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 2013  gennaio 25 Venerdì calendario

SUPER-SCONTO SUL TITOLO MA IL MERCATO ORA NON SI FIDA


Mps torna in Borsa quasi ai livelli di partenza. Com’era da aspettarsi dopo lo scandalo dei derivati, il titolo ha ceduto anche ieri un altro 8,19% chiudendo la seduta a 0,2333 euro, a un soffio da quota 0,22 che era stata la base da cui aveva preso il volo fino a catapultarsi il 15 gennaio a 0,3 euro. Il titolo però risulterebbe ancora a sconto rispetto ai multipli del settore anche ipotizzando il massimo della pena, supponendo cioè che la decurtazione patrimoniale derivante dai prodotti strutturati sotto accusa non sia dell’ordine dei 500 milioni come sembra stimare implicitamente il management della banca, bensì il doppio. Facciamo i conti sul parametro che va per la maggiore: il rapporto tra prezzo e patrimonio netto tangibile. La capitalizzazione di Borsa di Mps alla chiusura di ieri era di 2,7 miliardi. Al 30 settembre scorso, il patrimonio netto tangibile era pari a 6,8 miliardi (ai 10 miliardi di patrimonio netto vanno sottratti 1,9 miliardi di Tremonti bond e 1,3 di intangibles): il dato del terzo trimestre 2012 incorpora 2,8 miliardi di riserva negativa sul portafoglio di titoli disponibili per la vendita, che in parte è stata riassorbita dal recupero dei titoli di Stato. Togliendo un miliardo dal patrimonio netto tangibile, il multiplo passerebbe da 0,39 volte a 0,46, comunque inferiore alla media di 0,56 volte delle principali banche di Piazza Affari. Ma anche rispetto ad altri parametri, non impattati dalle possibili perdite sui derivati, Mps appare a forte sconto: il titolo capitalizza infatti meno della metà dei ricavi contro una media di settore superiore a una volta, l’1,85% degli impeghi contro il 4,9% dei comparabili, meno del 2% della raccolta diretta contro il 4,3% settoriale.
La lettura dei numeri fornisce due indicazioni. La prima è che se ancora, dopo tre mesi dalla scoperta delle operazioni a rischio, il nuovo management della banca non si sbilancia, il mercato tanto meno, non conoscendo i termini dei contratti. Quando si parla di derivati, poi, non si sa mai: JP Morgan che aveva denunciato perdite per 2 miliardi di dollari su questi strumenti, poi ha dovuto rettificare fino a far lievitare il conto sopra i 6 miliardi. La seconda indicazione è che comunque il mercato non mette la mano sul fuoco per i bilanci del passato. Tra gli operatori c’è anche chi fa altri ragionamenti, meno scientifici ma esplicativi del clima. Se si dà per inevitabile la nazionalizzazione, considerando già come iniezione di capitale i 3,9 miliardi di "Monti bond", i multipli di Mps – a seconda delle ipotesi – potrebbero risultare non più a sconto, bensì a premio. Ciò detto, l’arcano non è tanto perchè il titolo scenda, ma perchè sia salito a razzo solo pochi giorni fa. Di certo hanno giocato le ricoperture, ma erano circolate anche voci di scalata. La Consob comunque assicura che già da settimane sta monitorando attentamente gli scambi. Uno stato di massima allerta sul quale al momento non è possibile trarre conclusioni.