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 2013  gennaio 23 Mercoledì calendario

LA DOPPIA SCALATA DELL’AVVOCATO — «È

stato per me un grande onore rappresentare le banche in Italia nell’ottica di perseguire l’interesse generale del Paese», dice Giuseppe Mussari chiudendo la lettera di dimissioni dalla presidenza dell’Abi. Un’uscita di scena decisa per non creare imbarazzo e «nocumento» all’associazione ma nella convinzione «di aver sempre operato nel rispetto dell’ordinamento». La decisione di lasciare Palazzo Altieri è arrivata in serata, dopo una giornata cadenzata dalle notizie provenienti dal Montepaschi di cui Mussari è stato presidente per sei anni dall’aprile del 2006 all’aprile 2012. «Non dico nulla», aveva risposto fino a quel momento Mussari con garbo e fermezza a chi gli chiedeva un commento. Era convinto che qualunque cosa avesse detto sulla vicenda dei derivati e dell’accordo segreto tra Mps, ai tempi in cui era presidente, e la banca d’affari Nomura avrebbe dato adito a ricostruzioni per lui inopportune. E quindi preferiva tacere. Da abile avvocato qual è, voleva evidentemente esaminare ogni dettaglio della situazione. In serata poi la decisione di dimettersi. Il susseguirsi di notizie da Siena lo aveva colto mentre era nel suo ufficio a Palazzo Altieri dove ieri si è svolto l’atteso (per l’Abi) incontro con gli ispettori del Fondo monetario internazionale. C’era da difendere le banche italiane sulla scena internazionale, ma forse Mussari ieri aveva comprensibilmente altro per la testa. La vicenda senese rischia di coinvolgerlo in un’azione di responsabilità da parte dello stesso Montepaschi, ferma restando la minaccia ancora più grande, finora rimasta sotto traccia, degli esiti dell’inchiesta giudiziaria avviata un anno fa sull’operazione Mps-Antonveneta. Un acquisto fatto sotto la sua regia, salutato come un atto di grande maestria ma poi considerato la causa del declino dell’antica e storica banca cittadina.
Mussari, cinquant’anni, calabrese di Catanzaro con mamma senese è arrivato nella città del Palio per studiare giurisprudenza. Avvocato penalista, vicino al Pci prima e al Pds e Pd poi, ha gradualmente preso le distanze dalla politica una volta fatta la scelta di diventare banchiere nel 2001 con la nomina al vertice della Fondazione Mps, allora azionista di assoluta maggioranza della banca di cui è diventato presidente dopo cinque anni. Nel 2010 è stato chiamato a guidare l’Abi dove è stato riconfermato all’indomani delle dimissioni da Mps, sostituito da Alessandro Profumo, suo sponsor nella corsa alla presidenza dell’Associazione. Dove si è adoperato per promuovere accordi coi consumatori e per assumere iniziative assieme a Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali. La crisi, e gli scandali, del Monte però lo hanno inseguito.
Stefania Tamburello