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 2013  gennaio 25 Venerdì calendario

MAFIA & AZZARDO, C’È UN SISTEMA DI CONNIVENZE - «È ormai ampiamente dimostrato il premi­nente interesse» della criminalità orga­nizzata nel settore del gioco d’azzardo

MAFIA & AZZARDO, C’È UN SISTEMA DI CONNIVENZE - «È ormai ampiamente dimostrato il premi­nente interesse» della criminalità orga­nizzata nel settore del gioco d’azzardo. Lo scrive, senza lasciar spazio a interpretazioni di co­modo, la Direzione nazionale antimafia. Fatturato che prolifera grazie a un «sistema di connivenze» fun­zionari pubblici e uomini delle forze dell’ordine. Le cosche non possono resistere alla tentazione di «elevatissimi e rapidi guadagni» e da un contesto che offre «la possibilità di riciclare ingenti somme prove­nienti da attività illecite; dalla penetrazione territo­riale connessa alla gestione delle sale gioco, dei cor­ner, degli apparecchi da intrattenimento». Tanti sol­di e pochi timori, dati «i bassi rischi giudiziari – se­gnala la Dna – previsti per le singole condotte crimi­nose ». Le indagini avviate dalle Direzio­ni distrettuali antimafia eviden­ziano «la persistente incapacità di effettuare seri e sistematici controlli sulla galassia degli ope­ratori, la difficoltà da parte del­l’Amministrazione dei monopo­li di Stato – segnala pa procura nazionale – ad attivare efficaci procedure sanzionatorie, pur in presenza di gravi violazioni da parte dei concessionari». Un clima che ha favorito il radicamento di un «sistema di connivenze che inve­ste ora funzionari pubblici, ora appartenenti alle for­ze dell’ordine». Non ha il tono della requisitoria, ma la relazione an­nuale (per il periodo 2011-2012) è un duro atto d’ac­cusa nei confronti di chi, pur potendo prevedere i ri­schi connessi alle infiltrazioni della malavita, ha ’di­menticato’ di chiudere il forziere. «Da alcuni proce­dimenti – chiarisce la Direzione antimafia – emerge un sistema di relazioni di potere che lega le organiz­zazioni mafiose ad un’imprenditoria collusa, che in alcuni casi risulta a sua volta legata ad ambienti isti­tuzionali ». Il comparto che più di altri attira gli emissari delle co­sche resta quello delle slot machine, che rappresen­tano il 56% del totale. Seguono le lotterie, in cui si ri­comprendono anche i ’gratta e vinci’, il lotto, le scom­messe sportive, il superenalotto, i giochi di abilità o skill-games, il Bingo e le scommesse ippiche. Grazie al gioco legale «è possibile investire perce­pendo rapidamente guadagni consistenti (soprat­tutto se le regole del gioco vengono falsate), e inoltre – precisa la relazione – le varie tipologie di giochi pos­sono essere utilizzate per riciclare capitali illecita­mente acquisiti». Anche nel caso delle sale Bingo, se­condo la procura nazionale, c’è chi non ha fatto il proprio dovere segnalando anomalie. A cominciare dalle aste per l’aggiudicazione delle concessioni. Ci sono state offerte talmente fuori mercato da far rite­nere «che la compensazione debba avvenire per al­tri canali illeciti – arguiscono i magistrati della Dna – , quali il riciclaggio o le frodi informatiche». In alcuni casi per non dare nell’occhio, le organizza­zioni criminali penetrano «attraverso la gestione di punti di commercializzazione abusivi, mascherati da internet point», nei quali in realtà si gioca d’azzardo. Altro settore di infiltrazione della criminalità or­ganizzata è quello delle corse ip­piche, «dove l’illiceità delle atti­vità può riguardare sia la gestio­ne delle scommesse presso i pun­ti Snai sia – avverte la relazione – la gestione delle stesse corse, che possono essere influenzate da ac­cordi occulti tra scuderie o driver, da atteggiamenti minatori verso i fantini o dalla pra­tica del doping sugli animali». Gli inquirenti hanno poi scoperto l’ultima trovata dei mafiosi: «La prassi di ripulire il denaro mediante fal­se vincite di concorsi e lotterie, acquistando dai vin­citori (di regola individuati con la complicità degli e­sercenti), a prezzi maggiorati, il tagliando vincente». Succede in città come Napoli, dove i possessori di un biglietto ’fortunato’, cedono il tagliando ai camorri­sti che, sull’unghia, pagano anche il 20% in più del va­lore effettivo della vincita. Ci penseranno i ’guappi’ incaricati dal capoquartiere a recardi presso le rice­vitorie per incassare il premio. Una ’perdita’ solo ap­parente, perché quello è un modo per dimostrare, in caso di controlli, che il denaro messo in circolazione dai camorristi è un regalo della dea bendata, non il frutto di loschi traffici.