Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  gennaio 24 Giovedì calendario

MUSSARI E LA BANCA NOMURA: LA TELEFONATA CHE SCOTTA

[Il colloquio che ha fatto dimettere il numero uno dell’Abi] –
La telefonata che ha determinato le dimissioni di Giuseppe Mussari avviene il 7 luglio 2009, alle 16.30. È una conference call, da una parte ci sono i vertici di Monte Paschi, dall’altra quelli della banca giapponese Nomura, che registrano tutto. Per Mps ci sono il presidente Mussari, il direttore generale Antonio Vigni, il capo della Finanza Gianluca Baldassarri e il capo della contabilità, Daniele Bigi. Per Nomura, a Londra, ci sono il presidente Sadeq Sayeed e i dirigenti Giancarlo Saronne, Raffaele Ricci e Kieran Higgins, Piers Le Marchant, Mark Learner. La sintesi della trascrizione della chiamata è stata trasmessa il 13 dicembre 2012 da Nomura a Mps. Il nuovo presidente Alessandro Profumo e l’ad Fabrizio Viola l’hanno subito consegnata alla Procura di Siena e poi a Consob e Bankitalia. Il Fatto Quotidiano pubblica il testo integrale del documento.
Il compito di Nomura
“Sadeq afferma che intende parlare dell’operazione che definisce “ristrutturazione del Cdo” [un titolo derivato, ndr] del quale ci si sta occupando. Afferma di capire che BMPS [Banca Monte dei Paschi di Siena, ndr] ha intenzione di ristrutturare il rischio di un Cdo sintetico trasformandolo in una nota di credito più semplice e non a leva, riferendola a debiti di istituzioni finanziarie e sovrane, e portando BPMS in altre tre transazioni connesse ai Btp. Sadeq afferma di aver capito che il compito di Nomura è cambiare la posizione di rischio di BMPS, da credito di emittenti corporate a leva a credito di banche e di Stato non a leva. Sadeq afferma che così come è stata organizzata, l’operazione rende possibile la ristrutturazione del Cdo senza un pagamento diretto di commissioni di ristrutturazione, ma che piuttosto il rimborso di questi costi avverrà in quanto BMPS entrerà in un asset swap e due operazioni di pronti contro termine (pct) a 30 anni legate a tale swap. Mussari conferma che questo è quanto anche a lui stesso risulta”.
Sayeed fa ripetere a Mussari (registrandolo) lo schema della doppia operazione che Nomura sta chiudendo con Mps. Caro Mussari, dice Sayeed, ti è chiaro che io compro il tuo titolo Alexandria – nonostante sia fonte di perdite – solo perché tu ti impegni a comprarmi tre prodotti che ti legheranno per 30 anni e che da subito faranno recuperare a Nomura il dono che ti faccio? Lo sciagurato rispose: ho capito.
I rischi dell’operazione “Sadeq prosegue dicendo che le potenziali difficoltà di gestione contabile delle operazioni sono dovute al fatto che l’asset swap e il pronti contro termini saranno eseguiti a condizioni non di mercato. Sono proprio queste condizioni non di mercato che potrebbero non essere adeguatamente contabilizzate se non perfettamente comprese dai contabili interni di BMPS e Nomura, oltre che da Kpmg [la società dei revisori dei conti, ndr]. Sadeq afferma che per questa ragione lui stesso e il senior management di Nomura vogliono essere certi che il presidente, il direttore generale il Cfo [chief financial officer, il responsabile della finanza, ndr] e il dirigente preposto al bilancio siano a conoscenza di questa preoccupazione, e vogliono verificare che queste persone e Kpmg siano pienamente informati e della transazione”.
Il furbo manager pakistano inchioda Mussari alle sue reponsabilità: ora che hai capito tutto, mi spieghi come registri in bilancio l’operazione? I tuoi controlli interni e i revisori dei conti di Kpmg sono informati?
Le rassicurazioni di Mussari
“Mussari afferma che BMPS ha una relazione molto trasparente con gli auditor e che Kpmg è stata messa al corrente in modo completo di questa transazione. Mussari prosegue che i legami economici tra le diverse componenti della transazione sono stati discussi in modo esauriente (pienamente) con Kpmg. E prosegue affermando che è sicuro del fatto che Kpmg e i contabili interni di BMPS assicureranno il rispetto di tutte le regole contabili applicabili nella fattispecie. Mussari è a conoscenza del fatto che la lettera di mandato (Mandate Agreement) non sia stata inviata a Kpmg (in quanto non si tratta di un documento relativo alla transazione o che regola la transazione) ed [è] tranquillo sul fatto che non debba essere inviata. Mussari conferma che la transazione è stata rivista da tutte le funzioni appropriate all’interno della banca e tra queste quella di contabilità e bilancio, legale, internal audit e che le analisi soni state condotte al livello più alto”.
Mussari dice che non ha inviato a Kpmg il mandate agreement. Nel mandate agreement del 31 luglio (successivo alla telefonata) trovato tre anni dopo, si legge: “MPS ha informato i suoi revisori di KPMG.... e insieme hanno discusso approfonditamente e approvato che le operazioni devono essere riportate da Mps al fair value e KPMG non ha sollevato obiezioni su questo”. Un giallo, visto che Kpmg oggi nega che ciò sia avvenuto.
Una bottiglia di buon vino
“Sadeq conclude la telefonata ringraziando tutti e scusandosi per il fatto che la conversazione si sia tenuta al telefono piuttosto che davanti a una bottiglia di buon vino. Mussari a sua volta replica con l’auspicio che questo sia l’inizio di una lunga relazione tra BMPS e Nomura”.

COSA RISCHIANO CLIENTI E AZIONISTI –
Il caso Monte Paschi solleva alcune domande tra i risparmiatori preoccupati per i crolli di Borsa. Ecco le risposte ai dubbi più diffusi.
Mps rischia di fallire?
1.
No. Secondo alcuni analisti, la vicenda derivati sta pesando soprattutto sull’immagine della banca. Dal punto di vista contabile la situazione sarà tamponata dalla sottoscrizione dei 3,9 miliardi di Monti bond. Ma la banca sta affrontando il momento più difficile della sia storia recente: dopo un 2011 con 4,7 miliardi di rosso, il bilancio 2012 potrebbe chiudersi con altri due miliardi di perdite alimentate dalle operazioni in derivati. L’operazione Santorini, messa in piedi assieme a Deutsche Bank, nel 2009 ha generato perdite per 224,4 milioni. Alexandria, invece, ha provocato una perdita di 220 milioni. Ancora ignoto l’impatto di altre operazioni in derivati (come Nota Italia. Anche 130/150 milioni di costi del personale che non sarebbero stati contabilizzati nel bilancio 2011, l’ultimo firmato da Giuseppe Mussari. Costi già spesati e inseriti nella relazione intermedia di gestione, assicurano dalla banca, su cui però si è acceso il faro della Consob.
I clienti della banca rischiano?
2.
No perché la banca non rischia di fallire. E anche in caso di dissesto, interverrebbe il fondo interbancario di tutela dei depositi, un consorzio, che garantisce i depositi bancari fino a 100.000 euro per depositante.
E gli azionisti?
3.
Sicuramente chi possiede titoli Mps deve fare i conti con il tracollo delle azioni a Piazza Affari. Dopo aver chiuso la seduta del 22 gennaio in calo del 5,7%, il titolo del Monte ieri ha perso l’8,4%. Per adesso però il bilancio degli ultimi sei mesi di quotazioni resta comunque positiva: +61,5 per cento. Impietoso, invece, è il confronto se si vuole tornare più indietro nel tempo. A maggio 2007 il titolo superava quota 3,5 euro: oggi vale 14 volte meno. Per i piccoli investitori che hanno acquistato titoli Mps il consiglio degli esperti è stare fermi, non farsi prendere dal panico né vendere i titoli.
Cosa sono i Monti-bond?
4.
I Monti bond sono i nuovi titolo obbligazionari che il consiglio di amministrazione di Mps ha autorizzato all’emissione. In sostanza, la banca emette i titoli che però verranno sottoscritti dallo Stato. Il controvalore complessivo è di 3,9 miliardi di euro, di cui 1,9 miliardi verranno utilizzati per il riscatto e l’integrale sostituzione dei Tremonti bond già chiesti dal gruppo senese al governo precedente. L’importo deliberato dal cda è superiore di 500 milioni rispetto ai 3,4 miliardi inizialmente previsti. Un incremento, spiega Mps, motivato “dai possibili impatti patrimoniali derivanti dagli esiti dell’analisi in corso di talune operazioni strutturate poste in essere in esercizi precedenti”. Ovvero, Nota Italia e Alexandria.
5. Perché Bankitalia non è intervenuta sul caso Alexandria?
La Banca d’Italia “in data 15 ottobre 2012”, ha chiesto spiegazioni di “un contratto rinvenuto il 10 ottobre 2012 e sottoscritto già il 31 luglio 2009 tra Mps e Nomura, relativo alla ristrutturazione del titolo Alexandria. Ulteriori richieste di chiarimento sono state avanzate da Palazzo Koch con una lettera del 20 novembre. Il presidente dell’associazione dei consumatori Adusbef, Elio Lannutti, chiede però perché né Bankitalia né la Consob abbiano “mosso rilievi” rispetto a tali “rischiose operazioni” che “hanno minato la stabilità” di Mps invitando anche le due autorità di vigilanza a chiarire l’esatta genesi dei derivati.