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 2013  gennaio 18 Venerdì calendario

L’asse tra islamisti e contrabbandieri nel caos del Sahel - Sulle grandi carte geografiche dell’Africa nei bunker dei servizi segreti italiani e dei loro colleghi di mezzo mondo, è segnata come l’Arco dell’instabilità

L’asse tra islamisti e contrabbandieri nel caos del Sahel - Sulle grandi carte geografiche dell’Africa nei bunker dei servizi segreti italiani e dei loro colleghi di mezzo mondo, è segnata come l’Arco dell’instabilità. È la larga fascia del Sahel, dove l’estremismo islamico, partendo dalla Somalia e arrivando alla Mauritania, ha fatto breccia in una delle regioni strategicamente più importanti del continente africano. Da almeno venti anni, i satelliti spia delle grandi potenze seguono i movimenti delle organizzazioni che potrebbero destabilizzare zone ricche di gas, petrolio e uranio. Osservavano ma non agivano. Sono contrabbandieri, criminali comuni, insistevano alcuni analisti, senza troppo preoccuparsi del loro progetto espansivo. Ghadames, antica città carovaniera patrimonio dell’umanità, è situata strategicamente sul punto in cui convergono le frontiere di Algeria, Tunisia e Libia. Da qui, sfiorando il giacimento di idrocarburi di In Amenas, le strade sabbiose scendono verso Nigeria, Niger e Mali. Nel marzo di due anni fa, quando la popolazione di Bengasi lottava contro il regime di Gheddafi, tonnellate di armi uscite dalle caserme libiche furono trasportate a Segù, a 240 chilometri dalla capitale del Mali, e messe in vendita. LA SVOLTA L’apertura di quel «supermercato» segnò l’inizio di una nuova fase dell’attività dei cosiddetti contrabbandieri. La cupola delle varie organizzazioni terroristiche attive nel Sahel, si chiama Al-Qaeda nel Magreb islamico (Aqmi). Sono salafiti e hanno approfittato del caos generato dalla primavera araba e dalla guerra in Libia, per allargare il loro controllo sul territorio. Aqim nacque in Algeria per combattere il regime militare. Non sarebbe direttamente coinvolta nelle vicende del Mali, anche se c’è un chiaro collegamento con Ansar al-Din, l’organizzazione che vorrebbe estendere la sharia a tutto il paese. Il suo leader Iyad Ag Ghaly sarebbe cugino di Abdel Krim, uno dei comandanti di Aqim. Con la caduta del regime di Gheddafi, migliaia di tuareg che si trovavano in Libia al servizio del dittatore, tornarono a casa e rafforzarono il Movimento per la liberazione nazionale di Azawad (Mnla). L’alleanza fu breve e i guerriglieri di Aqim assunsero il controllo di Gao e Timbuctu con l’aiuto di quelli del Jamaat Tawhid Wal Jihad Fi Garbi Ifriqiya (Movimento per Jihad e unità in Africa occidentale - Mojwa), un’organizzazione molto presente in Mauritania e legato ai Boko Haram in Nigeria (noto per le stragi di cristiani), considerato dai servizi segreti occidentali una delle più serie minacce alla sicurezza della regione.