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 2013  gennaio 19 Sabato calendario

IN PIANURA PADANA (E NELLE CLASSIFICHE) TIRA UNA BRUTTA ARIA

[Torino è la metropoli più irrespirabile d’Italia, dice Legambiente Ma è davvero così? E soprattutto, chi e come misura lo smog?] –
C’ è poco da fare: l’aria che respiriamo nelle nostre città fa male. Troppe polveri sottili, troppi ossidi di azoto, troppo ozono. Un problema generale, denunciava il dossier «Mal’aria» di Legambiente, che però per la particolare conformazione geografica del nostro Paese è un problema soprattutto della Pianura Padana, dove d’inverno si possono creare condizioni meteorologiche che «tappano» a bassa quota i veleni prodotti dall’attività umana, impedendone il miscelamento.

E se vogliamo è anche questa una delle ragioni per cui Torino risulta «inquinata» come e più di Milano (ma in alto troviamo anche città «tranquille», come Alessandria o Cremona) nelle posizioni alte della classifica dell’aria che produce danni alla salute pubblica. La peggiore aria in assoluto si respira nella Pianura Padana, che classifica 18 città tra le prime 20 posizioni.

Danni sanitari, ma anche danni al portafogli degli italiani: tocca sempre a noi, attraverso le Regioni, pagare le multe europee imposte ai Paesi che violano le norme concordate a livello comunitario. L’Italia ha in corso una procedura d’infrazione per gli anni 2007-2008; di questo passo la bolletta diverrà sempre più salata. E sono milioni di euro.

A leggere il dossier di Legambiente, che ha preso in esame i dati riguardanti le polveri sottili e i livelli di inquinamento delle città italiane nel 2012, praticamente in tutti i principali centri urbani siano stati superati i livelli di polveri fini. Sono 51 le città, tra le 95 monitorate, che nelle loro «peggiori» centraline (quelle che segnano sistematicamente i valori più alti) hanno superato il bonus di 35 giorni del valore medio giornaliero di 50 microgrammi/metro cubo stabilito dalla legge. Ancora più pericoloso del PM10, il PM2.5 (con un diametro inferiore ai 2,5 micron). Il 50% delle città esaminate supera i valori di legge, 25 microgrammi/metro cubo: in testa ci sono ancora Torino, Padova e Milano con un valore medio annuo compreso tra 35 e 33 microgrammi/metro cubo. Firenze e Roma recuperano posizioni quando si parla di ossidi di azoto e di ozono; ma le città padane le ritroviamo sempre lì.

Una situazione molto negativa, le cui cause, dicono gli scienziati, sono le industrie, la produzione di energia, il traffico veicolare e i riscaldamenti. Le soluzioni vanno trovate qui, visto che all’effetto meteo della Pianura Padana - alta pressione che schiaccia e non fa dissipare le emissioni nocive - non si può certo rimediare. Sennonché, la povera Torino (che qualche industria c’è l’ha, a differenze delle altrettanto inquinate e pericolose Cremona e Alessandria, che non sono certo paragonabili a Pechino) nei giorni scorsi è finita addirittura in una classifica mondiale dell’inquinamento urbano, pubblicata dal solitamente autorevole «The Economist» sulla base dei dati dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità dell’Onu.

Una classifica davvero scioccante, in cui Torino sembra essere l’ottava città più inquinata al mondo, dopo metropoli indiane, cinesi, messicane e indonesiane. Soltanto che in questo caso la tabella era piena di errori. Primo, perché i dati sono relativi ad anni diversi, fino al 2009, e non sono affatto omogenei e sicuri. Secondo, perché per ogni Paese è stata indicata soltanto la città in testa alla classifica nazionale. Risultato, la capitale del Piemonte con 47 microgrammi di PM10 (del 2008) viene citata; Milano o Napoli (che padana non è) con 44 invece no.

Per fortuna questo è un falso record. Anche se il problema di poter respirare bene ce l’hanno tutti gli italiani.