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 2013  gennaio 22 Martedì calendario

PORTÒ LA SAMPDORIA FINO ALLA CHAMPIONS


Riccardo Garrone è stato vicino alla Sampdoria per un quarto di secolo, prima come sponsor con la sua Erg dal 1988 al 1995, all’epoca dei più importanti successi della squadra di Paolo Mantovani, e poi come proprietario e presidente negli ultimi undici anni. Il petroliere era subentrato agli eredi del collega, scomparso nel 1993, dopo essersi offerto di fare da garante alla transizione tra la proprietà e un innominato principe saudita. Verificata l’insussistenza con risvolti truffaldini - di tale figura, il 16 febbraio 2002 Garrone acquistò le azioni dei Mantovani, assumendo in prima persona la presidenza del club. In quell’ormai remoto inverno, la Sampdoria si trovava sul campo prossima alla retrocessione in C1 e con la prospettiva del fallimento sul piano societario. Perciò l’intervento di Garrone fu inizialmente emergenziale.

Riconoscendosi, con inusuale umiltà, del tutto inesperto, Garrone delegò la gestione ordinaria della società e della squadra a Beppe Marotta e Walter Novellino, sodalizi destinati a durare rispettivamente sette e cinque anni. Ottenuto nel 2003 il ritorno in serie A al primo tentativo, negli anni successivi la Sampdoria di Garrone venne a consolidarsi nella massima serie, sfiorando nel 2005 la qualificazione Champions. In parallelo all’attività societaria, il presidente cominciò a battersi per due argomenti che gli sono rimasti a cuore fino all’ultimo: in sede di Lega Calcio per la riforma del sistema di redistribuzione dei diritti tv, sul piano genovese per ottenere il via libera alla costruzione di uno stadio privato. Un duello che lo vide proporre aree puntualmente bocciate dalle autorità: Trasta dalle Fs, Sestri Ponente nei pressi dell’aeroporto dall’Enac, fino all’idea delle settimane scorse che vede la Fiera del Mare come scenario.

Sul piano sportivo, Garrone ha ottenuto la qualificazione Champions nel 2010 e sfiorato un solo trofeo: la Coppa Italia 2009, strappatagli dalla Lazio di Delio Rossi, il suo ultimo allenatore, nella finale del 13 maggio all’Olimpico, decisa ai rigori anche per un errore di Antonio Cassano. Proprio il fuoriclasse barese è stato il grande cruccio del presidente: accolto alla Sampdoria nel 2007, divenuto quasi un nipote adottivo secondo un rapporto di grande affetto, il 26 ottobre 2010 ebbe a ripagare Garrone con la peggiore “cassanata” di sempre: una sfuriata inaccettabile, al campo di allenamento, per il rifiuto a partecipare a una festa di club. Il presidente prima chiese la rescissione al collegio arbitrale di Lega, poi lo cedette al Milan. Di lì a poco, la retrocessione, mitigata dall’immediato ritorno in A. La riconciliazione è arrivata l’estate scorsa: in tempo, ma sempre troppo tardi rispetto ai sogni di entrambi. Tanto che ieri il campione ha voluto commentare con un messaggio rivolto direttamente al suo ex presidente: «Un dolore straziante, oggi è uno dei giorni più brutti e tristi della mia vita. Rimarrai per sempre nel mio cuore e ti vorrò bene per sempre».