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 2013  gennaio 18 Venerdì calendario

Se questo è l’antimerkel [ Colloquio Con Hajo Schumacher – Irruente, machista, e per i puristi della sinistra troppo ricco

Se questo è l’antimerkel [ Colloquio Con Hajo Schumacher – Irruente, machista, e per i puristi della sinistra troppo ricco. Ma anche oratore raffinato e uomo da battaglia. Ritratto di Peer Steinbrück, socialdemocratico, in corsa per la cancelleria. Parte battuto, ma con le alleanze...] Quali sono la forza e le debolezze della Merkel e del suo rivale della Spd? Lo abbiamo chiesto al politologo Hajo Schumacher, uno dei biografi della cancelliera. Dopo sette anni al potere, i tedeschi trovano la Merkel sempre più affascinante: perché? «Merkel è un mistero. All’inizio i tedeschi erano scettici nei riguardi della cancelliera dell’Est. Le prime elezioni, nel 2005, le vinse per un pelo e perché Schröder era alla frutta. Ma la Merkel, per i tedeschi, è come un conto in banca che negli anni cresce». Il fascino della cancelliera è cresciuto con la crisi dell’euro? «La figura della Merkel che stabilizza i mercati e tiene a freno la crisi ha incrementato la fiducia nella Kanzlerin. Oggi i tedeschi, ovunque guardino in Europa, avvertono quanto la Germania stia bene. E quanto sia diversa la Merkel». Diversa da chi? «La cancelliera è la perfetta controfigura non solo dei "macho" al potere in Europa, ma anche dei premier regionali in Germania. Sarà pragmatico e freddo, ma il sistema-Merkel funziona. Difficile oggi trovare in Germania chi abbia più fascino di lei e sappia far meglio». Quella di Steinbrück è una battaglia persa? «La Spd non ha più superstar del calibro di Willy Brandt o di Helmut Schmidt. Steinbrück, con i suoi 65 anni, è in età pensionabile ed è stato nella Grosse Koalition al servizio della Merkel. Intascare 25 mila euro per una conferenza non è poi da socialdemocratici». In campagna elettorale Steinbrück punta tutto sulla giustizia sociale: fa bene? «Steinbrück sinora non ha mai vinto una elezione, e non è - come Schröder - un grande stratega o un trascinatore di masse. Contro lo charme della Merkel non può competere, ma le politiche del 2013 non le decidono i due protagonisti della Cdu o della Spd». Quale sarà il fattore decisivo delle elezioni? «La meccanica delle alleanze. Il futuro della Merkel dipende dalla prestazione dei piccoli partiti. In realtà, saranno i Verdi il jolly delle politiche di settembre. E sotto questo aspetto la Spd di Steinbrück ha più opzioni della Cdu della Merkel». S e in Germania bastasse la favella sciolta per vincere le elezioni, allora il prossimo cancelliere sarebbe lui: Peer Steinbrück, 65 anni, socialdemocratico, originario di Amburgo. Sotto la cupola del Bundestag di Berlino non c’è parlamentare che parli in modo più forbito e fulminante. I giornalisti lo adorano. A differenza delle soporifere litanie della cancelliera Ang ela Merkel, i discorsi di Steinbrück sono raffiche di caustiche battute. In Germania, non per niente, lo chiamano "Peer il fustigatore". La tanto famosa Merkel?A sentir lui (che per quattro anni, durante l’epoca della Grosse Koalition, è stato il suo ministro delle Finanze) la cancelliera «altro non è che una venditrice di pop-corn». Insomma, una che vende aria fritta. E che, all’estero, passerà pure per la Queen di Berlino. «Ma qui in Germania, cara Merkel», le ha urlato in faccia Steinbrück di recente, «ogni friggitoria funziona meglio del suo governo di dilettanti». Parole acide. A cui la Merkel ha reagito col suo più enigmatico volto di sfinge. Dal 10 dicembre in Germania sono stati abbandonati i toni soft e il bon ton e la politica si fa con la lingua affilata. Quel giorno i socialdemocratici (Spd), con il 93,45 dei voti, praticamente un plebiscito, hanno nominato Steinbrück candidato alla cancelleria. Da allora, e per i prossimi nove mesi, 82 milioni di tedeschi non parleranno d’altro: riuscirà, alle politiche di settembre, l’effervescente Peer a strappare ad Angie lo scettro del potere? Certo, lui parla bene. E scrive anche meglio. Solo con "Tirate le somme", le sue memorie, l’uomo che si trova davanti alla sfida più difficile della sua vita ha incassato sui 500 mila euro. Non sfoggerà poi, come il vanesio Gerhard Schröder, ultimo cancelliere proveniente da sinistra, abiti Brioni. Ma Steinbrück, rampollo di benestante famiglia (suo padre era un affermato architetto), è sempre elegante. «Steinbrück», spiega il politologo Hajo Schumacher (vedi box qui sopra), «è uno dei rari socialdemocratici di cui gli imprenditori si fidano». Alle prossime elezioni, ripete l’astuto Steinbrück, «la spunterà chi conquista il centro della società». Anche industriali e professionisti, quindi, non solo i classici elettori della Spd. Ai manager, in ogni caso, il grande affabulatore (che si è laureato in economia dopo esser stato bocciato due volte al liceo) piace perché ha sempre difeso l’"Agenda 2010", i tagli fatti al welfare dal governo-Schröder. I tedeschi poi, popolo di risparmiatori, si sono riconosciuti in quel tono brusco con cui, quand’era ministro delle Finanze, trattò i banchieri svizzeri («Vi sguinzaglio il Settimo cavalleggeri», li minacciò, se quelli non avessero smesso d’arraffare i miliardi degli evasori tedeschi). Ironia della sorte, i banchieri di Germania vanno in estasi per «questo spumeggiante outsider della Spd», come uno di loro l’ha definito. Tanto che, tra inviti alla Deutsche Bank e Dinner Speech alle varie Sparkasse, il mercuriale Peer ha tenuto l’anno scorso novanta conferenze ai piani alti delle aziende. Fatturando come relatore (cifra che lui stesso ha divulgato) oltre 1,25 milioni di euro. Con tali entrate (e non sono le uniche: per anni è stato anche nel Board di Thyssen-Krupp) ovvio che alla sinistra più intransigente il rosso milionario non vada a genio. «È un pallone venduto e pieno di soldi», l’ha stroncato Gregor Gysi, il capo di Die Linke, cioè della formazione della sinistra estrema. «Se mi candido alla cancelleria», ha obiettato il diretto interessato, «è perché per me la politica è più importante dei soldi. E perché posso far meglio della Merkel». Non è il solo a pensarla così. Anche il padre nobile del partito socialdemocratico, il novantenne Helmut Schmidt, ha sentenziato: «Peer ha tutti i numeri per fare il cancelliere». Con l’ex cancelliere della Spd, Steinbrück condivide non solo il secco humour anseatico e il piglio militare (Steinbrück ha passato due anni in un Panzer-Battailon della Bundeswehr), ma anche la passione degli scacchi. Un gioco che gli insegnò suo nonna a sei anni, «lasciandomi vincere la prima volta quando ne avevo tredici». Un osso duro, insomma. Abituato a calcolare ogni mossa. Tanto che il libro scritto a quattro mani con Schmidt (altro bestseller che gli ha fruttato attorno ai 100 mila euro) s’intitola "Mossa dopo mossa". Ma per quanto brillante, può davvero dare scacco matto alla Merkel? Di sicuro, sarà una battaglia dura. Non impossibile. Quando quattro anni fa ci provò l’ex ministro degli Esteri della Grosse Koalition, il pallido Frank-Walter Steinmeier, fu un massacro. Alle politiche del 2009 i socialdemocratici racimolarono il 23 per cento: il peggior risultato di tutti i tempi. Non che oggi il vento sia girato a favore della vecchia Spd (che quest’anno compie 150 anni di storia), anzi. I sondaggi attestano che, se si votasse domenica prossima, i tedeschi darebbero circa il 40 per cento dei voti alla Cdu. Il 15 per cento in più di quanto racimolerebbe il maggior partito della sinistra. In un ipotetico duello testa a testa Merkel-Steinbrück la prima, grazie alla grinta con cui ha guidato la Germania e l’Europa nella crisi, conterebbe sul 58 per cento delle simpatie dei tedeschi contro un misero 25 per cento. C’è qualcosa nel carattere o nel passato dello sfidante che non convince i tedeschi? Sì, a volte è troppo impulsivo. La sua recente battuta sul fatto che «il cancelliere della Germania ha uno stipendio troppo basso» (circa 18 mila euro al mese) se la poteva risparmiare perché ha aumentato il coro di critiche di coloro che gonfiano le vele dell’antipolitica. «Steinbrück», aggiunge Frank Walter, storico della Spd, «ha fatto tutta la carriera contro il suo partito». Già quand’era premier nel Nordreno-Vestfalia, in effetti, riusciva più simpatico ai boss dell’industria che alla base dei militanti. Anche perché i socialdemocratici che non condividevano le riforme al welfare e i tagli allo Stato sociale per lui erano «i soliti piagnucolosi giacobini». È a causa di questo passato burrascoso che i suoi temi in campagna elettorale hanno spiazzato tutti. «Nella Germania della Merkel», ha annunciato Steinbrück, «ci sono troppe forze centrifughe, troppi emarginati. Abbiamo bisogno di più "Noi" e meno "Io"». Vale a dire «di una Germania più giusta ed abitabile», come ripete promettendo «un programma d’edilizia popolare». Tanti appartamenti a buon mercato in città - come Monaco, Düsseldorf o Amburgo - ad affitti impossibili. Per la gioia dei sindacati, che lo sostengono pienamente, ha poi lanciato «la lotta al lavoro nero»: se diventasse cancelliere, i datori di lavoro dovranno pagare un salario minimo di 8,50 euro l’ora. La Merkel, spiega a ogni comizio, «è la cancelleria dell’aria fritta non solo nel campo delle finanze, ma anche in quello delle energie alternative». Oltre a voler introdurre subito una Tobin-Tax sulle speculazioni finaziarie, Steinbrück ha giurato che «lo sviluppo delle energie alternative sarà una mia battaglia personale». Altra delicatassima questione: il suo rapporto con le donne. Sposato da 37 anni con Gertrud (docente di biologia e madre di tre figli) Steinbrück passa in Germania per essere un macho più burbero di Schröder. Interpellate, solo il 22 delle donne sostengono di poterlo votare. Per questo alla centrale della Spd di Berlino, il Team-Steinbrück ha lanciato l’idea di un nuovo dicastero «per le pari opportuntà nel caso Peer diventi cancelliere», rivela Michael Donnermeyer, il suo addetto-stampa. Insomma, da spocchioso outsider della Spd «Steinbrück si è trasformato», come ha rilevato il settimanale Der Spiegel, «in un appassionato socialdemocratico». Una mutazione che Steinbrück ha voluto tradurre in uno slogan che ripete a ogni uscita pubblica: «Sono orgoglioso di essere socialdemocratico». Tanto che, come François Hollande in Francia, anche lui vuole predicare nei prossimi mesi porta a porta il suo vangelo: «Mi presenterò agli elettori con le pasterelle in mano». Da parte sua l’eventuale First Lady, che vive a Bonn, ha fatto sapere che, se suo marito uscisse vincitore dalle elezioni, lei andrà a Berlino «non in aereo ma in treno, per la mia anima verde». È un’informazione rilevante: nella partita contro la Merkel, l’asso nella manica di Steinbrück si chiama Jürgen Trittin, capofrazione dei Grünen ed ex ministro dell’Ambiente del governo Schröder. Loro due, l’amburghese Steinbrück e l’ambientalista Trittin (nato a Brema), sono nordici e s’intendono alla perfezione. «Insieme», ha detto Trittin, «scriveremo la parola fine all’era Merkel». Non è del tutto irreale, dato che i Verdi alle politiche potrebbero raccogliere un buon 15 per cento dei voti. Mentre i liberali di Guido Westerwelle, alleati della cancelliera, rischiano di mancare il quorum del cinque per cento anche a settembre, dopo aver fallito l’obiettivo in diverse consultazioni nei Laender. Insomma, se si trattasse di un duello testa a testa con la cancelliera, sarebbe una missione impossibile. Ma le maggioranze, in Germania, si fondano sulle coalizioni e da lì passa il filo di speranza che un’alleanza rosso-verde raccolga più consensi di quella di centro-destra attualmente al potere. Quel che è sicuro, ha avvertito Steinbrück, è che lui non farà mai più il ministro della Merkel in una ipotetica Grosse Koalition. O Kanzler, o niente: così parlò Peer, l’amburghese di ferro che vuole conquistare Berlino.