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 2013  gennaio 25 Venerdì calendario

I FAVORI DEL PM AL SUPERCLAN DELLA CAPITALE SESSO CON LA DONNA DEL BOSS, POI LO SCARCERÒ

[Roberto Staffa]

Il dramma del pubblico ministero Roberto Staffa, il gorgo di una dipendenza sessuale testimoniata dal migliaio di filmati porno saltati fuori nella perquisizione della stanza in cui amministrava giustizia, diventa improvvisamente quello del suo intero ufficio: la Direzione distrettuale antimafia di Roma. Perché, come documentano gli 8 capi di imputazione dell’ordinanza con cui è stato arrestato mercoledì per concussione, peculato e violazione del segreto (accuse che ieri gli sono costate la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio disposta dal ministro Severino), delle due l’una. O Staffa, tra le sue prede, aveva scelto la più sbagliata delle donne da piegare al suo formidabile appetito sessuale. O i Casamonica cui quella donna “apparteneva” e padroni del mercato della cocaina nel quadrante sudest della città, avevano scelto l’uomo giusto. Un satiro fuori controllo che proprio sui Casamonica indagava e la cui fragilità sembra ora fosse un segreto di Pulcinella. Nel giro dei trans, per i quali il magistrato mostrava una predilezione, come in quello dello spaccio della coca e persino nei corridoi della Procura. Dunque, facile da agganciare e utile da ricattare.
È storia dell’estate scorsa. Una donna sulla quarantina, L.T., raggiunge telefonicamente Staffa che, in quei giorni, è già intercettato per ordine della Procura di Perugia. L. non è una donna qualunque. E Staffa lo sa. È la compagna di Consiglio Casamonica, uno dei capibastone del clan di Sinti che di nomade non ha più nulla da almeno tre generazioni. E che da drizzatorti dell’ex cassiere della Banda della Magliana Enrico Nicoletti si è trasformato in dinastia del crimine, padrona della Romanina, di Cinecittà, del Tuscolano, dove non viene spinto un solo grammo di cocaina che il
clan non voglia. Consiglio Casamonica, 44 anni, un matrimonio e un figlio alle spalle cresciuto come “vedetta” agli angoli dello spaccio, è in carcere da quasi un anno, arrestato in una maxi operazione antidroga dei carabinieri di Frascati. L.T. è la sua nuova donna. E da Staffa, il pm che lo ha messo dentro, vuole una
sola cosa. Che il suo uomo, Consiglio, esca da Regina Coeli.
Staffa la convoca nel suo ufficio al quarto piano dell’edificio B. Ne chiude a chiave la porta. Le dice testualmente, come documenta la cimice che lo ascolta: «Io sono a disposizione ». E così - «in almeno due occasioni», scrivono il procuratore
di Perugia Giacomo Fumu e il sostituto Angela Avila - consuma il baratto. La prende una prima volta il 20 luglio, dopo averle mostrato sul pc della sua scrivania la schermata del casellario e del Registro generale degli indagati (il Rege) che documenta la posizione processuale e i carichi pendenti del suo uomo e
averle promesso che le farà avere un permesso di colloquio in carcere. La prende una seconda volta in settembre, quando si impegna a dare parere favorevole alla richiesta di scarcerazione di Consiglio Casamonica perché trascorra il resto della custodia cautelare a casa della donna. Promessa che manterrà.
L’indagine non ha ancora accertato (e l’interrogatorio di oggi in carcere di Staffa potrebbe aiutare) se a proporre il baratto fu la donna o il magistrato. Se insomma L.T. fu consegnata dai Casamonica alla
sexual addiction di
quel pm per farne un pupazzo o, al contrario, se Staffa, ormai fuori controllo, non calcolò quale tipo di sfregio potesse essere abusare di una donna di un detenuto e per giunta di quel calibro. È un fatto che L.T. non fu la sola.
Che ben sette transessuali, Paola, Janine, Ully, Brenda, “Larissa romana”, Camilla, “Larissa
l’operata”
si piegarono alle voglie del pm, chi per un parere favorevole alla scarcerazione, chi per il ciclico rinnovo del permesso di soggiorno. Chi (Larissa) per essere avvertita di una perquisizione da cui difendersi facendo sparire ciò che non doveva essere trovato e precostituirsi alibi verosimili. E ogni volta per un prezzo con una sola tariffa: il corpo. Così come è un fatto che le violazioni di Staffa dei segreti del Rege per controllare la posizione di indagati o detenuti in procedimenti di cui in molti casi non era neppure titolare furono almeno cinque. Un problema. Non solo di Staffa.