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 2013  gennaio 25 Venerdì calendario

ASILO A 5 STELLE

Il paradiso degli asili nido è in Kapstadtring 4, periferia nord di Amburgo, in Germania. Qui ha aperto a novembre l’ultimo Villa Luna, un istituto per l’infanzia che include anche la scuola materna e si sta diffondendo, tra qualche polemica, in tutto il Paese.
Lo chiamano "asilo a 5 stelle" perché i piccoli sono divisi in gruppi al massimo di 15 e il rapporto numerico con gli educatori è di tre a uno, contro il cinque a uno degli asili pubblici; perché l’insegnamento è bilingue e include chimica, arte, musica e fitness; e poi l’alimentazione è bio, gli ambienti scintillanti e a richiesta ci si prende cura dei bambini (di età dai 4 mesi ai 6 anni) anche nel weekend, durante le vacanze e fino alle 22, se mamma ha perso l’aereo a Francoforte o a papà hanno piazzato una riunione dopo cena. Ma soprattutto perché la retta mensile si aggira intorno ai 1.225 euro per il servizio di mezza giornata, che diventano 1.700, ovvero il quadruplo di un posto in un asilo pubblico tedesco, se si sceglie il pacchetto completo, comprendente anche lo chauffeur che ti riporta a casa il pupo. È un prezzo adeguato al servizio, oppure, si è chiesto il quotidiano "Frankfurter Allgemeine Zeitung", «è una follia assoluta?».
Jürgen Reul, 46 anni, padre di tre bambini, era un manager di successo di un’azienda metallurgica. Poi sette anni fa, ispirandosi a modelli americani e svedesi, si è messo in testa di fondare il Villa Luna. I primi li ha aperti nel 2005 a Düsseldorf (dove ora ce ne sono tre) e Aquisgrana. Poi ecco Francoforte, Praga e adesso Amburgo, e nel frattempo ne sta costruendo altri in otto città tedesche. In totale, per ora, 450 bambini e 140 educatori, con liste d’attesa dappertutto.
Il progetto di herr Reul, però, non ha incontrato ovunque entusiasmo. Le banche non gli concedevano prestiti e le istituzioni comunali e religiose gli rimproveravano di volersi arricchire sulle spalle dei bambini. Molti lo accusano di minare l’uguaglianza di opportunità dei più piccoli e di ghettizzare quelli più abbienti.
«Le uniche nostre preoccupazioni sono la qualità dell’educazione, che in Germania non è sempre eccellente, e l’autonomia dei bimbi, secondo il principio di Maria Montessori "Aiutami a fare da solo"», spiega a "l’Espresso" dal suo ufficio di Aquisgrana Jürgen Reul, che nei prossimi due anni punta a espandersi all’estero («In Italia? Magari, è il sogno della mia infanzia!»). Non c’è niente di male - sembra dire - se dei genitori preferiscono spendere per l’educazione dei figli invece di comprare una Ferrari: «Il 95 per cento delle sinapsi della mente si forma nei primi sei anni. E quello è un momento decisivo. Non siamo in un’economia pianificata, chi guadagna molto dovrebbe avere il diritto di scegliere il meglio. E noi quel meglio lo offriamo. Qui facciamo contenti tutti: i piccoli, i genitori e i loro datori di lavoro. Il resto sono solo chiacchiere di pura invidia sociale, perché se questo servizio possono permetterselo solo i più abbienti non è certo colpa nostra».
A Milano, intanto, anche il nido scuola Clorofilla, che ha aperto i battenti a settembre, è stato definito "a 5 stelle". Anch’esso è bilingue, valorizza la continuità educativa da 0 a 6 anni e vanta un’ampia offerta (piscina inclusa), ma in realtà è tutta un’altra storia. Tant’è che quando osiamo un paragone, Giovanna Gulli, la responsabile, risponde: «Siamo pienamente d’accordo sulla varietà dei linguaggi e delle materie, che sono in linea con il "Reggio Emilia Approach" elaborato negli anni Sessanta da Loris Malaguzzi, cui ci ispiriamo. Però l’eccessiva flessibilità degli orari rischia di essere controproducente, se finisce per sostituire la famiglia con il nido. La nostra retta si aggira intorno ai 700 euro, che in fondo, per la qualità che offriamo, non è molto di più di un normale asilo pubblico. Con una retta doppia o tripla, come quelle che già chiedono in Italia gli istituti internazionali, non puoi garantire quella diversità di ceto che è fondamentale nella crescita di un bambino».
«Quello del Villa Luna è un modello che mi fa paura», commenta Anna Lia Galardini, autrice del libro "Crescere al nido" (Carocci), «le uniche 5 stelle di cui c’è bisogno sono quelle della qualità degli educatori. E non abbiamo bisogno di luoghi che alimentino le disuguaglianze». Perplessa è anche Manuela Cervetti, blogger e fondatrice di Mammeacrobate.com: «Basta poco per stimolare un bambino: utensili di uso quotidiano, carta, colori, tanta fantasia e la libertà di sperimentare. L’asilo di lusso risponde a uno sfizio dei genitori, non certo a un’esigenza dei bambini, che allo chauffeur preferiscono di gran lunga trovare all’uscita il papà o il nonno».
Ma per un genitore il vero lusso oggi è il tempo, dicono al Villa Luna. Ad Amburgo papà e mamma sono coccolati sin dall’ingresso, dove nella sala d’attesa usufruiscono di wi-fi e macchinetta per il Nespresso. Asilo a misura di bambino o a misura di genitore in carriera? Peraltro Reul, in quest’impresa d’élite, non è certo da solo. In Germania si sta infatti sviluppando un’industria della formazione di lusso pensata per l’età dei Pampers, basti vedere l’Elly & Stoffl di Monaco, che offre massaggi ayurvedici per i piccoli, e il Villa Ritz di Potsdam, che insegna pure karate, balletto e violino.
È lotta di classe, insomma, al Kindergarten. Ed era inevitabile accadesse, considerando che anche in Germania la situazione dei nidi pubblici non è rosea (mancano 220 mila posti, contro i 558 mila iscritti) e che la forbice tra ricchi e poveri non fa che aumentare, in Germania come in Italia. Ma siamo di fronte, anche, a una questione democratica? Enzo Catarsi, docente di Pedagogia generale all’Università di Firenze e fiero teorico del "Tuscany approach", alle cui basi stanno l’educazione al bello e la collaborazione con i genitori, pensa di sì.«Alla continuità tra nido e scuola materna e alla flessibilità dell’orario dobbiamo guardare con rispetto, ma il rischio è quello del ghetto di lusso, dove il bambino si percepisce come un "Pierino" più ricco e più fortunato degli altri, pronto a dominare il mondo. A un ambiente asettico, ovattato ed elitario è sicuramente preferibile uno che li metta subito a contatto con le criticità dell’esistenza. Chi l’ha detto che si cresce meglio andando a lezione di violino invece che imparando parolacce tra amici, magari rincorrendo un pallone?».