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 2013  gennaio 24 Giovedì calendario

ONORERÒ L’ULTIMA POLTRONA IL SENATO CE L’HO A DUE PASSI

[Franco Carraro]

Cinquanta anni di poltrone. Ora ne vuole altri cinque, al Senato. Franco Carraro: dal 1962 sempre seduto al potere. Presidente del Coni, ministro, sindaco di Roma, manager di banche e imprese di costruzioni, capo della Federcalcio, membro del Cio. Scandali, avvisi di garanzia, Tangentopoli e Calciopoli: lui non molla. Adesso torna a correre. Candidato del Pdl, circoscrizione
Emilia
Romagna.
“Il poltronissimo”.
Il suo soprannome è perfetto.
«Lascio agli altri la libertà di dire. Ho 73 anni, vado per i 74... ».
Appunto. Perché aggiungere un’altra seggiola alla sua collezione?
«Ho anticipato i tempi cominciando molto giovane: avevo 22 anni quando sono diventato presidente dello sci nautico. Il Padreterno mi ha dato salute fisica e mentale. Ho l’energia per servire ancora il Paese».
Lo dica ai bolognesi. Lì non si può far vedere. Paracadutato da Roma. E condannò la squadra alla B. quando era alla Federcalcio.
«Conosco la psicologia dei tifosi. Non sono dei freddi giudici. Ma sono sicurissimo di aver seguito le leggi e i regolamenti».
L’ex presidente del Bologna Gazzoni le consiglia di sparire.
«Invece farò la campagna sul territorio. Se i tifosi e Gazzoni vogliono un confronto pubblico, sono pronto».
Persino il suo potentissimo amico Cesare Geronzi si è ritirato. Lei che aspetta?
«Se il Pdl vincesse non vorrei mai fare il ministro o il sottosegretario...
«.
Ci mancherebbe altro.
«Voglio dire che non ho più l’età per un incarico operativo».
Però insegue uno scranno.
«Come legislatore penso di avere una buona lucidità mentale. Ho esperienza di sport, spettacolo, turismo, economia e lavori pubblici. Posso essere utile».
Davvero? Le sue esperienze non finiscono bene. Calciopoli la travolse. Condannato in primo grado a 4 anni di squalifica, 80 mila euro di multa in appello. Qualcosa aveva fatto.
«Appena sono stato sfiorato dal dubbio, mi sono dimesso. Non è una cosa abituale nel nostro Paese. Semmai mi prendo il merito, non la colpa».
Addirittura il merito?
«Ho vissuto un paradosso. Se uno si dimette, è colpevole. Se non lo fa, è colpevole uguale. Restano i fatti: la procura, la giustizia sportiva e la Corte dei Conti
hanno riconosciuto la mia correttezza
».
Quando era sindaco di Roma la sua giunta fu azzerata dalle inchieste. E i suoi sponsor erano
Craxi, Forlani e Andreotti
«Dissi: appena approvano la nuova legge elettorale dei sindaci, mi dimetto. Lo feci. La mia parola la mantengo. Certe volte taccio delle verità, ma non dico mai bugie».
Era proprio necessario andare a caccia di una poltrona?
«Garantisco che sarò un presenzialista. In fondo, casa mia dista solo un chilometro dal Senato ».