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 2013  gennaio 18 Venerdì calendario

LA DURA VITA DEL PROF CHE DIVENTA PAZZO PER LA SCUOLA

[In senso letterale. Su un milione di insegnanti, ve ne sarebbero almeno 24.000 psicotici e 120.000 depressi. Dati preoccupanti, raccolti in anni di indagine sulle malattie professionali da un medico specialista. Che ci spiega perché succede. E propone una terapia] –
Osservate, please, due aspetti in contrasto della scuola italiana di oggi. L’uno, il vistoso, della modernità che avanza, il volto tecnologico-informatico che il ministero cerca di promuovere. E allora via, per ora in alcune classi pilota, ma nelle intenzioni del futuro in tutte, i libri di testo cartacei, via i vecchi registri, via i quaderni (non scordiamoci però che solo il 59,3% delle famiglie italiane possiede un computer). L’altro, l’oscuro, che per contro ci narra di problemi cronicizzati da una vita: è la scuola del malessere degli insegnanti, sottopagati rispetto al ruolo che svolgono, bistrattati dai luoghi comuni dell’opinione corrente (mezza giornata libera, tre mesi di vacanze: tutte fole!). Per nulla riconosciuti socialmente, anzi. E inoltre – ce l’ha rammentato il medico dottor Vittorio Lodolo D’Oria, il maggior esperto italiano in disagio mentale dei docenti, in una lettera al direttore pubblicata su Sette del 14 dicembre scorso – esposti più di ogni altra categoria di lavoratori a diffuse psicopatologie anche gravi che non vanno assolutamente sottovalutate.
È per questo, per saperne di più, che sono andato a trovarlo, Lodolo, nella sua bella casa milanese affacciata sull’ippodromo di San Siro. Il suo incontro con la scuola e i problemi connessi avviene 20 anni fa, quando, nel 1992, giovane dottore, è chiamato a far parte del Collegio medico della Asl, Città di Milano, per il riconoscimento dell’inabilità al lavoro per causa di salute. «Mi balzò subito all’occhio un fatto», racconta, «esaminando i casi dei dipendenti in questione: gli insegnanti erano numerosissimi e la gran parte dei loro disturbi era di competenza psichiatrica. Mi veniva da dire che, se ci sono insegnanti eroici che si dedicano anima e corpo al loro mestiere e vanno pazzi per la scuola, ce ne sono altri “pazzi per la scuola” in senso inverso: sono quelli stremati, logorati, se non invece affetti da una vera e propria psicopatologia a causa di mille motivi. E non conta se personali o professionali, perché in classe se li portano entrambi. Non è cosa da poco: se veniamo in qua nel tempo, rapportando all’Italia i dati di un’indagine Ue del 2008, ne escono numeri preoccupanti: su un milione di insegnanti, ve ne sarebbero almeno 24.000 psicotici e 120.000 depressi, oltre a quelli affetti da disturbi di personalità o dell’adattamento. Eppure si fa finta di non saperlo». Cifre esplosive, su cui gli organi ministeriali sembrano non aver mai riflettuto proponendo soluzioni. Mentre Lodolo, già dagli anni Novanta, ci riflette eccome: accumulata una casistica impressionante per quantità e per problematiche, nel ’98 decide di fare uno studio retrospettivo sull’attività della Commissione, e lo porta oltre, fino ai dati del 2003, esaminando 3.500 fascicoli di cui 800 riguardanti i docenti. «Venne fuori il risultato che mi attendevo: il 50% di quei docenti aveva una diagnosi psichiatrica».

Testimonianze di disagio. Nel 2004 la competenza degli accertamenti sanitari viene inopinatamente trasferita dai Collegi medici delle ASL alle Commissioni Mediche di Verifica (Cmv) del ministero dell’Economia e delle Finanze, e azzerata in tal modo, lui fa notare, «per incanto», l’esperienza accumulata sul disagio mentale professionale. E però Lodolo non demorde, continuando in solitario la sua strada: consulente di dirigenti scolastici messi di fronte a casi di Dmp (Disagio mentale professionale), consulente, e medico di parte, di docenti che devono affrontare una visita medica collegiale; e altresì organizzando nelle scuole iniziative formative sulla salute nel posto di lavoro (vilodo@teletu.it). Ma, anche, raccogliendo una quantità sterminata di testimonianze di disagio, confluite nel 2010 in un volume, Pazzi per la scuola (Alpes, pp.356, € 29,00), che vorremmo di lettura obbligatoria per ogni Ds, ovvero dirigente scolastico: visto che, su un campione di 1.412 Ds sottoposti da Lodolo a un questionario sul Dmp dei docenti, solo lo 0,7% ha risposto correttamente a tutte le domande. È, il libro, un quadro impressionante di sofferenze non comprese, di situazioni disperate, di richieste d’aiuto non ascoltate.

A Milano il 30% fa uso di psicofarmaci. Ma perché gli insegnanti “impazziscono”? Perché molti arrivano al punto di non sopportare più il proprio lavoro? «Perché», spiega Lodolo, «insegnare logora il fisico e la mente: per adempiere al compito educativo occorre un enorme dispendio di energie psicofisiche. Non bastasse, l’insegnamento è l’unico rapporto quotidiano con tutta l’utenza: li hai tutti e 30 lì, gli alunni, per tre o cinque anni. In una relazione perennemente sbilanciata: tu, adulto, di fronte a bambini o adolescenti. E bisogna essere tosti per reggere. Se qualcuno mi chiedesse, oggi, come è fatto il Purgatorio, gli direi che è fatto di tante scuole con tanti insegnanti. D’altra parte, un’indagine della Cisl milanese, nel 1979, diede un risultato impressionante: di 2.000 insegnanti di Milano e provincia, il 30% faceva uso di psicofarmaci. Dato che, rispetto ad allora, i prescrittori sono decuplicati, essendosi aggiunti i medici di base ai neuropsichiatri, è facile immaginare la situazione odierna».
E il rimedio? «Mi domando se non sia giunto il momento di istituire un organismo apposito, composto da personale sanitario e scolastico, con esperienza in materia, da mettere a disposizione delle scuole. Che organizzi, tra l’altro, interventi di prevenzione, monitoraggio e ascolto: i docenti vanno edotti sul rischio professionale di usura psico-fisica, sui diritti/doveri nella salute, sui modi del ricorso alle Cmv, spesso vissute a torto come corti marziali. Van sfatati, poi, a protezione degli stessi insegnanti, i luoghi comuni negativi dell’opinione pubblica sulla professione docente. C’è, insomma, tanto da fare. Ma non vedo, nei programmi dei partiti in vista delle elezioni, alcuna attenzione alle problematiche degli insegnanti e alla loro salute. Però, se la scuola può ottenere qualcosa, è proprio adesso. I docenti e le loro famiglie sono oltre 3 milioni di voti. Non pochi, vero?».