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 2013  gennaio 18 Venerdì calendario

Le più grandi e vecchie querce di Sicilia si trovano sui monti delle Madonie. Lecci, rovere, sughere, roverelle che raggiungono i 10 metri di circonferenza e forse i mille anni di età

Le più grandi e vecchie querce di Sicilia si trovano sui monti delle Madonie. Lecci, rovere, sughere, roverelle che raggiungono i 10 metri di circonferenza e forse i mille anni di età. Ma l’esemplare di quercia più spettacolare si trova in una contrada collinare del ragusano, Contrada Muti, a Chiaramonte Gulfi. La stagione migliore per visitare queste zone è il mese di settembre, quando l’aria si gonfia del profumo inebriante dei frutti del carrubo e le mandorle sono pronte per essere raccolte, spaccate con la pietra calcarea che qui abbonda e viene sputata dalla terra, la «pimpa», e assaporate con l’intera impalcatura dei sensi. I botanici dell’università di Palermo, Rosario Schicchi e Francesco Raimondo, hanno classificato la quercia di Contrada Muti come un Quercus amplifolia, specie che rientra, al pari di Quercus virgiliana, Quercus cuneata o Quercus sicula, nelle diverse nomenclature della Quercus pubescens, la roverella. Una strada asfaltata attraversa la contrada, l’albero si trova all’ingresso di una stradina sterrata che parte dalla principale e porta ad una proprietà privata. L’accesso è libero. Conviene raggiungere la contrada e chiedere indicazioni agli abitanti. La grossa quercia ha un’età stimata fra i tre e i quattro secoli, presenta una corteccia spessa e costolata, color marrone, il tronco alla base supera i cinque metri di circonferenza e s’innalza per esplodere a due metri e mezzo di altezza in cinque branche primarie che sembrano essere state attraversate da una forza soprannaturale, una scossa, un vento che ne hanno rimodellato la forma. A un metro e trenta la quercia misura 450 cm di circonferenza, come altre grandi querce d’Italia. Non è altissima: tocca i 18 metri. La chioma da lontano è verde scuro e tende ad assumere una forma globulare. Quando la visitai, due anni orsono, ero in compagnia di due amici e insieme non siamo riusciti ad abbracciarla completamente. Una leggenda del posto parla di un contadino che si addormentò alla base dell’albero; una voce gli parlò promettendogli di fargli trovare un forziere ricco di tesori dopo tre giorni, a patto che non avesse riferito il segreto a nessuno. Tornato a casa si confidò con la moglie che lo trascinò indietro a scavare intorno alle radici. Quando il nuovo giorno albeggiò i due persero la voce per sempre. Una leggenda che ha il dono di attribuire un valore sociale e simbolico all’albero. Visitando l’Italia spesso mi sono state riportate leggende e favole che pongono al centro il rapporto dell’uomo con questi capolavori misteriosi della Natura.