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 2013  gennaio 23 Mercoledì calendario

LA CURA MONTI: CHIUDE UN’IMPRESA AL MINUTO

[Nel 2012 il saldo negativo è di centomila società in meno. E il reddito delle famiglie crolla ai livelli dell’86] –
Roma
Sembra un bollettino di guerra, che però non viene diramato dagli Alti comandi. Le slide coi numeri dei morti e dei feriti scorrono alle spalle dei presidenti delle organizzazioni artigiane e del commercio e terziario, riunite in Rete imprese Italia. Centomila aziende scomparse nel 2012. Consumi scesi ai livelli di quindici anni fa. Redditi delle famiglie precipitati indietro nel tempo fino al lontano 1986, 27 anni fa. Pressione fiscale che, per i cittadini in regola, toccherà quest’anno il 56%. Disoccupazione e povertà in grave aumento. Fiducia delle famiglie e delle imprese a picco. Una Caporetto economica e sociale.
Manca un mese alle elezioni politiche, ed è questo il quadro impressionante che le imprese commerciali e artigiane del Paese - che rappresentano insieme il 60% del Pil e il 60% dell’occupazione - presentano ai partiti e ai candidati. In particolare, l’annus horribilis 2012, primo dell’era Monti, ha segnato una serie di record negativi. In particolare il tasso di mortalità delle imprese: nei primi nove mesi dello scorso anno, 216 mila attività hanno chiuso i battenti, «circa una al minuto», scandisce sconsolato il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli. Sempre nei primi nove mesi hanno aperto 147 mila imprese, e nei dodici mesi, secondo le stime della Rete, il saldo negativo è di 100 mila aziende in meno. Molte, moltissime altre chiuderanno a breve, nei prossimi mesi. Un’emorragia che disgrega il tessuto sociale, oltre che quello imprenditoriale, del Paese. «Le nostre imprese non si vogliono rassegnare, s’impegnano per costruire lavoro e benessere, ma hanno deciso di non tacere più la loro sofferenza», attacca Sangalli.
Lunedì prossimo, il 28 gennaio, le aziende artigiane e del terziario si mobiliteranno a livello locale e nazionale per far sentire la loro voce, al grido «la politica non metta in liquidazione le imprese ». Saranno presentate proposte concrete da attuarsi nella prossima legislatura. «Bisogna cambiare sul fisco, sul credito, sulla burocrazia », dice ancora Sangalli. Troppe tasse, troppi adempimenti (solo quelli fiscali sono 120 in un anno, tre alla settimana), tassi d’interesse troppo alti e un sistema bancario che ha tagliato nell’ultimo anno di 32 miliardi l’erogazione di finanziamenti alle aziende. Non c’è da stupirsi se, come aggiunge il presidente della Confcommercio, «il nostro sistema è sull’orlo del baratro».
Un baratro su cui oscillano anche le imprese edili. Nei primi 9 mesi del 2012 il settore delle costruzioni ha sofferto 9.500 fallimenti, «una cifra – sostiene l’Ance – che è destinata ancora a crescere». I senza lavoro sono ormai 360 mila, 550 mila se si considera l’indotto. «Siamo allo stremo», lamenta il presidente dell’associazione, Paolo Buzzetti. Gli interventi necessari a risollevare il settore saranno illustrati da Buzzetti ai candidati premier delle principali forze politiche: in particolare interventi fiscali, con la riduzione della tassazione sulla casa, e sul costo del lavoro.
Il 2013 rappresenta un momento fondamentale. Chiunque vinca le elezioni, dicono i presidenti di Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, deve immediatamente agire per la ripresa e la crescita economica. «È stato un bene la riduzione del costo del finanziamento del debito pubblico per via della riduzione dello spread – osserva Sangalli – ma lo si è fatto al prezzo salatissimo di un’impennata della pressione fiscale e dei pesanti effetti recessivi che ne sono derivati: un dato per tutti, il reddito delle famiglie è tornato ai livelli di 27 anni fa», 16.955 euro, quasi 900 euro in meno rispetto al 2012. L’anno scorso i consumi reali pro capite sono calati del 4,4%, e quest’anno ci sarà un’ulteriore discesa dell’ 1,4%.
Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli dice che a metà anno incomincerà la ripresa. Le imprese artigiane e del commercio se lo augurano, ma per il momento non ne hanno sentore. E poi c’è la spada di Damocle rappresentata dall’aumento dell’Iva l’1 luglio. «Speriamo davvero che non aumenti, sarebbe una doccia gelata per i consumi», conclude Sangalli.