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 2013  gennaio 23 Mercoledì calendario

ILARIA D’AMICO HO INCONTRATO UN MARZIANO

«Appena finita l’intervista, ero furibonda».
Perché?
«Perché non avevo fatto a Berlusconi le domande che avrei voluto. Ne avevo altre, sublimi, e avrei dovuto approfittare del clima di disponibilità che si era creato in studio. Ma purtroppo il tempo è volato».

Ilaria D’Amico non è mai soddisfatta anche quando il compito, a detta di tutti, le è riuscito bene. Per convincerla che la prima puntata dello Spoglio (in diretta per 12 puntate ogni lunedì e mercoledì alle 20.30 su Sky) – quella del faccia a faccia con Silvio Berlusconi – era andata bene, ci sono voluti i complimenti del compagno, l’immobiliarista Rocco Attisani, e della mamma («i peggiori critici ce li ho in famiglia»). E poi l’insistenza di Sarah Varetto, direttore di SkyTG24, che l’ha costretta a rivedersi («cosa che odio»). Tornata a casa dalla diretta aveva il figlio Pietro, 3 anni il prossimo marzo, con la febbre, quindi ha potuto vedere in Rete i commenti entusiastici sulla sua performance solo a tarda notte. Il video con un montaggio dei momenti top del confronto è stato cliccato un milione e mezzo di volte.

A quel punto si è convinta che era stata brava?
«Ero stupita: in Rete di solito si è attaccati. Invece l’unica critica l’ho ricevuta dal Giornale che ha messo una mia foto in prima pagina con il titolo “la più bella del reame” seguita da un articolo dove si diceva che avevo prevaricato l’ospite, non lasciando parlare il Cavaliere. Alla fine mi sono convinta che la misura giusta in quel confronto l’avevo trovata».
Hanno scritto che ha domato Berlusconi meglio di Santoro.
«L’avranno scritto per farci litigare. Penso che Santoro si senta molto sereno e sia disposto ad ammettere che quel Berlusconi è un leone nell’arena televisiva, uno showman del calibro di Fiorello che però fa politica, da applaudire».
Il pubblico si aspettava che fosse messo più in difficoltà, invece sembra che andare da Santoro l’abbia addirittura favorito.
«Io sono stata completamente ipnotizzata da quella puntata: c’era una drammaturgia perfetta, hanno scelto entrambi la cifra dell’ironia e sembravano due comici di vecchio corso, con la tensione che è durata dall’inizio alla fine. Berlusconi e Santoro sono due poli dello stesso magnete: uno senza l’altro valgono qualcosa di meno. Non si può certo dire che ha floppato uno che ha fatto una puntata del genere, infatti ha raggiunto il 33% di share, un’enormità per La7».
Sta di fatto che lei è risultata più incalzante. Come si era preparata?
«Berlusconi in realtà è più facile da intervistare di Monti che ho avuto ospite nella seconda puntata: basta non fare domande aperte e seguire il flusso dei suoi pensieri, per poi entrare in controtempo anticipando le sue pause. Lui poi con me sembrava quasi in soggezione».
Non ha rinunciato però a fare il tombeur de femmes.
«Quello è il suo personaggio, non riesce a rinunciarci nemmeno quando la platea è la più sbagliata, e alla sua veneranda età ha deciso di fregarsene. E poi sa che quelli sono messaggi che i suoi elettori assorbono come positivi».
Lei però gli ha tenuto testa con altrettanta spavalderia. Se l’aspettava?
«Non mi sono stupita, e quando è arrivata la battuta («Pensa che sia venuto qui per farle la corte?», le ha chiesto Berlusconi, ndr) mi è sembrato naturale chiedergli se era davvero quello il suo scopo («Non lo so, me lo dica lei», ndr). Anche perché, chiamandosi il programma “lo spoglio”, qualcuno poteva equivocare. Per esempio, Monti, due giorni dopo, mi ha chiesto se era da intendersi come verbo o sostantivo. Onestamente quando l’ho scelto pensavo solo al secondo, lo spoglio elettorale».
Perché è più difficile intervistare Monti che Berlusconi?
«Perché Berlusconi televisivamente è un generoso, ti offre tantissimi spunti, è l’opposto di Monti, con cui ero preoccupata di non riuscire a creare un’atmosfera emozionale».
Temeva potesse risultare freddo e noioso?
«Quello era il rischio, ma in realtà ho apprezzato che Monti abbia cercato di umanizzarsi mostrandosi nelle sue debolezze e in certi imbarazzi riferiti a cose personali, penso a quando parlava di sua moglie: è stato un regalo. In questo senso è davvero un marziano catapultato in politica: sta ancora imparando a sue spese che cosa significa fare un altro mestiere che non sia stare in cattedra. Oggi deve empatizzare, conquistare, e mi fa tenerezza perché lo vedo un po’ spiazzato nel trovare la misura. Proprio per questo rappresenta la vera scelta diversa».
Lo voterà?
«Mi convince l’uomo, la serietà, l’autorevolezza e anche l’umanità nascosta. Ma non vorrei spezzare il bipolarismo in cui credo moltissimo».
Quindi chi voterà?
«Anch’io, come Monti, ho votato Berlusconi nel ’94 per disamore nei confronti della politica. Prima avevo votato i radicali, che ho riscelto quando non sono riusciti a entrare in Parlamento: ero per Emma Bonino for President. Negli anni successivi ho sempre votato progressista, adesso prevale in me l’idea che la gente ha troppa fame, quindi bisogna pensare a uno Stato che aiuti, lo stesso Barroso ha detto che il rientro di bilancio è costato troppo sulla pelle della gente. Sono orientata verso chi ha questa priorità in agenda».
Che cosa pensa di Matteo Renzi?
«Renzi ha fatto un grande lavoro e oggi rappresenta l’anima riformatrice del centrosinistra. Trovo che il cambiamento che è riuscito a fare in così poco tempo in un partito come il Pd – convincere gente come Veltroni e D’Alema a non ricandidarsi – sia straordinario. Come candidato premier però oggi penso sia più giusto Bersani, ma dovrebbe lasciargli il posto tra quattro o cinque anni».
Si aspettava che Monti avrebbe dichiarato di essere contrario ai matrimoni gay?
«Lì c’è l’abbraccio con il Vaticano: L’Osservatore Romano ha fatto un’investitura chiara».
I laici liberali quindi chi dovrebbero votare?
«Direi Monti, sempre che non temano di pagare troppo. Non ha detto nulla sulla patrimoniale, ma non è uomo che si tirerebbe indietro».
Berlusconi ha detto che toglie l’Imu.
«E sono pronta a scommettere che lo farà davvero, non so con quali conseguenze per il Paese. Quello che temo di più è che non ci sia una maggioranza in grado di governare, e che queste elezioni risultino solo un ulteriore costo per gli italiani».
Il critico Tv Aldo Grasso ha scritto sul Corriere che è più brava a condurre il talk show politico di quello sul calcio. Dice però che dovrebbe lavorare per migliorare la voce.
«Grasso dice quello che mia madre mi ripete da quando ho iniziato a fare questo mestiere. La voce è un mio difetto di fabbrica, ma è un difetto a cui ormai sono affezionata. E, come me, i miei telespettatori: sa quanta gente mi ferma solo perché, pur voltata di spalle, mi ha riconosciuta sentendomi parlare?».
Perché ha scelto di occuparsi di politica?
«A Sky in questo momento avevano bisogno di questo, non mi sono tirata indietro».
Del calcio non si è ancora annoiata?
«La verità è che farei Sky Calcio Show anche gratis: mi diverto proprio, adoro il calcio e se non ci lavorassi lo seguirei in Tv, andrei allo stadio».
Come ha accolto la notizia di Pep Guardiola al Bayern Monaco?
«Ha fatto una scelta di protezione, rischia poco: è uno dei club più forti al mondo, e senza debiti. Certo, da un latino come lui non mi sarei aspettata che finisse nella fredda, anche emotivamente, Germania».
Tra lui e Mourinho chi preferisce?
«Adoro Mou, sono tra le sue vedove. Confesso di avere un debole per gli antipatici, e che sarei disposta a rinunciare a una parte del mio stipendio per vederlo tornare in Italia. Lo conosco meglio di Guardiola, avendoci lavorato: abbiamo sempre battibeccato, ma ci trovavamo simpatici».
Ci ha mai fatto un pensierino?
«Quando Mou è arrivato in Italia ero già felicemente fidanzata. E poi mi intriga di testa, meno fisicamente: è troppo piccolo per un donnone come me».