondo cinico e santificato, nonché anonimo dei caratteri «a mano» bugiardi, dei caratteri «senza carattere». Chi ci inganna difetta (o no?) di carattere, oltre che di stile, con questi falsi (tra i più gettonati il Mistral e il Vivaldi), che ormai proliferano in brochure, ceramiche, copertine di dischi e libri, inviti, lenzuola, lampade, loghi, menù, payoff, partecipazioni (di nozze e non), pubblicità, slogan, titoli di film, vestiti. Falsi che parecchi di noi acquisiscono, acquistano, equivocandoli per veri. Mi chiedo perché ricorrere a un falso, quando ci si può affidare, se non alla propria mano, a quella di un serio calligrafo professionista (attenzione, però, ai soliti dilettanti che si spacciano per grandi, o agli «arrampicanti»).
Questo calligrafo, occidentalissimo, non è uno scriba greco o romano, né si vota a preziosi scritti miniati medioevali. È, sì, un valente amanuense, ma, al contempo, artista contemporaneo dedito a una bellezza che abbraccia la verità. Una verità, però, temuta dagli amanti dalla banale omogeneità. Che senso ha dunque scopiazzare la scrittura a mano? È proprio che falsi e compari consentono inverosimili «artigli», dalla scrittura seriale, con lettere ogni volta uguali: clonazioni cheap, prive di perfezione estetica. Fortuna che c’è ancora chi, raro, corre verso la verità con la penna in mano.