Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  gennaio 23 Mercoledì calendario

FORMIGONI, VERDINI, LOMBARDO QUEGLI INDAGATI GRAZIATI DAL CAVALIERE

[Nelle liste c’è anche Cesaro, accusato di camorra] –
ROMA
— Restano mediamente “sporche” le liste del Pdl. Il sacrificio di tante «vittime della giustizia », per usare le parole di Berlusconi, non è totale, ne lascia altre in campo.
Berlusconi ovviamente (tre processi importanti come Mediaset, Ruby e Unipol vicini a sentenza), e anche Denis Verdini, il coordinatore nazionale e della Toscana che ha fatto e disfatto le liste, ma deve districarsi su almeno tre fronti giudiziari.
Poi Roberto Formigoni, il “celeste” governatore della Lombardia, con quell’accusa di corruzione per l’affaire Sanità tante volte smentita ma alla fine confermata dai magistrati. L’elenco dei noti mette in primo piano Raffaele Fitto, l’ex ministro leccese che s’è visto chiedere dai pm di Bari 6 anni e 6 mesi di carcere per l’indagine sulle tangenti pagate dall’imprenditore Angelucci per appalti sanitari. Un processo, sempre per corruzione, l’ha visto assolto, ma questo resta. Tra i volti più noti degli inquisiti merita un posto un altro ex governatore, il siciliano Raffaele Lombardo, leader dell’Mpa, lista costola Pdl, che fa i conti con un’indagine per mafia.
Dalla prima alla seconda fila. E qui la situazione resta opaca. C’è la candidatura davvero singolare dell’ex manager Fininvest Salvatore Sciascia.
Gareggia per il Senato, è un parlamentare uscente. Ha una condanna definitiva a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto degli ex colleghi della Gdf. Una fedina penale come questa dovrebbe rientrare perfettamente tra quelle — assai poche in verità — che ricadono sotto la tagliola della famosa legge sulle liste pulite. E invece niente. Spiegano che, risalendo al 2001, essa è troppo vecchia per valere ancora.
Dalla Lombardia a scendere è un pullulare di nomi noti alle cronache giudiziarie. Ecco Renato Farina, il famoso agente Betulla, una pena patteggiata per il sequestro Abu Omar. In Liguria c’è il caso di Augusto Minzolini, l’ex «direttorissimo» del Tg1 (come lo apostrofava al telefono il suo sponsor Berlusconi), capolista contestato dagli scajoliani che dovrà fare i conti con l’indagine per l’uso disinvolto della carta di credito della Rai. In Emilia c’è Deborah Bergamini, indagata per interruzione di pubblico servizio, ma in vista di una possibile archiviazione chiesta dal pm. In Toscana, con Verdini, si candida anche Massimo Parisi, indagato anche lui per il fallimento del Credito cooperativo fiorentino. Nel Lazio correrà Giorgio Simeoni, ex vice di Francesco Storace alla regione, una richiesta d’arresto evitata grazie al voto della Camera per l’inchiesta su Lady Asl. Un indagine per abuso d’ufficio pende anche su Claudio Fazzone, potente di Fondi (Latina). In Campania si sono salvati Luigi Cesaro e Amedeo Laboccetta.
In Calabria Giuseppe Galati, un’associazione a delinquere.
La Sicilia appare come la Regione a più alta densità di inquisiti. L’elenco si apre con Antonio D’Alì, nobile rampante del trapanese, un processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Di Lombardo s’è detto. Ma nel suo gruppo figurano anche Roberto Di Mauro, un’omissione d’atti d’ufficio, Filippo Drago, condanna a 2 anni e 3 mesi per falso ideologico, Rossana Interlandi, una richiesta di rinvio a giudizio per omissione d’atti d’ufficio. Anche il Pid di Saverio Romano ha due nomi noti, Rudy Maira, indagato per associazione a delinquere, e Salvo Catalano, un anno e 11 mesi patteggiato per abuso edilizio. Un condannato anche per Fratelli d’Italia, la lista di Crosetto e Meloni, è Salvino Caputo, 2 anni per un tentato abuso d’ufficio e falso ideologico.