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 2013  gennaio 23 Mercoledì calendario

CASO MPS, MUSSARI LASCIA L’ABI

[La banca ammette il buco scavato dal derivato segreto. Il titolo crolla in borsa] –
Giuseppe Mussari si è dimesso da presidente dell’Associazione Bancaria Italiana. Nella sua lettera al vicepresidente vicario dell’Abi, Camillo Venesio, scrive: “Ritengo di dover rassegnare con effetto immediato e in maniera irrevocabile le dimissioni da presidente. Assumo questa decisione convinto - prosegue l’ex presidente del Monte Paschi di Siena – di aver sempre operato nel rispetto del nostro ordinamento ma nello stesso tempo, deciso a non recare alcun nocumento, anche indiretto all’associazione”. Insomma nessuna violazione di regole, dice Mussari. Al Fatto, che lo ha raggiunto telefonicamente per avere chiarimenti sull’operazione Alexandria svelata ieri dal nostro giornale, replica: “Non faccio nessun commento, in questo momento sono in una riunione”. Stessa risposta da Antonio Vigni, l’ex direttore generale della banca all’epoca dell’operazione Alexandria. Peccato. Gli avremmo chiesto se il suo bonus di 800 mila euro incassato nel 2010 grazie proprio alla chiusura del bilancio del 2009 in utile, sia stato frutto del trucco contabile svelato ieri. Quell’anno Mussari rinunciò a un premio di 150 mila euro. La cessione nel settembre del 2009 a Nomura del derivato Alexandria ha permesso a Mps di dichiarare un utile di 220 milioni. “Se non ci fosse stato utile”, spiega al Fatto l’allora presidente del collegio dei sindaci Mps Tommaso Di Tanno, “Vigni non avrebbe percepito il bonus ma escluderei che le modalità dell’operazione su Alexandria, della quale il consiglio non è mai stato informato, siano state concepite da Vigni per questo scopo”. Grazie all’utile del 2009, anche la Fondazione Mps ha ricevuto un dividendo sulle sue azioni di risparmio, mentre le azioni ordinarie sono rimaste a bocca asciutta. A Mussari e Viola abbiamo chiesto inutilmente spiegazioni sul contratto ‘mandatory agreement’ di 50 pagine in inglese nascosto per tre anni e mezzo in una cassaforte del direttore generale del Mps, mai comunicato alla Banca d’Italia né alla Consob né ai revisori di Kpmg. Quel contratto, scoperto il 10 ottobre nella cassaforte di Vigni, spiegava il vero significato di una doppia operazione condotta nel settembre del 2009 da parte di Mps, allora presieduta da Mussari e diretta da Vigni, con Nomura. Il suo ritrovamento ha imposto ai nuovi vertici dell’istituto di proporre al consiglio di amministrazione una correzione di bilancio (a valere sul 2009 ma da fare nel 2012) di 220 milioni di euro. Una correzione che però è inferiore a quella che sarà imposta con tutta probabilità dalle verifiche in corso sulle perdite insite nei contratti derivati venduti da Nomura in esecuzione del accordo segreto.
La posizione di Mussari si è fatta pesante dalle prime ore del mattino. Poco dopo l’apertura della Borsa il titolo viene congelato perché perde più del 4 per cento. Monte dei Paschi conferma tutto e precisa: “L’operazione denominata Alexandria rientra nel perimetro delle analisi in corso in relazione ad alcune operazioni strutturate poste in essere in esercizi precedenti e ad oggi presenti nel portafoglio della banca”. La banca oggi presieduta da Alessandro Profumo, spiega che l’incremento di 500 milioni di euro di aiuti di Stato via Monti Bond (3,9 miliardi di euro più interessi il totale) richiesto a sorpresa a fine 2012, assicurerà la copertura “degli impatti patrimoniali” derivanti dai derivati, compresa l’operazione con Nomura, la cui analisi verrà sottoposta al consiglio di amministrazione entro metà febbraio”. Mps quindi conferma la possibilità di riscrivere i bilanci del passato con la correzione da 220 milioni di euro proposta dall’amministratore Fabrizio Viola nella relazione svelata ieri. Ma Mps ritiene che “la copertura di eventuali rettifiche di bilancio, nonché degli eventuali costi di chiusura delle operazioni in oggetto”, sia assicurata dal mezzo miliardo aggiuntivo dei Monti bond.
Alle 11 la banca Nomura emette un comunicato per scaricare ogni responsabilità sui vertici passati del Monte dei Paschi: “L’operazione Alexandria”, è stata completamente esaminata e approvata ai massimi livelli di Mps incluso il cda e anche il presidente avvocato Mussari, attuale presidente dell’Abi”. Nel pomeriggio il presidente Alessandro Profumo e l’ad delegato Fabrizio Viola replicano ai giapponesi: “Non risulta che tale operazione sia stata sottoposta all’approvazione del Consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena”.
Poi arriva la nota dei revisori dei conti. “Kpmg non è mai stata messa a conoscenza di alcun accordo di natura riservata risalente al 2009 tra Mps e Nomura e non ha mai fornito alcuna approvazione, tanto-meno preventiva, circa la struttura delle operazioni finanziarie oggetto di tali accordi riservati”. L’ennesimo colpo alla credibilità di Mussari che nella telefonata del 7 luglio 2009 con il presidente di Nomura Sadeq Sayeed, (pubblicata dal Fatto) diceva: “KPMG è stata messa al corrente in modo completo di questa transazione”. La doppia operazione condotta tra Mps e Nomura ha permesso al Monte Paschi di cedere ai giapponesi il contratto derivato Alexandria , comprato da Dresdner Bank nel 2006 senza registrare le perdite. In cambio Nomura vende il 28 settembre 2009 a Mps tre prodotti che comportano per la banca giapponese profitti rilevanti. Il vantaggio per Mussari e Vigni sta nei tempi diversi della registrazione contabile delle due operazioni: lo scambio vantaggioso per Mps impatta subito sul bilancio. Mentre i costi dei tre derivati comprati da Mps saranno spalmati negli anni. Ma le due operazioni erano legate da un contratto unitario nascosto in cassaforte.