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 2013  gennaio 19 Sabato calendario

“LA CAMPAGNA DI PIERLUIGI È GIUSTA QUELL’INNO COMMUOVERÀ LE PIAZZE”

[Il guru del segretario: il richiamo al cancro non peserà] –
ROMA
— Non chiamatelo guru. «Sono personaggi scoppiati. Nemmeno Obama ne ha uno. Ha un team di esperti che è cosa diversa». Aldo Biasi è l’uomo della comunicazione di Pier Luigi Bersani. Con il planner dell’agenzia ABC Salvo Scibilia, è l’autore dello slogan “L’Italia giusta”, delle foto dei manifesti, farà gli spot per le tv locali, il cinema e la radio, ha selezionato l’Inno di Gianna Nannini. Lavora in contatto diretto con il capo dei comunicatori del Pd, Stefano Di Traglia. «C’è Casaleggio, è vero. Ma solo Berlusconi è rimasto il guru di se stesso. Eppure mi sorprende, sta sbagliando tutto. Guadagna qualche punto nei sondaggi, commette però un errore di fondo. Che ovviamente tengo per me».
Cominciamo dagli errori di Bersani. L’uso della parola cancro sembra da matita blu.
«Non sono d’accordo. E non danneggia Bersani. L’analisi semantica è interessante ma si perde nelle pieghe della comunicazione. Il main stream, la corrente dominante, ossia la pancia del mercato sorvola su questo tipo di messaggi».
Vuol dire che è bene continuare a usare quel termine?
«Se è meglio non usarlo, Bersani non lo userà. È molto laico e piuttosto sensibile. Se non funziona cambierà idea, sceglierà un’altra parola».
Il video che accompagna la canzone della Nannini è un po’ vecchiotto, non crede?
«Sono immagini di repertorio e il fil rouge di questo genere di assemblaggio è sempre debole. Peraltro manca il collegamento tra il video e la musica. Ma è una questione di fretta. La Nannini ha autorizzato l’uso del brano il giorno prima della diffusione sul web. È stato usato il vecchio filmato delle primarie e la politica brucia tutto a velocità supersonica. Più di qualsiasi altro prodotto».
Come si rimedia?
«Non si rimedia. L’inno è uno strumento che si usa nelle piazze. Lì sviluppa tutte le sue potenzialità emozionali. Se osserva bene il video, la canzone si abbina bene solo alle immagini delle bandiere. Non è un caso».
Perché quel brano?
«La Nannini ci ha mandato tre pezzi, abbiamo scelto quello che parla di più alla parte emotiva. Ha un testo molto particolare. La voglia di volare, per esempio. Cinicamente le dico che la musica deve far scendere la lacrimuccia».
Parliamo dello slogan.
«È il posizionamento, come si dice nel gergo pubblicitario. Coerente con la persona evitando il “qualunquemente”. Bersani si propone di rimette un po’ di giustizia in un’Italia squilibrata. L’Italia giusta».
E la foto?
«Berlusconi l’avrebbe riempita di luce e bandiere».
Bersani invece ha uno sfondo come nuvoloso.
«Non può essere allegro perché c’è poco da ridere».
Ha quel sorrisetto enigmatico. Sulla Gioconda è un capolavoro, ma per un candidato funziona?
«Sorride al futuro. Un candidato non può dimenticare il futuro. Bersani è rassicurante. La sua forza».
Lei cura anche i faccia a faccia in tv?
«Intende se scegliamo la cravatta? Assolutamente no».
E il resto?
«Ormai i politici vanno in tv tutti i giorni. Sono più preparati di molti attori e cantanti. Bersani sa cosa deve dire. E ha uno staff della comunicazione ben preparato».
Avrebbe coinvolto di più Matteo Renzi nella campagna elettorale?
«È una scelta dalla quale mi sono tenuto lontano. Sono totalmente estraneo alla dinamica del rapporto tra Renzi e Bersani. Stiamo al nostro posto, non entriamo nelle decisioni politiche».