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 2013  gennaio 19 Sabato calendario

“NON SONO UN CORROTTO MA SOLTANTO UN INGENUO FATEMI ALLENARE I BAMBINI”

[Gianello e la combine: “Quanti falsi amici”] –
NAPOLI
Un day after finalmente pieno soltanto di normalità. Il telefonino squilla mentre è a Bovolone, il piccolo centro in provincia di Verona dove s’è rifugiato in compagnia della fidanzata Arianna: presto si sposeranno. L’incubo di Matteo Gianello è finito e il futuro è tutto da costruire. Il primo mattoncino è una ritrovata serenità. La Corte di Giustizia Federale ha cancellato quello che l’ex terzo portiere del Napoli si portava dietro da un anno e mezzo. «Non ho venduto alcuna partita. Adesso lo posso dire forte e chiaro». Un leit motiv che ribadisce spesso, per scrollarsi di dosso un peso insostenibile. «Cominciò tutto il 15 giugno 2011 quando fui convocato dalla Procura di Napoli», ricorda. Grave l’accusa: tentò di “aggiustare” Samp-Napoli del 16 maggio 2010 provando a coinvolgere due compagni, Paolo Cannavaro e Grava, i quali però gli opposero un netto rifiuto. Elementi necessari per avviare la macchina della Giustizia Sportiva. La stangata della Disciplinare (a lui 3 anni e 3 mesi di stop, 2 punti di penalizzazione al Napoli e 6 mesi per omessa denuncia agli ex compagni di squadra) è stata ribaltata giovedì.
Gianello, come ha reagito alla notizia?
«Forse a qualcuno potrà sembrare anche paradossale, ma ho pianto, esattamente come hanno fatto Cannavaro e Grava. La loro vittoria è anche la mia. Io non ho tentato alcuna combine, la verità alla fine è venuta a galla».
Cosa è successo allora, lo racconti.
«Sono stato un ingenuo, ecco cos’è successo. Ammetto che mi si possa definire un facilone, ma non un corrotto. Ho commesso una leggerezza. Sono stato tradito da una
persona».
È stato squalificato 21 mesi per slealtà sportiva.
«Ho sbagliato, è vero: mi assumo le mie responsabilità e non farò ricorso. È giusto che paghi. Tra l’altro la condanna più grave per me è stata un’altra».
Quale?
«Ho smesso di fare il portiere da quando è cominciata questa storia. Il calcio per me era tutto».
La sua posizione ha salvato il Napoli.
«Esatto. Sono stato prosciolto dall’illecito sportivo e di conseguenza è stata revocata la punizione sia alla società che ai miei ex compagni di squadra. A loro auguro il meglio».
Ha provato a contattare Cannavaro e Grava?
«No e non lo farò. Sono contento per loro, ma è giusto così».
Qual è stato il momento più difficile, per lei, Gianello?
«Dopo la sentenza di primo grado, il legale del Napoli ha annunciato di volermi chiedere i danni. Ho sofferto molto prima di presentare il ricorso, ero indeciso. Mi ha convinto il mio avvocato, Eduardo Chiacchio, per me è un secondo padre. La sua strategia è stata vincente».
Ha un desiderio?
«Mi piacerebbe tornare un giorno a Napoli. Per sette anni ho dato tutto e questo nessuno me lo può togliere».
Cosa farà da grande Gianello?
«Vorrei allenare i bambini. Adesso sembra paradossale che proprio io abbia voglia di insegnare. Una cosa però la voglio dire: questo ambiente richiede molta attenzione. Ci sono tanti falsi amici. Io ci sono cascato in pieno».
Domani vedrà Fiorentina-Napoli?
«Non so se ci riuscirò. Ma mi fa male stare lontano da quello che è stato il mio mondo».